“E basta con ‘sto fascismo. Cari compagni, ci avete rotto…” (Piemme, 2023) è l’ultimo libro del giornalista Daniele Capezzone, attuale direttore editoriale del quotidiano Libero.
Nel pamphlet l’autore analizza con vari esempi alcuni evergreen del dibattito politico italiano (e non solo): il sempiterno pericolo di ritorno al fascismo sbandierato ad ogni campagna elettorale (e ogni volta smentito dai risultati delle urne), la deriva autoritaria di una cultura woke che tende sempre più a reprimere la libertà di opinione, il doppio standard di certa sinistra che pur ergendosi a difesa della libertà scorda spesso di indignarsi quando rappresentati d’opposto schieramento vengono censurati (vedi il caso Sapienza che vide protagonista lo stesso Capezzone al quale fu impedito di parlare da un gruppo di studenti ben poco democratici).
Certo l’autore non fa sconti neppure a destra, rimproverando quell’antico complesso di inferiorità che porta taluni intellettuali conservatori ad una lagna perenne sull’egemonia altrui, e all’esaltazione di quel presunto passato mitico che, spesso, coincide con malcelati rancori verso l’Anglosfera.
Dio benedica quindi l’iniziativa dell’Ohio State University valorizzata dal The Wall Street Journal che la definì una free speech school dopo la decisione di istituire un centro studi e una community dedicati a un’etica di ricerca civile e libera, che rispetti la libertà intellettuale di ogni membro.
L’intento del libro è quello di far sì che, attorno a questi argomenti, si apra un dibattito pubblico, la genuinità dell’invettiva sta tutta qui: occorre approfondire, scontrarsi, anche azzuffarsi quando occorre, garantendo sempre agli altri la possibilità di esprimersi, senza censure imposte o autocensure indotte.
Da carpigiano queste pagine mi hanno riportato alla mente il mitico Renato Crotti, il più importante industriale tessile italiano, che negli anni ’60 divenne noto a livello internazionale per aver organizzato delle tavole rotonde su ruote che consentirono a centinaia di persone, tra cui molti comunisti e affini, di visitare i paesi dell’Est Europeo per rendersi conto delle reali condizioni – oltre alla propaganda – che vivevano gli abitanti dei Paesi nei quali veniva applicato il cosiddetto socialismo reale.
Inutile dire che questo piglio non generò particolari simpatie verso Crotti da parte di quel potere politico che governava la “rossissima” Emilia e che, certamente, non favorì le sue aziende. Tuttavia, anche passati i 90 anni, dopo tante battaglie, nell’ufficio del vecchio industriale balzava subito all’occhio un quadro con una frase inequivocabile: non temere l’opposizione. Ricordati che l’aquilone si alza non con il vento, ma contro il vento.
Un invito che tutti noi, oggi in particolare, dovremmo fare nostro.
“E basta con ‘sto fascismo. Cari compagni, ci avete rotto…”: l’intervista a Daniele Capezzone
Il libro