Joseph Ratzinger è stato un gigante del nostro tempo e il suo pensiero resterà un punto di riferimento
Ieri mattina in Piazza San Pietro si è svolta la Messa Esequiale per Papa Benedetto XVI, sin dalle prime ore dell’alba migliaia di fedeli si sono messi in fila per partecipare alla cerimonia, nelle giornate precedenti molti altri hanno formato una lunga coda che, partendo dal colonnato, giungeva sino al centro della Basilica dove si trovava il corpo del Papa Emerito, posizionato davanti al Baldacchino del Bernini.
Circa 50mila persone hanno preso parte alla cerimonia presieduta da Papa Francesco: la bara è uscita dalla Basilica intorno alle 8:50 mentre la piazza si trovava circondata da una nebbia così fitta da impedire la vista della Cupola. Al di là del numero di fedeli presenti va sottolineata la presenza di moltissimi giovani, tra cui tantissimi preti e seminaristi, come se il lavoro di Benedetto XVI in quella “vigna del Signore“, citata dopo l’elezione del 2005, avesse mostrato, nella vicinanza di tanti ragazzi e tante ragazze, la propria fecondità, la propria capacità di avvicinare molti di loro alla fede e alla Chiesa.
Altro fatto tangibile nella piazza il profondo affetto dei cittadini polacchi presenti alle esequie, in questi due giorni molti di loro hanno espresso una sincera commozione per la morta del Papa Emerito, ricordando sempre il suo rapporto con san Giovanni Paolo II. Una giornalista di Cracovia, Anna, mi spiega che “se avessero aperto i voli i polacchi sarebbero stati anche di più“, lei è riuscita per caso a trovare un biglietto per la madre, comprato ad un costo proibitivo; di Benedetto ricorda alcuni incontri in occasioni ufficiali: “quando lo salutavamo in polacco ci rispondeva, conosceva la nostra cultura, la sua morte ci ha reso molto tristi“.
Un collaboratore della verità
Nel numero dell’Osservatore Romano di mercoledì è riportata l’intervista nella quale monsignor Georg Gänswein ha ricordato le ultime ore di vita del Papa Emerito: “è morto nell’ottava di Natale, il suo tempo liturgico preferito“. Benedetto, spiega l’arcivescovo, fu eletto nel giorno della scomparsa di un altro Papa tedesco, Leone IX, e morto nello stesso giorno di un pontefice romano del IV secolo, san Silvestro. Gänswein sottolinea l’importanza del testamento spirituale diffuso nei giorni scorsi; descrive la fermezza del Papa nella decisione di dimettersi (criticando le speculazioni volte a cercare ragioni diverse da quelle fornite dallo stesso Ratzinger); indica la cifra del suo impegno nel motto scelto quando divenne arcivescovo di Monaco “Cooperatores veritatis” (collaboratori della verità) e in un passaggio ricorda la capacità del Papa Emerito di accettare il dissenso espresso da chi non la pensava come lui.
Guardando alla figura di Papa Benedetto XVI ci troviamo davanti a un uomo mite ma, al tempo stesso, capace di decisioni gravi e per certi versi rivoluzionarie. Così moderno d’aver rimarcato l’importanza della ragione e promosso il rapporto tra fede e scienza, in direzione del tutto opposta alla figura retrograda narrata da alcuni. Ci fu chi lo criticò per i paramenti utilizzati durante il pontificato, eppure scelse di rinunciare al potere più grande che si potesse avere all’interno della Chiesa, segno che la vanità non era certamente un peccato da attribuirgli. Quanto fu eletto, Il Manifesto titolò “Il pastore tedesco“, dando l’idea di un carattere dispotico, tutto il contrario dell’uomo dolce e garbato descritto da chi lo aveva conosciuto da vicino.
Probabilmente tra un secolo i testi di Ratzinger si leggeranno ancora e, col passare degli anni, il peso del suo pensiero prevarrà sui pregiudizi del tempo presente. A conferma di quanto detto da Gänswein, finché fu cardinale non si sottrasse a momenti di confronto pubblico, anche con persone fortemente critiche verso la Chiesa (vedi il dibattito con Paolo Flores d’Arcais del 2000). Che si creda o no Benedetto XVI è stato un gigante, si possono contestare le sue posizioni, certo, ma non metterne in dubbio il grande spessore intellettuale e, come scritto del Vescovo Francesco Cavina , lo “straordinario ed inarrivabile pensiero teologico“.
Il magistero di Benedetto XVI
La parte finale del Rogito per il Pio Transito del Papa Emerito recita quanto segue: “Il magistero dottrinale di Benedetto XVI si riassume nelle tre Encicliche Deus caritas est (25 dicembre 2005), Spe salvi (30 novembre 2007) e Caritas in veritate (29 giugno 2009). Consegnò alla Chiesa quattro Esortazioni apostoliche, numerose Costituzioni apostoliche, Lettere apostoliche, oltre alle Catechesi proposte nelle Udienze generali e alle allocuzioni, comprese quelle pronunciate durante i ventiquattro viaggi apostolici compiuti nel mondo.
Di fronte al relativismo e all’ateismo pratico sempre più dilaganti, nel 2010, con il motu proprio Ubicumque et semper, istituì il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, a cui nel gennaio del 2013 trasferì le competenze in materia di catechesi.
Lottò con fermezza contro i crimini commessi da rappresentanti del clero contro minori o persone vulnerabili, richiamando continuamente la Chiesa alla conversione, alla preghiera, alla penitenza e alla purificazione.
Come teologo di riconosciuta autorevolezza, ha lasciato un ricco patrimonio di studi e ricerche sulle verità fondamentali della fede“.