Il Decreto Sostegni: qualche considerazione in merito alle misure approvate

Scritto da il 28 Marzo 2021

© Foto Francesco Fotia / AGF

Venerdì 19 marzo, il Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto “Decreto Sostegni(Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da COVID-19”)

Tra i punti principali del decreto, tra l’altro tra i più attesi e discussi, vi sono:

  • i contributi a fondo perduto;
  • l’annullamento dei carichi pendenti (leggasi cartelle “Equitalia”);
  • la proroga dei termini di pagamento delle “rateazioni” e soprattutto “rottamazioni e saldi e stralci” delle cartelle esattoriali.

Dei “contributi a fondo perduto” si è letto su molteplici testate – specializzate e non, mentre della situazione “Equitalia” poco è stato scritto, salvo sentire aleggiare con insistenza la parola “condono”.

In realtà, la norma prevede che siano automaticamente annullati i debiti di importo residuo fino a 5.000 euro, risultanti da singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 2000 al 2010 (anche se ricompresi nelle varie forme di rottamazione) delle persone fisiche che abbiano conseguito, nel 2019, un reddito imponibile fino a 30.000 euro. La stessa misura è estesa anche ai soggetti diversi dalle persone fisiche, che abbiano conseguito, nel periodo d’imposta in corso al 31.12.2019, un reddito imponibile fino a 30.000 euro.

La norma inserita nel DL 41/2021 sta suscitando la delusione di chi avrebbe voluto una cancellazione più ampia dei debiti – sia negli importi che nei tempi e nei soggetti beneficiari – e l’indignazione di chi sostiene che in Italia “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ed il resto vien sempre condonato…”.

In effetti però pare che la norma abbia più la valenza del condono che lo Stato fa a sé stesso, piuttosto che quella della sanatoria di cui possono fruire schiere di “furbi evasori”.

Da stampa specializzata è possibile evincere come dei 987 miliardi di euro di cartelle pendenti, quelle che risalgono al 2010 o precedenti ammontino a 346,1 miliardi di euro di cui:

– 40,9 miliardi di euro a carico di soggetti falliti;

– 72,9 miliardi di euro a carico di soggetti deceduti e ditte cessate;

– 43,7 miliardi di euro a carico di soggetti risultati nullatenenti dopo i controlli sull’anagrafe tributaria;

– 163,1 miliardi di euro a carico di soggetti già sottoposti ad azioni cautelari ed esecutive di pignoramento infruttuose;

I numeri sopracitati sono stati resi noti nell’audizione del Direttore dell’Agenzia delle Entrate e della Riscossione, dello scorso 20 settembre 2020, avanti la Commissione Finanze della Camera.

Con questa norma, più che materializzarsi un condono, lo Stato ha preso atto di una evidente situazione conclamata di inesigibilità dei crediti sui quali non avrebbe alcun senso investire tempo, danaro e risorse per il recupero.

Tali risorse sarebbero indubbiamente sprecate e tali crediti devono (leggasi “avrebbero dovuto”) già essere totalmente svalutati in un bilancio reale ed attendibile.

Ecco perché il condono appare come se lo Stato lo facesse sostanzialmente a se stesso, evitando di proseguire 20 milioni di procedure da cui si attende niente o quasi niente e che occupano tempo e risorse.

L’enfasi mediatica di grazia e sostegno ai cittadini – da taluni sbandierata – piuttosto che l’indignazione da altra parte manifestata, paiono, ad umile parere dello scrivente, entrambe fuori luogo.

Passando agli altri provvedimenti relativi all’agente della riscossione (leggasi ex “Equitalia”), viene esteso al 30 aprile 2021 il periodo di sospensione del versamento di tutte le entrate tributarie e non tributarie derivanti da cartelle di pagamento, avvisi di addebito e avvisi di accertamento affidati all’Agente della riscossione (termine prima fissato al 28 febbraio c.a.).

I versamenti oggetto di sospensione dovranno essere effettuati in unica soluzione entro il mese successivo al termine del periodo di sospensione, quindi al 31.05.2021.

È evidente quindi, anche agli occhi di un profano, che la maggior parte dei contribuenti non sarà in grado di versare in una unica soluzione in quanto, in questo periodo storico, le rate pregresse (molte se il contribuente aveva sospeso i pagamenti dando corso alle previsioni normative) verrebbero sommate alle rate correnti derivanti dalle cartelle che già prima del Covid non erano state in grado di essere saldate.

Una moratoria con sospensione dei pagamenti e recupero finale, in coda al piano di ammortamento delle rate sospese (modello finanziamento bancario), forse avrebbe permesso di evitare la decadenza di molteplici piani di rateizzo.

Per le rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio, è stato previsto che quelle in scadenza nel 2020 (sospese causa ovid) possano essere versate entro il 31.07.2021; mentre le rate in scadenza il 28.02, il 31.03, il 31.05 e il 31.07.2021 potranno essere versate entro il 30.11.2021. Sono riconosciuti i c.d. “5 giorni di tolleranza”.

Anche in questo caso appare evidente come la maggior parte dei contribuenti non sarà in grado di versare in unica soluzione 4 rate a luglio (recuperando di fatto tutto il 2020) e 4 rate a novembre recuperando il 2021.

Una moratoria con sospensione pagamenti e recupero finale delle rate sospese avrebbe forse permesso di evitare, anche in questo caso, la decadenza di molteplici contribuenti che si vedranno costretti a saldare (se ne saranno in grado) il debito originario e non quello decurtato (da rottamazione e/o saldo e stralcio) forse a rate, forse in unica soluzione (?!).

Ci si augura di sbagliare, ma appare evidente che la necessità impellente di cassa abbia travalicato la comune ragionevolezza.

Salvo nuove future “sanatorie”… “riparatorie”…, la pletora degli contribuenti (commercianti, artigiani, professionisti, etc…), in arretrato già prima della pandemia, con ogni probabilità sarà costretta a gettare la spugna, soprattutto se negativamente incisa dalle restrizioni derivanti da lockdown e zona rossa a singhiozzo da più di un anno a questa parte.

Così facendo le entrate tributarie legate a tali contribuenti subiranno nel medio periodo una riduzione globale perché gli stessi non saranno in grado di corrispondere il pregresso, né in unica soluzione, né a rate e probabilmente nemmeno continueranno l’attività esercitata.

Purtroppo, (parere strettamente personale) sembra più importante raccogliere un euro subito che 10 euro nei prossimi 3/5 anni.

Con questa visione, però, mal si amministra il futuro.

 


Giordano Borghi è iscritto all’Albo dell’Ordine Dottori Commercialisti della Circoscrizione del Tribunale di Modena n. 37/2002. Specializzato in consulenza fiscale, tributaria, societaria si occupa inoltre di consulenza aziendale e controllo di gestione. Relatore in numerosi ciclici e corsi di aggiornamento professionale, meeting in temi di accertamento e contenzioso. Maggiori informazioni sul sito www.mcstudioborghi.it.

 

 

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