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Vangelo della domenica, la riflessione del Vescovo Francesco Cavina: “Pentecoste, festa centrale del culto cattolico”

Scritto da il 31 Maggio 2020

Il commento al Vangelo di domenica 31 maggio 2020 di monsignor Francesco Cavina*:

“La Chiesa celebra oggi la Pentecoste, che San Giovanni Crisostomo con un’espressione efficace definisce “la festa centrale del culto cattolico”, al cuore della quale c’è il dono per eccellenza, dello Spirito Santo, promesso da Gesù ed effuso ai primordi della Chiesa nascente.

Il teologo protestante Karl Barth a proposito dello Spirito Santo afferma che “è impossibile parlarne, ma impossibile anche tacerne”. Difficilissimo parlarne perché lo Spirito è inaccessibile all’esperienza dei nostri sensi, infatti è puro Spirito. Di Lui, invero, sappiamo solamente ciò che ci dice la Scrittura. Impossibile tacerne perché senza di Lui: “Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione…l’agire cristiano una morale da schiavi”.

Yve Congar, uno dei massimi studiosi dello Spirito Santo, citando sant’Ireneo afferma che lo Spirito Santo si può paragonarlo “ad un regista di teatro. Guida il dramma della salvezza sulla scena della storia…Con la pentecoste, Gerusalemme è esplosa nel mondo intero”. Lo Spirito, dunque, non solo riempie il cuore del battezzato ed è l’anima della Chiesa, ma si diffonde e tende a permeare di sé tutta l’umanità: “Spiritus Domini replet orbem terrae”. Del dono dello Spirito Santo ne partecipa tutto l’universo. Per vie impensate lo Spirito Santo percorre la storia del mondo e per usare un’espressione del libro dei Proverbi, Egli “si diletta sul globo terrestre” (8.31). Tutta la realtà è immersa nell’oceano d’amore dello Spirito, che cerca di penetrare dappertutto e s’insinua ovunque. Quanto agli uomini, essi se ne lasciano impregnare in modo diseguale. Tuttavia, anche se lo Spirito incontra resistenze, alla fine sarà Lui il vincitore e riporterà tutta la creazione al Padre.

Dicevo che lo Spirito riempie il mondo. Il mondo di cui parliamo non è un mondo fantastico, ma è il nostro mondo, con le sue tragedie, i suoi drammi, le sue speranze… E’ il mondo vittima della grande tentazione di bastare a se stesso, vittima dell’orgoglio collettivo che pretende di emarginare Dio, credendo di sentirsi più libero. E’ il mondo nel quale è presente il desiderio di giustizia, di vero progresso, di pace, che ha consapevolezza dei propri vuoti e delle proprie insufficienze, che vive l’esperienza della propria fragilità e della sofferenza. Ebbene, lo Spirito Santo è un vento che soffia e ha la missione di “agitare” sia la Chiesa che il mondo perché si aprano a Dio che vuole tutti gli uomini salvi (cfr. 1Tm 2,4). Infatti, l’opera redentrice di Cristo è per tutta l’umanità e lo Spirito Santo ha il compito “di rinnovare la faccia della terra” (Ps 103, 30). E poiché la grazia redentrice raggiunge, normalmente, ogni uomo e donna grazie alla Chiesa a lei è stata affidata la missione dell’annuncio del vangelo mediante la predicazione, la testimonianza, l’attività missionaria, la fedeltà al Signore Gesù e al patrimonio spirituale della comunità cristiana.

Grandi storici, anche laici, riconoscono che nei dibattiti squisitamente dottrinali su Cristo, sulla Trinità, sulla missione dello Spirito Santo che hanno interessato la Chiesa a partire dai primi secoli sono stati posti i pilastri su cui poggia l’Europa, che oggi, a causa delle pesanti interferenze laiciste, vengono negati. Ad esempio, la proclamazione del dogma di Cristo vero Dio e vero Uomo è alla base della dignità dell’uomo e dei “diritti dell’uomo”. Ha affermato il papa emerito Benedetto XVI che la Chiesa e i cristiani non sono chiamati a convertire, ma a facilitare l’opera dello Spirito. E’ lo Spirito che converte quando vuole. Noi, la Chiesa siamo suoi strumenti. Possiamo aiutarlo o ostacolarlo. Non c’è neutralità in questo campo. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscerlo: la comunità cristiana, spesso, è quella che è più coriacea ad essere permeata dallo Spirito, a rinnovarsi nella fedeltà a Cristo, a vivere la vita nuova di figli di Dio. La Chiesa dimostra la sua vitalità quando ha piena coscienza che la sua ragion d’essere è quella di annunciare il Vangelo, e fare discepole tutte le genti, secondo il mandato di Cristo. Solo se la Chiesa si lascia investire e trasformare dallo Spirito Santo può vivere all’unisono con il cuore di Cristo e abbracciare nell’amore e nella preghiera l’umanità e soddisfare pienamente quell’anelito di vita vera che sale dal cuore dell’uomo. Diversamente diviene una istituzione che promuove si l’uomo e i suoi bisogni materiali, ma rischia ostacolare lo Spirito. Le organizzazioni umanitarie in questo campo sanno fare più rapidamente e meglio di lei!”

*Vescovo Emerito di Carpi