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Vangelo della domenica, il commento del Vescovo Francesco Cavina: “Cristo offre ciò che nessun uomo può promettere”

Scritto da il 3 Maggio 2020

Il commento al Vangelo di domenica 3 maggio 2020 di monsignor Francesco Cavina*:

“Gesù nel brano di Vangelo di oggi si presenta con queste parole: “Io sono il buon Pastore”. “IO SONO” è il nome con il quale Dio si è rivelato a Mosè nel roveto ardente e che Gesù applica a sè in numerose occasioni. Facendo proprio il nome di Dio, Gesù rivela sua uguaglianza con Lui e la sua origine divina. Presentandosi, poi, come il Buon Pastore, manifesta il suo “programma pastorale”, stilato nel seno della Santissima Trinità. Egli, infatti, afferma:” Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre che rimane in me, compie le sue opere (Gv14,10ss). Dio, come afferma Origene, “soffre una passione d’amore” per l’umanità precipitata nel peccato e nella morte e che vive disperata e sofferente. E poiché desidera risanarla e renderla partecipe della sua vita divina, affida questo meraviglioso progetto di salvezza al proprio Figlio che, presentatosi nella nostra carne mortale, si propone a noi con dolcezza, persuasione e amore (Mt 11, 28-30). Questo programma di bene in favore dell’umanità viene realizzato nonostante la mediocrità, la debolezza, la miseria e le resistenze dell’uomo, che fatica a comprendere l’amore puro, come quello di Dio che non chiede nulla in cambio.

All’uomo che accetta la sua Parola e lo accoglie, Gesù offre la vita eterna, la quale riassume tutti i beni della salvezza. Io sono venuto (in quanto mandato dal Padre) perché (le sue pecore) abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. La vita è il dono più grande che Dio ci ha dato. Ma la vita è destinata a finire. La morte, dunque, regnerà per sempre? L’uomo è destinata al nulla? Questi interrogativi trovano risposta nell’Incarnazione, nella vita, nella morte e resurrezione di Cristo. Con la sua resurrezione, Gesù è divenuto il Signore della vita. Lui è il Vivente e in quanto tale offre a coloro che lo seguono e confidano in Lui, la vita in misura sovrabbondante, che eccede la nostra immaginazione. Una vita “al suo livello più alto” è una vita salvata.

La vita in abbondanza che il Signore promette ci viene partecipata fin d’ora per mezzo dei sacramenti: il Battesimo che fa della nostra esistenza un cammino verso l’eternità; la Penitenza che rinnova continuamente la vita divina grazie al perdono dei peccati; l’Eucarestia che rende “possibile…incontrare la vita vera” (sant’Agostino). Così come la vita terrena è dono prezioso del Padre che nessuno deve violare, la vita eterna è un dono nuziale che Cristo risorto fa alla sua sposa che è la Chiesa. Cristo, offre ciò che nessun uomo può promettere. Se questo è quanto Gesù dona, allora seguirlo deve divenire la nostra prima e fondamentale preoccupazione, l’assoluto e irrinunciabile impegno. Pensare di accogliere il suo invito a donargli totalmente la nostra vita nella consacrazione sacerdotale o religiosa non è, allora, né illogico, né una perdita, ma trovare quella pienezza di amore, alla quale tutti aspiriamo e che purtroppo, tante volte sostituiamo con surrogati che non sono in grado di offrire una visione alta della vita e, conseguentemente lasciano l’amaro in bocca.”

*Vescovo Emerito di Carpi