“L’architetto. Breve storia di una parola dall’antichità al Rinascimento”: intervista all’autore Stefano L’Occaso

Scritto da il 30 Novembre 2021

L’architetto. Breve storia di una parola dall’antichità al Rinascimento” è l’ultimo libro di Stefano L’Occaso, direttore del Palazzo Ducale di Mantova, già autore di diverse monografie.

Una lettura “di non più di mezz’ora, quasi un dialogo” scrive nella presentazione Oligo, casa editrice mantovana capace di offrire un catalogo ricco di sorprese davvero interessanti dal punto di vista culturale; una lettura che, nella sua brevità, risulta comunque densa di informazioni poco note al pubblico non specializzato.

Leggendolo questo libro, che vi consigliamo, si rafforza in noi la convinzione che se dedicassimo maggior tempo a scoprire e approfondire il significato delle parole potremmo guardare il mondo con occhi diversi e, forse, comprenderemmo meglio la realtà che ci circonda.

 

L’intervista

 

“L’architetto. Breve storia di una parola dall’antichità al Rinascimento” di Stefano L’Occaso (Oligo Editore)

 

Perché ha voluto raccontare la storia del termine “architetto”?

 

L’idea era nata in relazione a una lezione tenuta all’avvio dell’anno accademico del Politecnico. Nel raccontare l’evoluzione della parola, non volevo limitarmi a quello, perché il problema riguarda gli aspetti formativi e sociali di una professione che, come non molte altre, unisce il sociale all’estetica. E credo che sottolineare la missione sociale di un lavoro sia oggi importante per chi si avvia agli studi.

 

Solo nel ‘600 troviamo la definizione di “architettrice” riferito a una donna in carne e ossa, Plautilla Bricci: quando è cambiato il ruolo e la presenza delle donne nell’ambito dell’architettura?

 

È cambiato molto, ma da osservatore esterno, non sono un architetto, non posso non ricordare polemiche abbastanza recenti sull’attribuzione di determinati riconoscimenti, per esempio il premio Pritzker; in alcuni ambiti poi, come nei cantieri, la presenza femminile è talvolta ancora guardata con sospetto o con sufficienza…

 

Fare l’architetto poteva essere un mestiere, in un certo senso, rischioso. Nel libro cita Lanfredus decapitato dopo aver costruito la torre del castello di Ivry e Domenico da Firenze morto a Reggio Emilia raggiunto da un colpo di artiglieria. In generale qual è stata dal suo punto di vista l’epoca migliore e quella peggiore per esercitare la professione di architetto (anche se definita in modi differenti a seconda del periodo)?

 

Un tempo il mestiere del costruire non era accompagnato da adeguata attenzione alla sicurezza in cantiere; gli incidenti, a parte i casi citati, che in realtà portano in altre direzioni, dovettero essere molteplici, frequenti. Da quel che so, un’attenzione al lavorare in sicurezza nasce nel Settecento: penso a Nicola Zabaglia e alle sue eccezionali invenzioni, fatte anche per consentire agli operai di lavorare con maggior serenità. Forse è nel Rinascimento che la professione di architetto prende il volo.

 

Chi è stato nella storia l’architetto che più ha ammirato e per quale ragione?

 

Da romano, ho una grande ammirazione per Gian Lorenzo Bernini e per come sia stato capace di modellare una città difficile come l’Urbe.

 

Stefano L’Occaso

 

 

Stefano L’Occaso è nato a Roma nel 1975. Storico dell’arte, dopo essere stato direttore del Polo Museale della Lombardia, da novembre 2020 è direttore del Palazzo Ducale di Mantova.

Tra le numerose pubblicazioni, ricordiamo il catalogo dei dipinti di Palazzo Ducale e le recenti monografie (Il Rio, 2019) Giulio Romano «universale» e Pittura a Mantova nel Quattrocento” (Oligo Editore).

 

 


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