nella foto : Milos Teodosic asso serbo ex della Virtus Segafredo e da ieri in forza alla Stella Rossa Belgrado, qui circondato dai tifosi dopo la conquista dell’Eurocup e l’accesso all’Eurolega
Milos Teodosic alla Stella Rossa
In un divertente film del 2004 Carlo Verdone fa una caricatura di ciò che succede, in amore, a causa della mutevole natura umana. In amore, nella vita e quindi anche nello sport, che spesso della vita è una metafora, nulla è per sempre. Questo fa parte della realtà e bisogna accettarlo. Era giusto 4 anni fa che Milos veniva accolto al Marconi da alcune centinaia di tifosi come l’uomo della Provvidenza. Lo è stato davvero il 44 che ha contribuito in modo determinante ad una serie di successi che la Virtus non coglieva da anni. Arrivò che sulla panchina sedeva uno dei suoi mentori, Sasha Djordievic, che, confessò Baraldi, lo convinse con una corte assidua e determinata in cui mancarono solo le rose, ma non era il caso, per farlo capitolare. Milos a 32 anni appena uscito dall’Nba aveva tante offerte e la Virtus aveva da proporre solo il solo blasone oltre ad una proprietà ambiziosa, ma Djordievic seppe far prevalere l’identità Serba e il ricordo di un mito come Sasha Danilovic che qui qualcosa aveva combinato di buono. Inutile ricordare ciò che la Virtus di Teodosic ha vinto meglio sottolineare che il mago è uno dei pochi fuoriclasse prima di tutto al servizio degli altri. Sasha gli affiancò il suo più fedele scudiero Stefan Markovic, tanto in sintonia sul parquet quanto all’opposto fuori dal campo, eppure inseparabili. Milos fu guarito all’Isokinetc da una fascite plantare che lo affliggeva e nella cui cura a Los Angeles e Mosca prima tutti avevano fallito. Quando dopo 2 mesi, al Paladozza contro Venezia, Djordievic lo mise in campo, fece una prestazione straordinaria al termine della quale, nell’unica intervista con la maglia Virtus a caldo, disse candidamente : non aspettatevi che giochi sempre così. Invece furono parecchie le occasioni in cui stupì tutti Virtussini e avversari. Qui tutti gli debbono riconoscenza per aver permesso loro di segnare tanto ed essere protagonisti. Inoltre accanto a lui Alessandro Pajola è diventato un giocatore d’Eurolega e adesso ne riceve l’eredità. Intendiamoci Milos Teodosic è un giocatore unico ed irripetibile di cui uno come Kevin Durant ha detto “il più grande passatore che abbia mai visto”. Chi frequenta il basket da una vita penso possa concordare che nessuno come Milos ha interpretato il ruolo più importante riuscire a far arrivare la palla nelle mani giuste nel momento giusto. Purtroppo il basket ha scelto, ormai da parecchi anni, la linea del catch e del pugilato, della prestanza fisica, di chi salta e schiaccia, di chi tira al bersaglio e più da lontano tiri più bravo sei. Il basket è diventato uno sport in cui, se non sei coinvolto direttamente dal tifo, entusiasmarsi è sempre più raro. Quando i vari Teodosic, Rodriguez, Calathes avranno appeso le scarpette al chiodo, a vederlo in tv ci si potrebbe pure addormentare. Siccome però le imprese sul campo le hanno viste tutti mentre il Teodosic uomo è stato per tutti un’enigma, un episodio può spiegare il personaggio nella vita. Nota pasticceria del centro molto frequentata dai giocatori della Vnera, Milos con moglie ad un tavolino interno sta facendo la colazione, al di fuori un barbone occhieggia l’interno del locale, Milos lo vede esce lo prende sottobraccio lo porta al suo tavolino e gli ordina una super colazione, per non metterlo in imbarazzo va alla cassa paga, saluta e se ne va con la moglie. Non solo il barbone ma da oggi a Bologna molti saranno più tristi, ciao Milos ci mancherai.
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