FSL – Imprese, intervista a Tamara Gualandi di Donne da Sogno: “Il lavoro dà dignità alle persone, sostenere concretamente le piccole imprese”

Scritto da il 20 Dicembre 2020


di Redazione

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(Foto Giulia Mantovani)

Come ha impattato questa emergenza sanitaria sul settore moda?

Il settore della moda è uno dei più colpiti. Naturalmente, tutti i settori stanno soffrendo, ma nel nostro caso il lockdown, con la chiusura dei negozi di abbigliamento, ha fatto sì che il mercato crollasse. Pensi che solo con la nostra azienda poco prima della chiusura del Paese dovevamo spedire oltre 5mila capi, abbiamo dovuto fare consegne a prezzi più che scontati, stessa storia per la stagione Autunno-Inverno. A fine ottobre abbiamo registrato un calo complessivo del 25% di fatturato. Il problema è mondiale certamente e va anche detto che la moda è sempre stata in crisi almeno nel mercato interno, proprio per questo molte aziende cercavano di incrementare la propria presenza all’estero, che però ora si è bloccata.  Ricordiamo che Carpi dei venti distretti in Italia era al nono posto con un export di circa 500 milioni di euro nel 2019, oggi il distretto segna un meno 26%.

Lei è all’interno di Moda Makers, cosa è cambiato con la pandemia?

Abbiamo messo in atto un “piano B” attivando Moda Makers in modalità digitale, un modo per far visionare virtualmente ai clienti le collezioni delle imprese aderenti. Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre abbiamo capito che questa soluzione avrebbe dovuto essere impiegata nuovamente, così alla mezzanotte e un minuto del 18 novembre è stata inaugurata Moda Makers Digital Autunno/Inverno 21-22, un’iniziativa importante che nonostante ciò che sta accadendo ci ha permesso di rivolgerci al mercato interno e ai mercati esteri.

Il settore moda è stato adeguatamente sostenuto dal Governo in questa fase?

Le imprese del nostro settore non sono state aiutate sufficientemente. Penso al nostro caso, avevamo diritto al fondo perduto ma non è arrivato nulla, abbiamo aderito a diversi bandi senza ricevere nessuna risposta e anche la Cassa Integrazione non è arrivata completamente, abbiamo ricevuto maggio e giugno, ma da lì in poi niente. Nel nostro settore tante famiglie stanno soffrendo, anche fare la spesa per alcuni sta diventando difficile. Ci sono stati tanti annunci ma nei fatti si è visto poco. Pensi che con la nostra azienda abbiamo anche dovuto pagare le tasse nonostante il calo di fatturato. Sento in questi gironi di tante aziende che stanno decidendo di chiudere, non per malagestione ma perché le difficoltà per alcuni sono davvero insormontabili e questo è preoccupante.

Cosa si dovrebbe fare?

Bisognerebbe dare maggiore aiuto alle piccole imprese, burocrazia e lungaggini non possono essere un ostacolo in questo momento. Oggi per il settore moda molti imprenditori ci chiedono di prorogare le moratorie fino al 2022: ricordiamo che sono a rischio ben quattro stagioni. Poi sarebbe utile mantenere gli ammortizzatori sociali per tutto il 2021 ma con pagamenti più rapidi. Infine, servirebbe pensare a una rottamazione sulla moda incentivando le persone, con misure concrete, all’acquisto (sconti sull’Iva o simili). Dicono che non saremo lasciati soli ma qui le imprese chiuderanno. Ricordo che a Carpi nel conto terzi, parte di una filiera di cui abbiamo tutti bisogno per lavorare, sono oltre cinquecento aziende e tutte sono allo stremo.

Il ruolo di Carpi Fashion System in questa fase può essere strategico?

Certamente, il Carpi Fashion System, in questo momento, è fondamentale per le imprese del distretto.  Questo sistema fortunatamente non si è mai fermato neanche nei momenti più duri: ricordiamo ad esempio il bando per la riconversione delle aziende per la produzione di mascherine. Sono stati fatti seminari per l’utilizzo delle nuove tecnologie e sulle nuove tendenze della moda. Devo dire che questo è un sistema invidiato da tutta l’Italia che andrebbe implementato e rafforzato. Ricordo che questo progetto è nato grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, il Comune di Carpi e le associazioni di categoria che ne fanno parte. Anche in questo senso la buona formazione è importante per far sì che le aziende siano competitive.

Cosa rappresenta per lei il lavoro?

L’Italia è “fondata sul lavoro” come è scritto nella Costituzione e come viene riportato sulla vostra rivista: il lavoro dà dignità alle persone. Nell’abbigliamento ricordo che la maggioranza di manodopera è femminile. Io ho iniziato a lavorare a quindici anni, faccio questo mestiere da tanto tempo e amo il mio lavoro, creare, dare benessere, offrire opportunità, sono soddisfazioni uniche. Non guardiamo soltanto alle grandi aziende con centinaia di dipendenti ma anche alle tante piccole e medie imprese che fanno prodotti di eccellenza e danno un significativo contributo all’economia. Il lavoro vuol dire formazione e crescita delle professionalità, a Carpi abbiamo strutture che formano modelliste, stiliste e figure ad alto valore aggiunto. Il lavoro è anche istruzione. Tutti dovrebbero avere un posto di lavoro, le sette famiglie dei nostri dipendenti vivono anche grazie a ciò che facciamo e devo dire che la cosa più bella è stata vedere il sostegno delle nostre dipendenti che durante il precedente lockdown ci hanno chiesto cosa potevano fare per aiutarci.


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