FSL – Cultura, intervista a Stefano Baraldi, musicista sassofonista: “L’Arte e la Musica per ricreare l’unione offuscata da questa pandemia

Scritto da il 29 Dicembre 2020


di Redazione

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Stefano Baraldi, classe 1987, ha iniziato a frequentare la Fondazione Andreoli di Mirandola nei primi anni ’90, con il Clarinetto. Nel 1999, a 12 anni, ha fatto il suo primo concerto al Teatro Nuovo di Mirandola con la Banda Giovanile John Lennon, idea nata dalla Fondazione Andreoli e che ha portato i ragazzi che ne facevano parte a viaggiare in tutta Europa con scambi culturali, generando di conseguenza una bellissima tradizione di bande giovanili in vari paesi.

Ha iniziato a studiare il Sassofono nel 2003, fino al 2009. Dopo un periodo di pausa ha scelto, nel 2017, di iniziare un percorso accademico in Jazz presso il Conservatorio Campiani di Mantova. Conosciuto per aver lavorato in club noti nella night life del nord Italia come intrattenitore e musicista live. Ha inciso e lavorato con Artisti di fama nazionale ed internazionale, Mondo Marcio, Samuel Heron fino ad arrivare a Ghali, con il quale ha suonato come solista durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo.

Il settore della Cultura e dello Spettacolo è stato duramente colpito, come musicista come sta impattando questa situazione sul tuo lavoro?

I settori Cultura e Spettacolo sì, sono stati pesantemente colpiti da tutta questa situazione, purtroppo e soprattutto per l’affluenza di tutti coloro che desiderano partecipare ad un evento, visitare un Museo o qualsivoglia rappresentazione artistica.

Come musicista non ho belle notizie da dare ahimè, come tanti colleghi (non solo musicisti ma anche addetti allo spettacolo) sono rimasto in un limbo di incertezza e di mistero, ho avuto la fortuna di svolgere i miei compiti per un paio di mesi durante l’estate appena passata ma ora siamo punto e a capo. Se non fosse per qualche lavoro sporadico o qualche lezione che tengo privatamente ed online (con tutti i disagi che suonare online può comportare, dalla difficoltà di constatare dal vivo gli errori degli studenti alla complessità di percepire il suono da un microfono) sarei completamente senza lavoro.

Non che quel poco che si riesce a fare sia abbastanza per vivere, si tenta di raffazzonare qui e là vendendo oggetti non necessari che si ha la fortuna di avere in casa o, in altri casi, si cerca un altro impiego in altri settori, accontentandosi di non lavorare più per passione e amore ma di farlo per la necessità di mangiare.

Mi metto nei panni, sempre più spesso e man mano che il tempo passa, di chi era molto più precario di me, che aveva appena iniziato o che è stato costretto ad abbandonare il sogno di essere un musicista professionista. Mi auguro che tutta questa contingenza si risolva più velocemente possibile e si possa presto tornare a fare Arte

Gli aiuti del governo sono stati sufficienti?

Ammetto di aver ricevuto i “primi” 600€ promessi in primavera, dopodichè è sparito tutto, mai più ricevuto nulla, né i secondi, né i tanto osannati aiuti alle partite iva, essendo quindi costretto ad attingere ai miei risparmi per pagare le spese che ognuno di noi ha. Purtroppo, prima o poi, i risparmi finiscono.

Sia chiaro e limpido che il mio non vuole essere in alcun modo un attacco al Governo o a chi prende le decisioni, tuttavia credo sia lecito far presente che, se prima si guadagnava abbastanza per vivere, di certo 600€ in otto mesi (se escludiamo i due lavorati –poco- durante l’estate) non sono abbastanza. Non solo non sono abbastanza per chi fa il mio mestiere, non lo sono nemmeno per un qualsivoglia lavoratore, non lo sono neppure per tutte le altre attività che come pioggia incessante cadono, giorno dopo giorno, nella buca della chiusura.

Reputo assolutamente necessario, giusto ed importante mantenere un controllo su quella che è, ad oggi, una situazione preoccupante di contagi, ma reputo altresì necessario aprire ad idee e soluzioni concrete verso tutte quelle attività che in questo momento hanno bisogno di aiuto per sopravvivere.

Pensando al futuro credi che questa situazione possa aver cambiato definitivamente il vostro settore?

Credo che si tornerà a lavorare, ma con qualche accorgimento in più, di certo sono convinto che tutti coloro i quali si son visti costretti a cambiare attività torneranno a fare Musica come prima e più forte di prima. La grande fortuna di ogni artista è che pur cambiando lavoro mantiene sempre quel desiderio inconscio di dare vita alla propria Arte.

Sarà molto diverso? Peggio? Meglio? Non ne ho idea, se l’avessi sarei molto più tranquillo, al momento mi auguro che torni tutto come prima o più simile possibile a prima, senza averne certezza, il mio è solo un gran bel sogno che spero s’avveri.

Oggi cosa servirebbe secondo te per sostenere il mondo della Musica?

Bella domanda. Egoisticamente direi che basterebbe un aiuto economico piccolo ma sicuro, non vorrei sembrasse un discorso venale, ma è la prima cosa che si pensa. Mi sono chiesto più volte quanto possa essere corretto chiedere un aiuto economico, alla luce della situazione è però diventato un argomento essenziale.

Se ci volessimo lasciare alle spalle il discorso incentrato sul solo denaro potrebbe essere interessante proporre incentivi quali esenzioni o contributi per le aziende dei settori più attivi al momento (mi vien da pensare al biomedicale) che scelgono di assumere operatori dello spettacolo in difficoltà, con contratti di lavoro più semplici e di durata limitata (per esempio trimestrale, semestrale), nella certezza che una volta ripresi dal momento difficile ognuno di loro tornerà a fare il proprio vecchio mestiere. Non so quanto ciò sia realizzabile dal punto di vista giuridico, la mia esperienza non mi porta ad essere edotto sulla fattibilità di questa idea appena espressa.

Altre proposte potrebbero incentrarsi sul preparare un piano di incentivi per il rilancio delle attività culturali come, ad esempio, il non far pagare l’affitto dei palazzi storici utilizzati per rappresentazioni o eventi, una detrazione delle spese sostenute da un’azienda che sceglie di promuovere un’attività culturale, fino ad arrivare, perché no, ad incentivi per tutti quei locali che decidono di proporre Musica, Spettacolo, Arte in generale.

Definire una soluzione che possa accontentare tutti è pressoché utopico e me ne rendo conto, però non credo sia impossibile, per chi prende decisioni, tentare di salvaguardare un minimo tutti coloro che hanno scelto come percorso di vita quello di mettersi al servizio dell’Arte.

Concludendo, vorresti aggiungere qualcosa?

Certo, ci tenevo a ringraziare tutti coloro che si sono mobilitati per dare una mano allo Spettacolo in questo momento di buio, mi riferisco a “Scena Unita”, un bellissimo atto collettivo di grandi Artisti e Brand che insieme hanno scelto di raccogliere aiuti destinati ad un Fondo per gli operatori dello spettacolo e nel quale sono già stati raccolti 2 milioni di euro.

Ringrazio, come sempre, anche la Fondazione Andreoli di Mirandola, la Scuola di Musica che ho iniziato a frequentare ormai vent’anni fa. Scuola che mi ha trasmesso la passione, l’amore, la voglia di suonare e di continuare a farlo.

Un piccolo spazio, ma non meno importante, lo dedico anche a tutti coloro i quali, nel mio percorso di vita, hanno sempre sostenuto e ancora sostengono ciò che ho scelto di fare, dai miei genitori alla mia compagna, ai miei amici, ai miei insegnanti.

Grazie per il tempo che mi avete dedicato, possano infine l’Arte e la Musica ritrovare il loro spazio e ricreare quell’unione momentaneamente offuscata da questa pandemia.


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