“Se l’epidemia si espande, i nostri server rischiano di fondersi”, così tuonava Mark Zuckerberg lo scorso Marzo, riferendosi all’utilizzo “intensivo” degli strumenti di casa Facebook inc., nel caso specifico WhatsApp: affermazione certamente sibillina e provocatoria, da interpretare; ma se è vero che ogni struttura ha un punto di non ritorno, pensiamo agli ospedali, questo vale anche per i server e le relative infrastrutture, che non sono aria fritta come spesso si sente dire. Dietro un click o un tap, bisogna sempre pensare che c’è tanta tecnologia.
È indubbio che sui libri di storia il 2020 verrà ricordato come l’anno della pandemia, ma sarà anche un anno che segnerà una forte linea di demarcazione sui processi di comunicazione e digitalizzazione, a partire dalle abitudini di ogni singolo individuo e di conseguenza anche del mercato economico delle imprese, che hanno ricevuto e riceveranno negli anni a venire un notevole impulso.
Solo la crescita prevista per il commercio elettronico si attesta su un +30%, ma tutto parte appunto dalle semplici abitudini di ciascuno di noi, che stanno subendo un repentino cambiamento e non si tratta solo di acquistare online: i supporti tecnologici diventano ora il primo strumento a cui rivolgiamo il nostro pensiero per risolvere un problema. Devo organizzare un meeting di lavoro? bene lo organizzo online, non sono in grado di fare una lezione di yoga in presenza? Nessun problema, pianifico una video lezione o video corso coi miei studenti; ho voglia di sentire un amico che per la situazione contingente non posso vedere anche se abita poco distante da casa mia? Devo solo scegliere quale strumento utilizzare per fare una video chiamata. Queste semplici domande, che trovano una rapida risposta, sono i processi che in maniera repentina stanno modificando il nostro approccio alla soluzione di un problema. Certo, si tornerà anche alla “normalità”, alla voglia di vedersi o di svolgere le proprie azioni in maniera tradizionale, ma il cambiamento resterà, perché diverrà anch’esso normalità.
Gli strumenti? Questi già esistevano e facevano tutto ed anche di più: WhatsApp, Skype, Zoom tutta la suite di Google (ad esempio Hangouts o Meet), solo per citarne alcuni, in parte gratuiti (ma sempre in cambio di qualcosa di nostro, non dimentichiamolo mai questo), in parte a pagamento… esistevano, erano già pronti, noi forse non lo eravamo e stiamo imparando ad esserlo molto più velocemente di quello che si potesse pensare.
Da qui l’affermazione di Zuckerberg, “non esagerate” altrimenti si rompe tutto!! E se lo dice lui noi italiani cosa dovremmo dire? Abbiamo un’infrastruttura tecnologica con notevole ritardo rispetto ad altri paesi. Quella che viene chiamata fibra ottica è solo un nome commerciale, ma di fatto non lo è se non per rare eccezioni. L’Italia per qualità ed efficienza della banda larga è al 47° gradino, davvero paradossale per un paese che nella classifica del PIL comunque rimane al n.8, verrebbe quasi da gridare al miracolo! Credo che anche su questa forbice si giocherà il futuro del Bel Paese, ma non solo. Montare in corsa, ad esempio, realizzando un commercio elettronico non basta: serve una nuova cultura, un nuovo metodo, pianificazione e soprattutto pensare prima ai propri contenuti, piuttosto che gli strumenti da utilizzare (perché questi sono già pronti, lo abbiamo detto).
Tutto ciò va fatto in un mondo che cambia molto velocemente: molti anni fa ho svolto un corso di Marketing, il docente alla prima lezione esordì dicendo “Oggi dovete imparare a gestire il caos”, questa semplice frase è una lezione che tengo sempre ben presente.
In questi mesi tantissime persone mi hanno detto “ah ma voi del digitale che problemi avete, adesso vi arriva un sacco di lavoro!” Beh, non è proprio così, intanto servono competenze e capacità nel saper gestire problemi critici, occorre pianificare e fare le scelte giuste, è una sfida che si vince insieme, non la vinci da solo perché il tuo settore di appartenenza è già “digital” e questa sfida va combattuta in un mondo estremamente liquido… e caotico!
Anche per gli eventi che hanno influenzato l’andamento del mondo è sempre stato così: mi volto indietro e penso alla mia vita imprenditoriale, che tra non molto toccherà i 25 anni, rifletto sugli eventi di grande impatto emotivo/sociale che in qualche modo ci hanno influenzato. 11 settembre 2001, moneta unica (Euro) nel 2002, grande recessione 2007/2011, eventi sismici in Emilia 2012, terrorismo in Europa 2015-2018, pandemia mondiale 2020. I nostri nonni avranno fatto le guerre e poi hanno ricostruito, ma ci tengo a rimarcare che anche noi non stiamo scherzando! Certo, tutto questo è stato vissuto in un contesto di benessere (comunque ottenuto col lavoro) e non possono essere situazioni paragonabili, differenti periodi storici non possono mai esserlo, ma la chiave di svolta rimane sempre la stessa: saper affrontare, saper cambiare!
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