Caffè Lungo: Oh Capitano, mio Capitano!

Scritto da il 22 Giugno 2019

Nella vita ci sono capitani e Capitani, e la differenza non sta solamente nel fatto che la prima lettera della parola sia minuscola o maiuscola. La differenza sta in ciò che fanno questi capitani, nel segno che lasciano nelle persone e nelle storie con le quali hanno avuto modo in interagire. La differenza tra capitani e Capitani sta nel fatto che, verso i secondi, qualcuno si volterà al loro passaggio; i primi, passeranno e basta.

Ci sono i capitani con le mostrine sulle spalle delle loro uniformi bianche, con i gradi in bella vista sul petto, pronti a sorridere nelle foto dei turisti che hanno sborsato fior di quattrini per farsi traghettare lungo i mari di tutto il mondo. Tra questi, ci sono i capitani che, mentre la nave affonda, decidono di abbandonarla prima di tutti, mentre passeggeri ed equipaggio fanno a gara su chi possa salire sulle scialuppe di salvataggio. Panico o no, restano capitani con la “c” minuscola.

Ci sono i capitani che, senza un grado militare o un qualsivoglia riconoscimento ufficiale, ricevono l’investitura dal basso, sbandierando un titolo che non gli appartiene, sospinti da un’onda di idolatria. Sono i capitani che si sentono condottieri di un esercito di eroi, sono poco più che capipopolo nel paese dello share e del gradimento, ignari del fatto che, ciclicamente, lasceranno il posto ad un altro capitano, al quale la massa si convertirà. Anch’essi restano capitani con la “c” minuscola.

E poi ci sono i Capitani. Quelli che non avresti mai sentito nominare se non avessero anteposto il valore all’ego, quelli che avresti ignorato per tutta una vita se non avessero deciso di immolarsi mettendo al primo posto fratelli e sorelle, figli di altri padri e altri madri, quelli che hanno i titoli sui giornali solo per qualche giorno, ma il cui nome resta impresso nella memoria della gente per sempre. Emanuele Crestini, sindaco di Rocca di Papa, l’ultimo ad uscire dal municipio dopo l’esplosione, assicurandosi che non vi fosse più nessuno dentro l’edificio, era un Capitano con la “C” maiuscola.  Federico Bonati 


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