Benedetto XVI a Rovereto sulla Secchia dopo il terremoto del 2012: il ricordo del Vescovo Francesco Cavina

Scritto da il 30 Giugno 2022

Il Vescovo Francesco Cavina ha voluto ricordare la visita di Benedetto XVI a Rovereto sulla Secchia dopo il terremoto del 2012

 

26 giugno 2012, Papa Benedetto XVI e il Vescovo Francesco Cavina pregano davanti alla Chiesa di Rovereto sulla Secchia (foto Massimo Paolone / AGF)

 

Domenica 26 giugno a Rovereto sulla Secchia è stata ricordata la visita di Benedetto XVI dopo il sisma del 2012 e il parroco don Ivan Martini, scomparso proprio durante le scosse del 29 maggio.

La cerimonia è stata presieduta dal Vescovo Emerito di Carpi, monsignor Francesco Cavina, che ha ricordato come la visita del Santo Padre donò alla popolazione un importante momento di speranza, sottilenando come il Papa non si limitò a parole di conforto ma ebbe un’attenzione concreta che, anche successivamente alla sua visita si manifestò con iniziative in favore del territorio.    

 

Il ricordo del Vescovo Cavina 

Il 26 giugno 2012 era una giornata accarezzata da una leggera brezza, ma con un cielo plumbeo, squarciato dal sole.  All’ingresso di Rovereto  c’era uno striscione con su scritto: “Il Signore è la nostra speranza”.

Era stato fissato davanti alle case devastate dal terremoto, che ha ucciso, seminato paura e fermato l’economia. Tanti i vescovi, i sacerdoti, le famiglie, i bambini, i volontari che hanno cantato e applaudito all’arrivo di Benedetto XVI.

Il Papa si è fermato a pregare davanti alla chiesa parrocchiale di Santa Caterina d’Alessandria, per le vittime del terremoto e per don Ivan Martini schiacciato dalle macerie, mentre tentava di salvare la statua della Madonna.

Poi, dopo avere salutato i tanti giornalisti presenti, il Pontefice si è recato all’incrocio tra via della Chiesa Sud e Via Garibaldi, dove era stato sistemato il gazebo per i discorsi ufficiali.

Alla grande esplosione di gioia ha fatto seguito il silenzio dell’ascolto. E così per qualche ora Rovereto è diventato il centro del mondo e della speranza.

Qui, dopo i saluti e i ringraziamenti del cardinale Carlo Caffarra, presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna, e del presidente della Regione, Vasco Errani, le parole del Papa.

Dal discorso del Cardinale Arcivescovo di Bologna vorrei ricordare la citazione che egli fece del “più emiliano degli scrittori”, Giovannino Guareschi,  che pone sulla bocca di don Camillo, dopo la storica e distruttrice alluvione del Po, queste parole:

«Le acque escono tumultuose dal letto del loro fiume e tutto travolgono. Ma un giorno ritorneranno placide nel loro alveo e il sole tornerà a splendere.

E anche se avrete perso ogni cosa, sarete ancora ricchi se non avrete perso la fede».

Il Presidente Errani nel suo intervento ha sottolineato, tra l’altro, come la ricostruzione dovesse cominciare dalle scuole ”Perché una società moderna e solidale si misura da come tratta anziani e bambini”.

Del discorso del Pontefice vorrei ricordare la citazione del Salmo 46 nel quale è presente l’immagine del terremoto con lo sconvolgimento che esso provoca nella vita delle persone.

Eppure ci disse il Papa:

c’è, in tutta la paura e l’angoscia, soprattutto la certezza che Dio è con noi; come il bambino che sa sempre di poter contare sulla mamma e sul papà, perché si sente amato, voluto, qualunque cosa accada.

Così siamo noi rispetto a Dio: piccoli, fragili, ma sicuri nelle sue mani, cioè affidati al suo Amore che è solido come una roccia.

Questo Amore noi lo vediamo in Cristo Crocifisso, che è il segno al tempo stesso del dolore, della sofferenza, e dellamore. È la rivelazione di Dio Amore, solidale con noi fino allestrema umiliazione.

Si tratta di parole che allora ci commossero e ci richiamarono a ciò che è essenziale, ma che giungono al nostro cuore anche oggi perchè i tempi in cui viviamo non sono certo privi di sofferenza e di complessità e necessitano di speranza e di qualcuno che ci indichi a chi guardare, che ci aiuti a tenere gli occhi puntati verso il cielo.

 

 

Vorrei, poi, ricordare l’elogio che ha fatto degli emiliani:

Voi siete gente che tutti gli italiani stimano per la vostra umanità e socievolezza, per la laboriosità unita alla giovialità. Tutto ciò è ora messo a dura prova da questa situazione, ma essa non deve e non può intaccare quello che voi siete come popolo, la vostra storia e la vostra cultura. Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno.

Il Papa tornando all’elicottero, che lo attendeva al campo sportivo di san Marino per riportarlo in Vaticano, mi disse di essere rimasto stupito per l’affetto, il calore, la gioia e la gratitudine espressi dalle migliaia di persone presenti.

E pensare che eravamo noi ad essere grati a lui che era venuto a trovarci. Infatti, la parola “grazie” all’indirizzo del Papa era quella più ricorrente tra gente che stava soffrendo.

Mi sembra che il senso della Sua visita e le motivazioni che lo hanno spinto a compierla siano da ricercarsi nella confidenza fatta all’inizio del suo discorso:

Fin dai primi giorni del terremoto che vi ha colpito, sono stato sempre vicino a voi con la preghiera e linteressamento.

Ma quando ho visto che la prova era diventata più dura, ho sentito in modo sempre più forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi. E ringrazio il Signore che me lo ha concesso!…

Abbraccio con la mente e con il cuore tutti i paesi, tutte le popolazioni che hanno subito danni dal sisma, specialmente le famiglie e le comunità che piangono i defunti.

Avrei voluto visitare tutte le comunità per rendermi presente in modo personale e concreto, ma voi sapete bene quanto sarebbe stato difficile.

In questo momento, però, vorrei che tutti, in ogni paese, sentiste come il cuore del Papa è vicino al vostro cuore per consolarvi, ma soprattutto per incoraggiarvi e per sostenervi”.

Parole che rivelano la grandezza del cuore di un padre che partecipa alla sofferenze dei suoi figli e non vuole lasciarli soli nella prova.

La paternità di Benedetto XVI si è poi concretizzata nella disponibilità a rompere ogni forma di protocollo per offrire al maggior numero di persone la possibilità di accostarlo senza alcuna restrizione.

E così non solo esponenti del clero ed autorità, ma anche famiglie con i loro bambini, esponenti della Protezione Civile, volontari, vigili del fuoco, e tante altre persone hanno potuto avvicinarlo senza restrizioni, dimostrando che la sua vicinanza era vera e sincera perchè fatta non solo di parole toccanti, ma anche di gesti e di azioni, che continueranno anche dopo la sua visita.

Ma questa è un’altra storia! La storia di “Fides et Labor”.

 

 

 

 

 


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