“Beato lui. Panegirico dell’arcitaliano Silvio Berlusconi” (Longanesi, 2023) è l’ultimo libro di Pietrangelo Buttafuoco che, da artista e artigiano della parola qual è, racconta di Berlusconi la “persona che diventa personaggio” e lo fa senza attutirne i difetti poiché, anch’essi, assieme ai pregi, contribuiscono a delineare il carattere di questo arcitaliano in cui coesistono impresa e letteratura, politica e spettacolo, ironia e drammaticità.
Nell’intervista Buttafuoco racconta quel Silvio Berlusconi che “non vedeva l’ora di svegliarsi al mattino perchè doveva – Beato lui – vivere l’esistenza di Berlusconi e non di altri“, forse la chiave vera per decifrare le tensioni del personaggio.
Tra i moltissimi articoli su Berlusconi scritti nelle ultime settimane, tra i tanti libri pubblicati negli anni e parole spese dai commentatori politici in infinite dirette televisive, i lettori potranno finalmente – beati loro – uscire dal chiacchiericcio postumo per ritrovare un personaggio consegnato alla letteratura, ora eternamente presente come in fondo avrebbe voluto, come forse vorremmo anche noi.
P.S. Mi sarei dilungato maggiormente nel presentare il libro, tuttavia Buttafuoco, al termine dell’intervista, ha condiviso con noi un detto siciliano: “Più lunga è la pensata, più grande è la minchiata“; quindi mi taccio, sperando, arrivato sin qui, di non aver già scritto più del dovuto.
L’intervista a Pietrangelo Buttafuoco
Beato lui. Panegirico dell’arcitaliano Silvio Berlusconi
“Pietrangelo Buttafuoco, grande acrobata della parola e cultore della mistica, e quindi dell’invisibile, identifica e ricuce le pezze d’appoggio, individua e unisce nuovi puntini che ritraggono il personaggio più contemporaneo della contemporaneità, colui che come Mary Quant inventò la minigonna e cambiò per sempre i tempi.
È impossibile scrivere la parola fine al romanzo di Berlusconi. Non è scandito da capitoli o da vicende che seguano una logica temporale, i personaggi appaiono elusivi, i periodi sono pieni di incisi e subordinate, le note a margine in continua evoluzione.
Il lavoro di un editor ne uscirebbe sconfitto. La storia di Arcisilvio è piuttosto un affastellarsi di scene, di performance, di brevi novelle dove è possibile affermare una verità e il suo contrario.
Pietrangelo Buttafuoco, uomo di teatro, sa disvelare tutti i ruoli di Silvio: drammaturgo, scenografo, suggeritore, datore luci, interprete e regista. Il sipario non scende mai, il protagonista continua e continuerà per sempre a calcare il palcoscenico perché ogni sua asse l’ha immaginata, costruita e levigata lui.
Buttafuoco si trova quindi, da grande capocomico qual è, a raccontare la commedia del Cavaliere, la cui unicità coincide con l’Italia stessa. Ogni giorno è il giorno giusto per far uscire questo libro ma ogni giorno il testo è da rimettere a posto, e dunque non esiste altro criterio che quello dell’arte, dell’improvvisazione teatrale, e giammai del giornalismo, per poter ricostruire la macchina scenica e raccontare la straordinaria epopea del Cavaliere.
Tutti i generi gli si addicono, tutti i generi sono limitanti. Da Totò contro Maciste all’Armata Brancaleone, dall’Elisir d’amore al Riccardo III di Shakespeare, da Molière a Goldoni.
Pietrangelo Buttafuoco, grande acrobata della parola e cultore della mistica, e quindi dell’invisibile, identifica e ricuce le pezze d’appoggio, individua e unisce nuovi puntini che ritraggono il personaggio più contemporaneo della contemporaneità, colui che come Mary Quant inventò la minigonna e cambiò per sempre i tempi. Facciamocene una ragione”.