Alberto Forchielli a Radio 5.9: “Per le imprese sarà una catastrofe. Servono misure d’urgenza strutturali, non soldi a pioggia per manovre preelettorali. Prosegue la Messicanizzazione dell’Italia”
Scritto da Nicola Pozzati il 26 Maggio 2020
Per l’economista Alberto Forchielli il processo di Messicanizzazione dell’Italia prosegue inesorabile, rafforzato dalla crisi economica nata dall’emergenza Covid
Un fondo Private Equity deve comprare e vendere. Oggi diventa difficile vendere perché i valori delle aziende si comprimono e quindi i compratori si volatilizzano. Diventa anche difficile comprare perché, con scenari così incerti, chi vuole investire dei milioni? Non sappiamo quanto crescerà l’economia, non sappiamo quanto cresceranno i mercati, non sappiamo se potrà esserci una ricaduta. C’è troppa incertezza. Questa situazione, a parte che per qualche soggetto coraggioso, ha portato alla paralisi dei Private Equity dove i fondi, attualmente, non sono più impiegati nel vendere e nel compare ma vengono utilizzati per la gestione delle proprie partecipazioni.
Alcuni dicono che questo sia un buon momento per chi ha liquidità…
Per comprare aziende in difficoltà può darsi ma, per farlo, bisogna essere degli specialisti e ancora, queste aziende, non si sono affacciate sul mercato. La crisi è accaduta da poco e non sono in molti i venditori disposti ad accettare delle decurtazioni di prezzo, spesso essi preferiscono ritirare le aziende dal mercato aspettando che arrivino tempi migliori.
In futuro le imprese come affronteranno il tema della delocalizzazione?
Si dice che le aziende, scottate da tutte queste interruzioni, cercheranno di approvvigionarsi in mercati più vicini o comunque avere più basi di approvvigionamento. In gergo si direbbe che esse stiano modificando le “supply chain”, in pratica vuol dire avere i fornitori più vicini e averne un numero maggiore in modo da non dover dipendere da nessuno. Può darsi che diverse aziende decideranno di non approvvigionarsi più in Cina valutandola pericolosa.
Come impatterà questa situazione per la Cina sul tema della Nuova via della seta?
Penso che la Cina avrà un grande problema dato che molti paesi non saranno più in grado di pagare i debiti. Se questo avverrà la Cina dovrà pagare moltissimi soldi per rifinanziare i paesi che avevano ricevuto, in precedenza, i loro finanziamenti e che, oggi, non saranno più in grado di andare avanti con i lavori: sarà una tassa pesante per la Cina!
Ma il sistema Cina può essere messo in crisi da una situazione del genere?
No, un problema sulla Nuova via della seta non è sufficiente a mandare in crisi il sistema cinese. Ci vorrebbe un forte ridimensionamento dell’economia domestica, cosa in parte avvenuta quest’anno che, se dovesse continuare allontanando la prospettiva di un benessere diffuso, potrebbe portare alla creazione di movimenti in contrasto col Partito ma, personalmente, dubito che ciò possa accadere. Questo sarà un anno a sé ma poi la crescita dei cinesi riprenderà.
Parlando di Italia e Nuova via della Seta perché non abbiamo visto investimenti significativi su alcuni porti del Sud sfruttando la favorevole posizione geografica?
Mancano le ferrovie, una cosa è fare il porto ma se poi mancano i collegamenti interni si è punto a capo. Sono vent’anni che diciamo di voler fare qualcosa in questo senso ma non accade mai. Anche lo stesso porto di Trieste potrebbe funzionare ma avrebbe appunto bisogno di un collegamento ferroviario che passi anche dalle aree urbane, insomma non è una cosa facile fare tutti questi collegamenti, tanto più con la burocrazia italiana.
Questa maledetta burocrazia, tema sempre presente e mai risolto…
Per cambiare la burocrazia ci vuole una forte volontà politica, oltre a questo servirebbe qualcuno che la conosca approfonditamente e sappia quindi come smontarla. Questi politici di oggi sono schiavi della burocrazia, senza di essa non sarebbero neppure in grado di scrivere i decreti, sono prigionieri della burocrazia e non si può chiedere ad un burocrate di risolvere il problema. Inoltre per farlo non dovremmo trovarci in una situazione di emergenza, servirebbe un Governo di ampio respiro per semplificare e smantellare le norme burocratiche, non un Governo d’emergenza che ogni mese rischia di crollare.
Prosegue la Messicanizzazione di cui parla da anni?
Non c’è dubbio! In Italia sta piovendo sul bagnato. Tra cinque anni saremo fortunati se saremo tornati al livello di oggi.
Una situazione che non si risolve per l’incapacità della politica di dare risposte?
Il problema sono gli italiani che non si mettono d’accordo, siamo un Popolo litigioso. La politica riflette le nostre incapacità. I politici sono nostri degnissimi rappresentanti. Dobbiamo rassegnarci al fatto di essere un “sub-popolo”.
C’è chi invoca la sovranità monetaria per uscire dalla crisi, cambierebbe qualcosa?
L’Argentina ha sovranità monetaria, secondo te come sta andando? Se non ci fosse la BCE che sostiene i nostri titoli a quest’ora saremmo gambe all’aria. Dobbiamo prendere i soldi del MES e basta dato che si tratta di 36 miliardi, sembrerebbe, senza condizioni.
Saremmo però capaci di utilizzare bene questi soldi?
Questo mai, negli ultimi dieci anni non facciamo altro che indebitarci crescendo meno di quanto ci indebitiamo. La storia indica che l’Italia non è in grado di utilizzare bene i debiti.
Sul tema viaggi?
Sono da tre mesi a casa, di viaggiare non se ne parla. Da questo punto di vista è cambiata ogni cosa, ora si fa tutto via video e non credo si tornerà indietro, penso che d’ora in avanti viaggerò molto meno nella mia vita e penso che questo cambiamento sarà permanente. Tempi neri per linee aree, anche nel lungo periodo, molte di esse falliranno se non saranno salvate dallo stato.
In tutto ciò Alitalia come la vede…
Alitalia rotto per rotto cambia poco, un disastro era e un disastro rimane. Il dramma è per realtà come Lufthansa o British Airways, compagnie considerate solide che si ritroveranno possedute dallo Stato e che, comunque vada, dovranno fare fortissimi ridimensionamenti.
Parlando di piccole e medie imprese invece, cosa dovremo aspettarci nei prossimi mesi?
Sarà una catastrofe, questo autunno avremo una moria di imprese e non so come riusciremo a fronteggiare questa situazione, sono molto pessimista e preoccupato. La caduta del PIL è stata talmente ampia che non ci sono soldi pubblici per tutti. Abbiamo perso qualche centinaio di miliardi di PIL e non possiamo rimpiazzare con le spese pubbliche tutto quello che abbiamo perso. Il problema burocrazia in questo senso si riferisce ai soldi che arriveranno alle imprese, il decreto Liquidità si poteva fare meglio, le banche sono un grande freno, lo Stato avrebbe dovuto garantire il 100% invece del 90%. Alle imprese arriveranno solo spiccioli. Al momento stanno dando dei grandi sussidi, ma cose davvero impattanti non se ne vedono. Dovrebbero fare i grandi lavori pubblici e sbloccare i cantieri ma nei decreti non vedo niente di tutto questo! Stanno dando soldi a pioggia, sono manovre preelettorali più che misure d’urgenza strutturali. Non ho fiducia neppure nel caso di un cambio di Governo, penso che le cose, comunque, non migliorerebbero.
Sul tema di un ingresso dello Stato nelle imprese cosa pensa?
Non sono contrario a prescindere, piuttosto di vedere le imprese fallire… Se lo Stato mettesse i soldi con un consigliere dipendente vorrebbe dire poco. Ma se invece cominciasse a mettere dei raccomandati politici a capo delle aziende allora sarebbe una disfatta, dipende dalla modalità, il rischio sarebbe vedere le imprese diventare dei porti per politici trombati.
A chi dovremmo guardare?
La Spagna già per noi potrebbe essere un modello, ci hanno dato un sacco di punti su molti fronti. Si tratta di una Nazione più ricca di noi che ha fatto bene nel turismo e nell’agricoltura. Già arrivare al livello di efficienza pubblica della Spagna sarebbe un bel risultato per l’Italia.
Alberto Forchielli è un imprenditore ed economista esperto di affari internazionali. MBA with Honors alla Harvard Business School e laurea con Lode in Economia all’Università di Bologna, oggi Partner Fondatore del fondo di private equity Mandarin Capital Partners; per il proprio lavoro opera, da oltre trentacinque anni, nel Sud-Est asiatico, Cina e Stati Uniti. È stato Consigliere Particolare del Ministro Italiano della Difesa, del Ministro del Bilancio del Mezzogiorno e del Ministro degli Affari Esteri, ha lavorato alla World Bank ed è stato responsabile dell’allora Finmeccanica SpA, oggi Leonardo Spa, per tutta l’area Asia e Pacifico.
Negli ultimi anni è diventato noto a livello mediatico per i suoi interventi irriverenti in cui, senza giri di parole, descrive la realtà in modo disincantato e, talvolta, brutale.
Anche il comico Maurizio Crozza ha imitato Forchielli spettacolarizzandone l’atteggiamento politicamente scorretto e l’estrema schiettezza.
Accanto a ciò va ricordato l’impegno di Forchielli in un’attività di divulgazione rivolta ai giovani e alle famiglie per i quali ha pubblicato diversi libri (Trova lavoro subito! e Muovete il culo!) pensati proprio al fine di dare strumenti pratici per comprendere il presente e programmare il futuro senza restare tagliati fuori da un mercato del lavoro complesso e spietato.
Forchielli ha anche coniato il concetto di Messicanizzazione riferendosi a quel fenomeno per cui la mancanza di innovazione porterà l’Italia verso un declino inesorabile, processo velocizzato, forse, dal coronavirus e dalla conseguente crisi economica prodotta dal lockdown:
Come ha impattato questa crisi sui fondi di Private Equity?