Siria, ritrovato il corpo Khaled al-Asaad. L’archeologo assassinato dall’Isis per aver difeso il sito di Palmira
Scritto da Redazione il 8 Febbraio 2021
Nel 2015 l’archeologo 83enne Khaled al-Asaad, uno dei più importanti studiosi di storia del Medio Oriente, fu barbaramente torturato e ucciso dall’Isis a Palmira dove era rimasto, pur consapevole dei rischi che correva, per proteggere il sito archeologico a cui aveva dedicato la sua intera vita.
Al-Asaad si rifiutò di comunicare ai terroristi dello Stato Islamico il luogo in cui si trovavano opere d’arte, che sarebbero sicuramente andate distrutte dalla furia iconoclasta dell’Isis; per questo, dopo essere stato torturato, venne decapitato proprio nella parte centrale dell’anfiteatro della città siriana. Oggi a distanza di sei anni da quei tragici giorni il suo corpo sarebbe stato ritrovato, almeno stando a quanto comunicato dall’Agenzia governativa Sana (Syrian Arab News Agency), assieme ad altri due corpi in una località a est di Palmira. Bisognerà tuttavia attendere i risultati dei test del Dna per sapere con certezza se si tratti effettivamente dei resti di al-Asaad.
Il suo assassinio scosse l’opinione pubblica internazionale e anche in Italia furono numerosi gli attestati di stima per l’eroica azione in difesa di quell’arte patrimonio di tutti noi. Decretato “Martire della scienza” dall’Accademia dei Filomanti, il 17 ottobre del 2015 Khaled al-Asaad vedrà a lui intitolata l’area di interesse culturale degli Arsenali della Repubblica di Pisa appena restaurati e inaugurati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sempre nel 2015 al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano viene onorata la sua memoria come Giusto con un ceppo recante il seguente testo: “KALED AL-ASAAD, trucidato dall’Isis nel 2015 per aver difeso in Siria il patrimonio archeologico di Palmira memoria della civiltà umana“.
Ricordiamo che Khaled al-Asaad si laureò all’Università di Damasco e nel 1963 divenne direttore del Museo e del Sito archeologico di Palmira al quale dedicò le proprie fatiche per oltre quarant’anni di incessante attività. Nel 1980, grazie al suo lavoro, spesso fatto in collaborazione colleghi provenienti da tutto il mondo, il sito di Palmira venne dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
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