Proteste in Iran: l’analisi dell’ex ambasciatore d’Italia a Teheran Alberto Bradanini

Scritto da il 12 Gennaio 2023

Alberto Bradanini è stato ambasciatore d’Italia in Iran dal 2008 al 2012, per poi proseguire, successivamente, la carriera diplomatica come ambasciatore a Pechino. Lo abbiamo incontrato per comprendere meglio lo scenario in cui si sono sviluppate le proteste scoppiate in Iran dal settembre scorso a seguito della morte di Mahsa Amini, la 22enne uccisa dopo l’arresto per non aver rispettato la legge sull’obbligo del velo islamico.

“Analizzare in poche battute un quadro così complesso non è semplice. L’Iran è un storicamente Paese in transizione, che si confronta con il tema della modernità” spiega Bradanini. 

“Sinteticamente, il potere in Iran è governato dalla parte politicizzata della religione islamica sciita (la prevalente nel Paese) e dal braccio secolare rappresentato dai “guardiani della rivoluzione” da noi chiamati prosaicamente “pasdaran”; si tratta di una teocrazia politica armata ben lontana dal condividere il punto di vista delle democrazie occidentali.

Le manifestazioni di protesta sono ricorrenti. Tuttavia, quando le tematiche centrali del potere in Iran vengono messe in gioco, come la difesa delle frontiere e l’ordine pubblico, i guardiani della rivoluzione diventano spietati.  L’Iran è un Paese giovane, 85 milioni di abitanti con il 60% che ha meno di 30-32 anni, un Paese colto, con quasi 5 milioni di studenti universitari in maggioranza donne. 

La rivoluzione è un passaggio pericoloso che porta con sé molti rischi, le rivoluzioni hanno la cattiva abitudine di mangiare i propri figli, bisognerebbe favorire un’evoluzione piuttosto di una rivoluzione. Il mondo e la comunità internazionale avrebbero interesse a spingere questo Paese ad aprirsi attraverso il commercio, gli investimenti scientifici, il turismo e attraverso gli scambi accademici. Ciò che sostanzialmente era nel background dell’accordo nucleare voluto da Obama nel 2015 poi cancellato successivamente da Trump”. 

 

Proteste in Iran: l’intervista ad Alberto Bradanini 

 

 


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