FSL – Professionisti, il Notaio in Carpi Daniele Boraldi: “Poteva andare meglio”

Scritto da il 4 Gennaio 2021


di Daniele Boraldi*

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Divaghiamo. Divaghiamo? Per questa volta niente diritto, me lo concedete? È tutto troppo serio, alleggeriamo. O no. Appesantiamo allora, ma di carichi diversi.

Non è tempo di grandi bilanci e la sintesi, anche per la categoria notarile, è rapida: flessione percepibile, ma contenuta; mercato ripresosi dopo la prima fase di chiusura (non parlo di “prima ondata” perché ho iniziato a soffrire il mare per mancanza di mare), che inizia a mostrare nuovi segni di potenziale flessione per la seconda chiusura di novembre. Studi sempre aperti, a servizio della comunità. Innovazione tecnologica e operatività a distanza, ove possibile, presenza fisica e funzione tradizionale, ove necessario. Fidei et veritatis anchora in smart working. Passato, presente e ponte teso al futuro. Teniamo duro e confidiamo in politiche lungimiranti di pianificazione a lungo termine per investimenti pubblici di rilancio del settore immobiliare (sì sì, certo, credici… però ricorda che i cavalli sono pazienti e attendono, ma se l’erba non cresce, non campano). Insomma, andiamo avanti, fiduciosi, rispettosi, ma non supini.

Oltre le categorie lavorative, le mansioni, le responsabilità. Ognuno nel suo. C’è tuttavia un clima diffuso di scoramento inevitabile che va combattuto. Dobbiamo parlarne ed incentivarci, l’uno con l’altro, questa è l’unica via di ripresa. Restiamo saldi finché non smette di grandinare, le ferite sulla schiena guariranno al sole.

Come siamo messi a livello di sentimento comune e comunitario? La depressione collettiva è davvero l’unica alternativa? E se ci permettiamo qualche critica, diventiamo necessariamente degli “…isti?” (anche se, con tutti gli “…ista” che ci hanno urlato in vita, uno più, uno meno…). Comunque sia: se ne parli, ma occhio alle regole, scrivente! In riga. Dunque. Un discorso di tal guisa deve – praeter legem – iniziare con un “Andrà tutto bene”. Anzi, “ANDRÀ TUTTO BENE!”. Perché bisogna esserne convinti! E si potrebbe anche aggiungere un esterofilo complemento di giubilo stile “yahoo” o “oh yeah” per aderire all’inglesismo maccheronico che seduce l’intellettuale auanagana de’noartri. Ed in effetti è doveroso, per la persona perbene, che legge i giornali “giusti” e si informa sui canali non-fake, iscriversi al circolo dei tuttobenisti, pacchetto all-inclusive con conta quotidiana ed estrazione alle 20:00. È buona prassi infarcire con non-sense anglofoni vani entusiasmi posticci e di importazione. È saggia posa non smaniare per la ripresa, che si viene subito ripresi… riprenditi! Dove vuoi andare senza mascherina! Ti conosco, mascherina? Ad un metro di distanza, raus! Che vuoi fare, vuoi lavorare, forse? Ad un metro, look operatorio-chirurgico d’ordinanza ed espressione di costerno.

In fila indiana se vuoi il caffè al bar, fuori, al freddo! Soffri! Tu non sai perché, ma loro sì. Devi soffrire. Dalle finestre, quando al lavoro ci arrivi, le urla per l’individuazione ed il subitaneo pestaggio corale dell'”uomo senza mascherina” ci confortano sul senso civico dei passanti e sul comune rispetto delle regole e delle priorità. Eccoci: da navigatori a delatori, l’italico destino è compiuto, muoia il vicino con i congiunti suoi, abusivi, festosi extranumerari! Apprezzati e civili, un gruppo di bulli (tutti con la mascherina) non lasciano il marciapiede all’anziana con la spesa. “Stava poi a casa/col Covid la nonna dove va? Non è un paese per vecchi/Non lo sa? Non può andare in RSA?” Sembra che verseggino… Come ci siamo ridotti, Signore mio!!

Scrivo sotto la cupola del Duomo, magnifica nostra Cattedrale, testimone di tanta grandiosa Vita! Non le mancava il peggio, ma è giunto. È qui, è adesso. In effetti, volendoci parlare onestamente, quel che sarebbe dovuto andare “tutto bene”… poteva andare anche meglio. POTEVA ANDARE MEGLIO. E pensando, se tanto ci dice tanto, troppo promette troppo. Ci coglie un po’ di sconforto all’idea di quel che ci aspetta, visto l’andazzo. Homo homini virus: sic transit gloria mundi. Ed allora, chiudiamo gli occhi… Immaginiamo che passi. Che se ne vadano la malattia, la paura, se ne vadano i condizionamenti e gli errori, gli eccessi, le sciagurate leggerezze, le falsità. Ci piace pensare di ridestarci in un altro tempo, una bella stagione, l’aria tersa, le persone che si vedono, si salutano, si riconoscono, si mandano a quel paese “dal vivo”, non attraverso tessuti-non tessuti o mediati da schermi e digitazioni varie.

Come vorremmo ritrovarci, “dopo”, in un “prima”, perché il “dopo” non lo conosciamo, ma il “prima”, adesso che viviamo segregati, spaventati, ipnotizzati, adesso, il “prima” non ci sembra poi così male e ci manca. Abbiamo nostalgia del passato, lo vorremmo nel futuro. Il virus ci ha regalato nostalgia del futuro. Ci ha dato celebrati eroi, eccellenze sanitarie a cui molto sempre dovremo, ma anche incomprensibili ed oscuri momenti di non senso. Ci ha dato una crisi che promette devastazioni per il prossimo imminente futuro, ma anche la conferma del nerbo italiano e della volontà di fare, di ogni categoria, settore, tipologia di lavoro: abbiamo tutti voglia di rimboccarci le maniche e di lavorare, per tornare ad un futuro che sia grandioso.

Non vogliamo tanto, vogliamo solo che sia come prima della tormenta. Un mare calmo che non sia nuovo o diverso, sia solo come era prima del fortunale. Tal e quale. Lo sappiamo che futuro vogliamo: domani come ieri e che ieri sia per oggi un esempio per ridarci il Domani.

Il boom economico che ha fatto grande l’Italia non lo ha fatto la fortuna, ma gli Italiani. Il boom economico della nostra città non lo ha fatto l’aria di pianura, ma la Gente di pianura, con tutte le sue peculiarità, bellezze, stranezze. Igienizzando le sbarre, smaniando mascherati, siamo pronti a ricostruire. Ci siamo quasi. Poteva andare meglio. Andrà decisamente meglio se prendiamo esempio da noi stessi, ritroviamoci per come eravamo prima di tutto questo! Fondata sul lavoro? Fondati sul lavoro. Come già siamo e saremo, con buona pace di chi pensa che il Domani non ci appartenga.

*Notaio in Carpi 


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