“Fascisti della parola”: Vittorio Feltri contro le censure del politicamente corretto

Scritto da il 20 Novembre 2023

Nel suo ultimo libro il direttore Vittorio Feltri si scaglia contro i “Fascisti della parola” 

 

 

 

Fascisti della parola” (Rizzoli, 2023) è l’ultimo libro di Vittorio Feltri, un testo che, come spesso accade, potrebbe risultare indigesto per chi lo giudicasse fermandosi alla copertina. Chi si aspetta di trovare una difesa dell’offesa resterà deluso. Chi vorrebbe un Feltri xenofobo, omofobo e fascisteggiante resterà delusissimo.

Come per l’entomologo anche le più brutte delle larve esercitano un fascino irresistibile, così, per il direttore editoriale de Il Giornale, le parole esercitano un’attrazione atavica, esse non sono mai buone o cattive, contano piuttosto le intenzioni con cui vengono proferite.

Per Feltri le parole sono libertà e la loro proibizione è pura tirannia: “si possono pronunciare stupende orazioni ed esserre volgari […] ciò che deve indignarci non è l’uso della parola, ma l’esistenza della discriminazione, ove questa sia“.

Un amore per le parole nato quando Feltri, ancora bambinetto, guardava sua zia Tina leggere i giornali e, vedendola immersa in quei fiumi di parole, protestava sentendosi escluso, emarginato, fintantoché che la povera zia, sopraffatta dall’insistenza del nipote, gli insegnò a leggere: “uno degli sforzi più difficili della nostra esistenza” del quale – spiega il direttore – dovremmo tutti ricordarci “nelle fasi difficili del nostro percorso“.

Per Feltri la conoscenza delle parole è “un’ottima bussola” per orientarsi nel mondo. Senza contrapporre i temi, dovremmo forse preoccuparci con maggiore attenzione dell’impoverimento del linguaggio, che rappresenta una vera e propria piaga sociale. Basti pensare che alcuni mesi fa all’interno Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa è nato il Centro d’Eccellenza per il Contrasto all’Impoverimento Linguistico (CECIL) dedicato, in particolare, al “monitoraggio delle criticità linguistiche nel mondo del lavoro e la formazione continua dei lavoratori“.

Riflettiamo, ragioniamo e discutiamo, evitiamo la censura e scongiuriamo la deriva dell’autocensura figlia di un politicamente corretto dove la forma sembra prevalere sulla sostanza. Non diamo alle parole un peso tarato sulla base dei nostri pregiudizi. Cerchiamo piuttosto di arricchire il linguaggio, riscoprendo la bellezza del dizionario, il fascino dell’etimologia e il piacere di giocare con le parole, senza armarle, senza subirle e senza patirle.

 

L’intervista a Vittorio Feltri

 

 

 


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