Calcio, il caso Ilicic e l’ennesima lezione dell’Atalanta: l’uomo viene prima del calciatore

Scritto da il 8 Agosto 2020

Il bomber sloveno Josip Ilici non sarà alle Final Eight di Lisbona, nel primo storico quarto di finale di Champions dell’Atalanta a causa di “problemi personali”. Il club di Percassi ha gestito il forfait del giocatore con sensibilità e lungimiranza, proteggendolo dagli scoop giornalistici e confermandosi tra le migliori realtà calcistiche europee anche fuori dal campo

La Depressione pos Covid

In un calcio fatto di riflettori, soldi, sfottò e competizione esasperata, il post lockdown di Josip Ilicic è una dolorosa e meravigliosa eccezione. I due aggettivi non sono scelti a caso: da una parte il dramma personale di un calciatore di talento mondiale, protagonista fino a marzo della stagione più prolifica della sua carriera, che per “problemi personali” non potrà scendere in campo nella partita che ha sempre sognato di giocare, il quarto di finale di Champions Atalanta-PSG. Dall’altra la lezione, l’ennesima, del club bergamasco, che nell’ultimo mese ha protetto il suo tesserato da attacchi meschini e dalla semplice curiosità degli addetti ai lavori.

Gian Piero Gasperini (allenatore Atalanta): “Il calcio passa in secondo piano davanti alle priorità della vita”

Bellissime le testimonianze dei compagni di squadra che gli hanno dedicato la foto di gruppo di fine campionato: tra i sorrisi dei protagonisti del terzo posto, in primo piano la maglia numero 72 e la dedica del Papu Gomez, suo grande amico “Per Bergamo e per Ilicic, un altro anno in Champions League”. Centinaia di messaggi di vicinanza sono arrivati anche dai tifosi che hanno seguito la Dea nella lontanissima trasferta di Kharkiv nel dentro-fuori dei gironi e hanno festeggiato il poker del loro idolo contro il Valencia davanti alla televisione, quando il Coronavirus aveva impedito loro di partecipare alla passerella al Mestalla.

La fragilità, l’umiltà e il basso profilo sono stati i fili conduttori della carriera di Ilicic

Lo scorso febbraio aveva confessato al portale croato 24sata che “quello che è successo a Davide Astori è stato nella mia testa per giorni. Non riuscivo a dormire, pensavo spesso di svegliarmi la mattina e di non vedere più la mia famiglia”. Una sensibilità che è stata anche la leva della sua rinascita con la maglia dell’Atalanta, la sua seconda vita calcistica. Nell’agosto 2018 la squadra di Gasperini viene eliminata nell’ultimo turno dei preliminari di Europa League contro il modesto Copenaghen. Ilicic viene colpito da un’infezione batterica che ne limita utilizzo e rendimento per due mesi (“Ho avuto paura di non riuscire più a camminare, pensavo di non poter più giocare a calcio, ho avuto paura per la mia vita”), ma negli spogliatoi del Parken il tecnico di Grugliasco e i nerazzurri gettano le basi del progetto ambizioso che li ha portati nel Gotha del calcio che conta. A raccontare quell’emblematico post-partita e la mentalità dello sloveno ci ha pensato lo stesso Gasperini in un’intervista alla Gazzetta dello Sport di qualche mese fa.


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