Caffè Lungo: Il bisogno del “mostro”

Scritto da il 17 Giugno 2019

Ero a Modena, al Forum Monzani, quando Amanda Knox ha preso la parola. È calato il silenzio, si percepivano i suoi respiri, i suoi singhiozzi, le parole scandite per essere più comprensibile e quelle dette sbagliando la pronuncia. Si percepiva anche quando deglutiva l’acqua che beveva durante le pause del suo discorso. Ero lì quando Amanda Knox ha raccontato la sua storia, ero lì quando piangeva, ero lì quando cercava con gli occhi le persone a lei più vicine; ero lì quando ho capito il bisogno del “mostro”.

A che cosa mi riferisco? Non mi riferisco ad Amanda Knox come persona vera e reale, giudicata innocente dalla giustizia italiana. Mi riferisco all’idea che, come società, ci siamo fatti di lei quando il caso di Perugia è entrato nelle nostre vite a gamba tesa e a televisione accesa. Inutile nascondersi dietro un dito, prima ancora che il processo iniziasse, prima ancora che le indagini finissero, noi come opinione pubblica avevamo già il nostro colpevole, quella “Foxy Noxy” che i media ci avevano costruito ad arte; ci bastava quello. E sapete perché?

Perché come società abbiamo bisogno del “mostro” da additare, da posizionare sull’altarino delle malefatte, da incolpare senza bisogno di una prova, infliggendogli la pena del fatto che ci ricorderemo per sempre il suo nome e il suo volto, altroché diritto all’oblio. Abbiamo bisogno di un “mostro” che ci faccia sentire migliori, che ci faccia comprendere che quell’atto noi non lo compiremmo (forse) mai e allora possiamo balzare al volo sulla barricata della giuria, improvvisandoci giudici e giustizieri. Abbiamo bisogno di un “mostro” per pulirci la coscienza dai nostri sbagli, per dire “Sì, non sono perfetto, ma di certo non sono un mostro come…”.

E quando il nostro “mostro” viene giudicato innocente? Sappiamo riconoscere i nostri errori e fare un passo indietro? Riusciamo a comprendere che, forse, i “mostri” siamo noi, coi nostri pregiudizi affrettati e quel bisogno che non riusciamo a sfamare mai del tutto? Riusciremo mai a fare a meno del “mostro”? O forse avevano davvero ragione i Linea 77 quando cantavano “Arriva il mostro e tutti applaudono”? Federico Bonati


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