CAFFÈ LUNGO: CAINO 2.0

Scritto da il 2 Maggio 2019

In un mondo utopico ogni persona vivrebbe in armonia con gli altri, considerandoli proprie sorelle e propri fratelli. Ma questa utopia è quanto mai distante dalla realtà che viviamo, in particolare in questi ultimi giorni. I fatti di Viterbo e di Manduria sono aberranti e non desidero accodarmi a quanti hanno speso e stanno spendendo ogni giorno parole su queste vicende. Semplicemente, desideravo ragionare su un fatto che accomuna questi due scempi della vita umana: le riprese con gli smartphone della violenze. Sia a Viterbo che a Manduria, chi ha compiuto violenze e vessazioni sulle vittime di queste tristi storie (la donna di 36 anni nel primo caso, Antonio Stano nel secondo) ha deciso che fosse cosa buona e giusta riprendere questo stesse facendo in quel momento, condividendo il tutto con altre persone. Perché siamo arrivati a questo? Perché siamo arrivati al punto in cui una persona deve condividere con qualcun altro la brutalità che sta compiendo, quasi certamente vantandosene? E chi riceve questi video ride o si indigna? O, più semplicemente, sta in silenzio? Sono giorni che provo a trovare risposte a queste domande, ma non ci riesco. Mi viene solo da pensare che Abele, in questo mondo, ha smesso di esistere. Caino, invece, si è evoluto, e la sua violenza corre veloce tra Wi-Fi e 4G. Federico Bonati


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