Charles Ponzi divenne famoso nel mondo per il “celebre” schema truffaldino che, ancora a distanza di un secolo, porta il suo nome. Nel libro “Lo schema Ponzi. Romanzo di una truffa” gli autori, Paolo Bernardelli e Filippo Mazzotti (quest’ultimo – curiosità biografica – nato lo stesso giorno e nello stesso luogo in cui nacque Charles Ponzi) realizzano un racconto inedito fatto di personaggi e di storie capaci di offrire al lettore un punto di vista differente sulla truffa più famosa del Novecento.
Come nasce il libro “Lo schema Ponzi. Romanzo di una truffa”?
Nasce da una passione comune di me e Paolo per i truffatori. Io ho cominciato a studiare la storia di Ponzi più o meno dal 2014. Con Paolo subito abbiamo steso tutta la prima stagione di una serie TV sulla vicenda.
Poi abbiamo vinto il primo premio al Milano Pitch poco prima della pandemia. Al termine del concorso una editor di Piemme mi ha chiesto se avevamo mai pensato di scrivere un romanzo su Ponzi. La mia risposta fu: “No. Ma penso che potremo farcela!”.
Curioso il fatto che tu sia nato lo stesso giorno e nello stesso luogo in cui nacque Charles Ponzi
Sì, forse questo è uno dei motivi per i quali ormai sono così fissato con questa storia. È una coincidenza, ma a me piace pensare che sia un segno del destino.
Come ti spieghi che, nonostante la storia di Ponzi sia ormai nota al grande pubblico, il cosiddetto “schema Ponzi” venga ancora utilizzato nelle truffe?
È una delle truffe più vecchie del mondo. Per come è strutturata, permette a chi la mette in piedi di fare tanti soldi subito. Quindi di avere parecchia liquidità quasi immediatamente.
È anche piuttosto semplice da attuare, perché si basa essenzialmente sulla fiducia che riesci a trasmettere a coloro che decidono di affidarti i loro risparmi. Basta ricordarsi di Bernard Madoff che ha portato avanti un gigantesco Schema Ponzi per quasi 25 anni con un buco di circa 65 miliardi di dollari.
Qual è un aspetto della vita di Ponzi, magari poco noto, che ti ha colpito?
Gli aspetti importanti li abbiamo sviscerati quasi tutti nel nostro romanzo. A me di Ponzi ha sempre colpito molto anzitutto la sua umanità e la sua generosità. Era un uomo della gente. Ha sempre cercato di aiutare chiunque potesse con i propri mezzi.
Insomma, io e Paolo ci siamo detti tante volte che saremo di sicuro usciti a pranzo con lui, e che sarebbe stato uno spasso. Per giunta, siamo sicuri che avrebbe offerto tutto lui. E in secondo luogo mi ha colpito il fatto che fosse un sognatore vero. Uno che ha cercato in tutti i modi di realizzare i suoi sogni. Era pronto a tutto e ha lottato finché ha potuto per realizzare il suo Sogno Americano. Non è riuscito a prendere le misure. Ponzi ha mandato sul lastrico tanti risparmiatori, è vero. Ha sbagliato.
Ma per come l’ho conosciuto io, è impossibile odiare Charles Ponzi. È stato talmente sincero – con gli altri e con sé stesso – riguardo a ciò che ha fatto – di positivo e di negativo – che non gli si può rimproverare nulla. Sono due elementi molto rari da trovare nelle persone di oggi.
I capitoli vengono scanditi da diversi personaggi: da cosa nasce questa idea? Qual è di questi il personaggio che al quale più ti senti legato?
L’idea di fare una sorta di “biografia collettiva” è nata prima di tutto per motivi pratici. Perché scrivendo in due, questa forma ci ha permesso ognuno di poter sviluppare separatamente le linee narrative di diversi personaggi e in un secondo momento di montarle tutte come se fosse un film. Alcune infatti si interrompono per lasciare spazio ad altri e poi riprendono durante tutto il romanzo.
Secondo, volevamo una forma narrativa che fosse moderna, accattivante e veloce. Avevamo già parecchio materiale abbozzato per la Serie TV. Volevamo discostarci dal romanzo classico con un principio e una fine. Paolo in quel periodo aveva appena finito di scrivere e montare “SanPa – Luci e Tenebre su San Patrignano” (la serie Netflix) e forse anche questo ci ha contaminato in qualche modo.
Io mi sento molto legato a tutti quelli che ho scritto, ma in particolare a Rudy Speranza perché è stato molto complesso svilupparlo e perché ho inserito parecchi riferimenti all’epoca d’oro del cinema muto di Hollywood che io amo particolarmente.
Il vostro libro è fatto pensando ad un possibile sviluppo televisivo/cinematografico. Ci sono progetti in questo senso?
In fin dei conti il libro è strutturato come una serie TV con diverse linee narrative che portano avanti la storia ed hanno un loro svolgimento. La Serie TV su Ponzi è già scritta e pronta.
Stiamo parlando con diversi player e case di produzione – anche internazionali – che sono interessati a portarla sullo schermo. È una storia americana, quella di Ponzi. Anzi, di italiani in America. Quindi anche produttivamente ci possono essere delle complessità da questo punto di vista.
Incrociamo le dita, sarebbe un altro sogno che si avvera.
Dopo “Lo schema Ponzi” stai lavorando a nuovi progetti editoriali, se sì quali?
Ho un sacco di idee che sto mettendo in ordine in questo periodo. L’intenzione è poi di sceglierne una e ricominciare con un nuovo romanzo. Non voglio sbilanciarmi ma mi piacerebbe restare nell’ambito delle truffe. Stavolta però vorrei vedere il lato femminile dell’inganno.