Hinchada Diferente – Il São Paulo di Telê Santana: dominio Tricolor Paulista

Scritto da il 15 Ottobre 2020

Autore: Santiago Roque Favilla

L’impressionante ascesa nazionale, continentale e mondiale dal 1991 al 1994 dello spettacolare São Paulo allenato da Telê Santana, vittorioso in due epiche Finali di Coppa Intercontinentale contro il Barcellona di Cruijff e il Milan di Capello.

 

I Mondiali di Italia 1990 sono andati in archivio. Il Brasile, eterno favorito, è stato eliminato agli Ottavi di Finale dall’Argentina per 1-0 in una partita surreale al Delle Alpi di Torino: Careca e compagni nel primo tempo colpiscono tre legni, poi calano nella ripresa e vengono trafitti all’80’ in contropiede da Caniggia che immortala una superba azione da centrocampo di Maradona, culminata con un assist al limite del paranormale. In Brasile parte ovviamente il caldissimo dibattito su cosa non abbia funzionato nella Nazionale guidata da Sebastião Lazaroni. Esce fuori il nome del precedente commissario tecnico, vale a dire quel Telê Santana considerato un pé-frio (in spagnolo si dice pecho frío): in italiano letteralmente significa “petto freddo” e solitamente questo è un modo più o meno goliardico di definire una persona senza personalità e carattere o che non fa trasparire emozioni.

D’altronde i tifosi brasiliani, nonostante la vittoria di altri due Mondiali nel 1994 e nel 2002, portano ancora in testa le cocenti delusioni del Brasile diretto da Santana nei Mondiali di Spagna 1982 e Messico 1986. Come poteva la Seleção non vincere quei tornei giocando un calcio spettacolare e schierando in campo una sfilza di fuoriclasse come Sócrates, Zico, Falcão, Éder, Dirceu, Júnior, Cerezo, Josimar, Oscar, Branco, Alemão e Careca? I motivi possono essere tanti.
Da un lato ci sono gli avversari: nell’82’, nell’ultima partita del Gruppo C contro l’Italia, Paolo Rossi diventa più cinico che mai e segna una tripletta nel 3-2 del Sarría di Barcellona (ai verdeoro, vittoriosi per 3-1 contro l’Argentina, bastava un pareggio per passare in Semifinale); o nell’86’ quando il Brasile, subendo solo 1 gol in 5 partite, è uscito ai Quarti di Finale contro la Francia di Platini ai rigori.
Dall’altro lato ci sono i difetti propri: il Brasile forse era troppo convinto di essere superiore al resto degli avversari; nel 1982 mascherava con i grandi nomi dal centrocampo in avanti una difesa fragile e un portiere, Valdir Peres, poco affidabile; nel 1986 la retroguardia fu decisamente aggiustata; probabilmente nei momenti clou alcuni giocatori non erano all’altezza (in Spagna fu emblematica la marcatura spietata del 18enne Bergomi sul robusto e goffo centravanti Serginho) o sono mancate le principali stelle come Zico che al 74′ contro la Francia si fece parare da Bats il possibile rigore del 2-1 e Socrates che sbagliò il suo nella serie. Il joga bonito, ossia giocare vistosamente all’attacco privilegiando la tecnica alla fredda tattica, come d’altronde la scuola calcistica brasiliana insegna dagli anni ’30, non bastava.

Santana, nato a Itabirito (Stato di Minas Gerais) il 26 luglio 1931, da calciatore fu un’ala destra del Fluminense dal 1951 al 1963 (vinse 7 titoli locali). Aveva ottenuto ottimi risultati prima di sedersi per la prima volta sulla panchina del Brasile dal 1980 al 1982: 1 Campionato Carioca col Fluminense nel 1969 al debutto da allenatore, 1 Campionato Mineiro con l’Atlético Mineiro nel 1970 (farà il bis nel 1988), 1 Campionato Brasileiro Série A sempre col Mineiro nel 1971 e 1 Campionato Gaucho con il Cruzerio nel 1977. Dal 1983 al 1985 addirittura lasciò la canarinha per allenare in Arabia Saudita l’Al-Ahli e anche qui vinse 3 titoli (Coppa del Re Saudita nel 1983, campionato nel 1984 e Coppa dei Campioni del Golfo nel 1985). Il ritorno alla guida del Brasile e il fallimento nel Mondiale in Messico fu come un canto del cigno. Le avventure nel Atlético Mineiro, nel Flamengo e nel Palmeiras sono brevi e poco fruttuose. Nel 1990 sembra che la carriera di Telê sia giunta al capolinea.

E invece il 12 ottobre il São Paulo, campione in carica dello Stato di San Paolo, decide di puntare su di lui. Si parte con un secondo posto nel Campionato Paulista dietro al Corinthians. Passa un anno e le posizioni si invertono: il São Paulo si riprende lo scettro statale (3-0 all’andata con tripletta/show di Raí e 0-0 al ritorno) e va a giocarsi il titolo nazionale. In Semifinale viene eliminato l’Atlético Mineiro (1-1 a Minas Gerais e 0-0 in casa) e in Finale c’è una mini derby contro il sorprendente Bragantino di Carlos Alberto Parreira (c.t. del Brasile campione del Mondo nel 1994) che ha eliminato il Fluminense. Il 9 giugno 1991, quattro giorni dopo l’1-0 casalingo (gol di Mário Tilico)São Paulo pareggia per 0-0 a Bragança Paulista e diventa campione brasiliano per la terza volta nella sua storia dopo il 1977 e il 1986, quando fu trascinato dai gol di Careca, ceduto l’estate seguente al Napoli. Santana passa dall’oblio alla più bella delle rivincite. Circondato dai giornalisti, parla commosso: È un titolo importante. Ne ho raggiunti altri da giocatore e da allenatore, ma questo è molto speciale perché l’unico Stato in cui non ero riuscito a vincere era quello di San Paolo”.

Non sarà un momento di felicità isolato. La squadra ha interpreti per andare lontano: alcuni giocatori sono nel pieno della carriera come il portiere Zetti, i difensori centrali Ricardo RochaAntônio Carlos, la mezz’ala destra Ronaldão e l’attaccante della Seleção Müller (tornato alla base dopo tre anni al Torino); mentre alcuni sono giovani che faranno carriera come Cafu, terzino destro che non ha bisogno di presentazioni ma a 21 anni è già un Pendolino micidiale, e Leonardo Araujo, giocatore universale non solo perché ha giocato in Spagna al Valencia (viene ceduto poco dopo il trionfo sul Bragantino), in Giappone al Kashima e in Italia al Milan, ma anche perché gioca dappertutto e per l’appunto inizia da terzino sinistro. Una menzione a parte la merita il 26enne trequartista Raí: fratello minore di Sócrates (il talento è nel DNA), già in rosa dal 1987, grazie a Santana si toglierà l’etichetta di giovane promessa, prenderà la fascia da capitano e diventerà un vero idolo della torcida paulista, trionfando anche nel Paris Saint-Germain dal 1993 al 1998. Negli spogliatoi, mentre si festeggia la vittoria, risponde sorridendo alla domanda se São Paulo può ambire ad altre competizioni fuori dai confini nazionali: C’è tempo per pensarci. São Paulo sta costruendo e pensiamo in grande”.

Il São Paulo, con qualche ritocco (dentro Iván Rocha in difesa per Leonardo, Pintado in mediana e Palhinha in attacco ad affiancare Müller), inizia la Copa Libertadores 1992 nel Gruppo 2 e le prime tre partite sono trasferte contro i connazionali del Criciúma (clamoroso KO per 3-0) e i boliviani del San José Oruro (vittoria per 3-0) e del Bolívar (1-1); al Morumbi il Criciúma viene demolito con un 4-0, l’Oruro strappa un 1-1 e il Bolívar cade 2-0. Le due brasiliane passano il turno (Criciúma con 9 punti e São Paulo con 8, a +2 sul Bolívar). Nella fase a eliminazione diretta vengono eliminati agli Ottavi gli uruguagi del Nacional de Montevideo con una doppia vittoria (1-0 al Centenario e 2-0 al Morumbi), il Criciúma ai Quarti (1-0 al Morumbi e 1-1 all’Estadio Hülse) e in Semifinale gli ecuadoregni del Barcelona di Guayaquil, battuti per 3-0 in Brasile e vittoriosi solo per 2-0 al ritorno. La doppia Finale è contro gli argentini del Newell’s Old Boys, allenati dal rampante allenatore Marcelo Bielsa che ha 25 anni in più di Santana (36 contro 61). Il 10 giugno a Rosario, nel Gigantes de Arroyito, il Newell’s si impone per 1-0 con un rigore del difensore centrale Eduardo El Toto Berizzo. Sette giorni dopo il risultato si ripete al Morumbi, sempre tramite un rigore trasformato da Raí al 65′. Si va alla serie dagli undici metri. Berizzo prende il palo, Raí, Zamora, Rocha e Llop non sbagliano fino a quando Ronaldão calcia centralmente addosso a Scoponi. Siamo 2-2. Mendoza tira altissimo e spreca il sorpasso. Cafu, con qualche brivido, fa 3-2. Il quinto e ultimo rigore del Newell’s lo calcia Gamboa. Zetti diventa protagonista e para a terra alla sua sinistraSão Paulo è campione del Sudamerica per la prima volta davanti a oltre 105 mila spettatori. Una gran parte di loro si riverserà festante sul manto erboso del Morumbi.

 

Nei mesi successivi il Tricolor Paulista gioca due amichevoli in Spagna contro il Barcellona e il Real Madrid e in pochi giorni stravince per 4-1 (15 agosto) e per 4-0 (28 agosto). I Blaugrana allenati da Johan Cruijff sono da poco diventati campioni d’Europa ai danni della Sampdoria di Boskov e saranno di nuovo sulla strada dei brasiliani il 13 dicembre 1992 nella Coppa Intercontinentale. A Tokyo i pronostici sono tutti a favore del Dream Team che passa in vantaggio già al 13′ con una perla dalla distanza del bomber bulgaro Hristo Stoichkov. Ma, come spesso è successo in questa competizione, le squadre sudamericane sono quasi sempre dure da domare e continuano a giocare fedeli al loro stile. Al 26′, su cross di Müller dalla sinistra, Raí di petto/pancia sul primo palo pareggia l’incontro. Müller e Begiristain potrebbero creare un nuovo vantaggio, ma Ferrer e Ronaldo Luiz compiono due salvataggi sulla linea. Nella ripresa il São Paulo esce alla distanza e di rimessa mette in affanno la retroguardia catalana con incursioni sulle fasce e veloci tocchi di prima. Il 4-4-2 di Santana è incontenibile. Al 78′ Raí trova il 2-1 con una punizione magistrale da 20 metri che beffa un indeciso Zubizarreta: il portiere fa un mezzo passo a sinistra ma il pallone carico di effetto si insacca sotto l’incrocio alla sua destra. A Tokyo si balla la samba. Una settimana dopo il São Paulo chiude un grandissimo 1992 confermandosi campione paulista dopo aver superato nella doppia finale al Morumbi il Palmeiras, battuto 4-2 (segnano Cafu e Raí con un’altra tripletta) e 2-1 (reti di Müller e Cerezo), ma non riesce a difendere la Série A che sarà vinta dal Flamengo. Nell’anno in cui è uscito nei cinema Arma Letale 3 con Mel Gibson e Danny Glober, i media brasiliani danno alla squadra di Santana il soprannome di Máquina Mortífera.

 

La Copa Libertadores 1993 inizia per il São Paulo (rinforzatosi a centrocampo con l’esperto ex Roma e Sampdoria Toninho Cerezo, già allenato da Santana in Spagna 1982) dagli Ottavi di Finale in quanto campione in carica e il primo avversario e proprio il Newell’s, finalista dell’edizione precedente. In Argentina i rosarini vincono per 2-0 e sembrano vicini a completare una sorta di rivincita, ma al ritorno al Morumbi Raí (doppietta), Dinho e Cafu firmano un perentorio 4-0. Ai Quarti di Finale c’è un incrocio fratricida contro il Cruzeiro: al Maracaná è 1-1 (gol di Palhinha) e al Morumbi 2-0 (reti di Müller e Cafu). In Semifinale Raí decide il doppio confronto (1-0 in Brasile e 0-0 in Paraguay) contro il solido Cerro Porteño. In Finale ci sono i cileni dell’Universidad Católica, letteralmente spazzati via in Brasile: il 19 maggio finisce 5-1 con un autogol di Daniel López, Vítor, Gilmar, Raí (di petto) e Müller, mentre Almada segna il punto dell’onore all’85’. Zetti tra l’altro, sull’1-0, para in rapida successione quattro occasioni chiare. Come dirà Cafu: Non avevo mai visto un São Paulo così perfetto e così tranquillo come in quella Finale”. Il 26 maggio all’Estadio Nacional di Santiago la UC si porta sul 2-0 dopo solo un quarto d’ora (reti degli argentini Lunari e Almada), ma la squadra di Santana non si scompone e porta a casa la seconda Copa Libertadores consecutiva. Raí andrà al PSG e saluta dopo un 6-1 al Santos.

Il 22 e il 26 di settembre il Tricolor Paulista sfida il Cruzeiro, campione della Supercopa 1992, nella Recopa Sudamericana. Entrambe le partite finiscono 0-0, quindi si va ai rigori al Mineirão di Belo Horizonte. Per il Cruzeiro sono fatali i primi due rigori falliti da Paulo Roberto (alto) e dal promettente 16enne Ronaldo (ipnotizzato da Zetti). Ronaldão trasforma il quarto tiro su quattro e per Santana ecco un altro titolo continentale.
Il 24 novembre São Paulo vince la Supercopa Sudamericana 1993, torneo a eliminazione diretta al quale partecipavano tutte le squadre che avessero vinto almeno una volta la Libertadores. Dagli Ottavi in avanti escono fuori Independiente (0-2 in Argentina e 1-1 in Brasile), Gremio (2-2 a Porto Alegre e 1-0 al Morumbi) e Atlético Nacional (1-0 in Brasile, 2-1 in Colombia e vittoria ai rigori per 5-4). In Finale c’è il Flamengo: le due Finali sono al cardiopalma e finiscono 2-2 sia al Maracaná che al Morumbi. Anche qui si decide tutto ai rigori: Flamengo sbaglia solo il secondo con Marcelinho (palo) e Müller firma il definitivo 5-3.

Il percorso della creatura di Santana è inarrestabile. In patria non vincerà altro fino al Paulista 1998, quindi si alimenta ancora di più quella fama di squadra copera, ossia specializzata (storicamente o in un determinato periodo della sua storia) nel saper affrontare tornei corti, come per esempio il Milan (prima di Sacchi e poi dell’allievo Ancelotti), il Liverpool di Benítez, il Real Madrid di Zidane, il Siviglia (prima di Ramos e poi di Emery) e il Boca Juniors di Bianchi. Un titolo all’estero tira veramente l’altro e così sarà anche nella Coppa Intercontinentale 1993. Il 12 dicembre a Tokyo non si presentano i francesi del Marsiglia, campione della Champions League e squalificato per un anno da tutte le competizioni internazionali a causa di una combine in campionato con il Valenciennes, pianificata dal presidente Bernard Tapie. Come da regolamento, a rappresentare l’Europa ci va la finalista perdente che in questo caso è il Milan di Fabio Capello. Gli oltre 52 mila spettatori accorsi al National Stadium presenziano a una delle finali più combattute di sempre. Dopo una traversa incredibile di Massaro, Cafu al 20′ serve nel cuore dell’area Palhinha per l’1-0. Massaro pareggia al 48′ sfruttando una dormita della difesa su un campanile alzato da Desailly. Al 58′ Leonardo, tornato a luglio dal Valencia, salta Panucci e sul secondo palo pesca l’inserimento perfetto di Cerezo per il 2-1. Il 20enne talento Juninho Paulista e Cafu sfiorano il 3-1. La partita torna ad essere incerta quando Papin di testa su sponda aerea di Massaro fa 2-2 all’81’. Finita qui? Neanche per sogno. All’87’ Cerezo lancia in profondità per Müller, Baresi sembra fuori causa, Sebastiano Rossi esce a terra a due mani ma la palla gli sfugge e carambola in modo incredibile su un piede di Müller che vede entrare la pelota in porta insieme a un disperato Baresi. Lo storico radiocronista brasiliano Galvão Bueno, voce del calcio verdeoro e tifoso del Flamengo, urla al microfono “São Paulo bicampeão do mundo!!!”.

 

L’ultimo trionfo di Santana con il suo São Paulo ha come sede ancora il Giappone, precisamente a Kobe dove si disputa la Recopa Sudamericana. Dato che i paulisti hanno vinto il double Libertadores-Supercopa nel 1993, l’avversario in via straordinaria è il Botafogo campione dell’estinta Copa CONMEBOL. Il 3 aprile 1994 a Leonardo, Guilherme ed Euller firmano il 3-1 che chiude uno strepitoso ciclo di vittorie continentali e mondiali. Soltanto il Santos di Pelé aveva vinto consecutivamente 2 Libertadores e 2 Intercontinentali nel 1962 e nel 1963.

Nel 1994 Santana va vicino addirittura alla terza Libertadores consecutiva (l’Independiente de Avellaneda ne ha vinte 4 di fila dal 1972 al 1975 e ha il record di 7 trionfi totali), ma questa volta i rigori non portano bene contro gli argentini del Vélez Sarsfield allenati da Carlos Bianchi. Il Morumbi perde la sua fama di fortino quando Pompei batte Zetti con l’aiuto della traversa e stampa il definitivo 5-4. L’unico errore dei paulisti fu il primo tiro di Palhinha, parato da Chilavert. Inizia così il ciclo piccolo del Vélez e si chiude quello del São Paulo.

Santana appenderà la lavagna al chiodo nel 1996 dopo essere stato colpito da un infarto. Morirà in un ospedale di Belo Horizonte il 21 aprile 2006 a 74 anni dopo un ricovero di 28 giorni per un’infezione intestinale. Nel 2003 gli era stata amputata una parte della gamba sinistra dopo un’operazione di rivascolarizzazione. Un finale di vita molto sofferto e triste, circondato però da affetto e grande stima. La sua lezione è stata aver creduto fortemente nel primordiale stile di gioco offensivo brasiliano, imponendolo in un club dopo le amarezze con il Brasile. Quando tutti lo davano per bollito, andò avanti e si prese la gloria e la storia. In fondo è grazie a lui se il São Paulo è diventata la squadra brasiliana più titolata fuori dai suoi confini, superando il Santos per 12 a 8.

C’era solo un modo per lui di finire con quella leggenda del pé-frio: doveva essere campione” (Zetti).

Raggiungere la perfezione è impossibile. Avvicinarsi sempre di più no” (Telê Santana).

APPENDICE 

Zetti (da riserva di Taffarel), Cafu, Ricardo Rocha, Ronaldão, Leonardo, Raí e Müller diventeranno campioni del mondo nel Mondiale degli Stati Uniti 1994, vinti ai rigori contro l’Italia di Arrigo Sacchi e Roberto Baggio.

Cafu, campione d’Italia con la Roma nel 2001 e plurititolato anche nel Milan (Scudetto del 2004, Champions League e Mondiale per Club nel 2007), è l’unico calciatore che ha disputato tre finali mondiali consecutive: USA 1994, Francia 1998 e Corea-Giappone 2002, quando gli toccò alzare la coppa dorata con la fascia da capitano.

Raí nel Paris Saint-Germain vinse il campionato francese nel 1994, due double Coppa di Francia-Coppa di Lega nel ’95 e nel ’98, 1 Supercoppa nel ’95 e la Coppa delle Coppe del 1996 contro il Rapid Vienna. Nella doppia sfida di Supercoppa UEFA contro la Juventus, vittoriosa a Parigi per 6-1 e a Palermo per 3-1, segnò dal dischetto le reti della bandiera. Nel 1998 tornò al São Paulo e, pur giocando molto meno, contribuì alla vittoria di altri 2 Campionati Paulisti nel ’98 e nel 2000, quando si ritirò dal calcio giocato.

Rogério Ceni è stato dal 1993 il portiere di riserva di Zetti e ha vissuto da comprimario la parte finale dell’Era Santana. A partire dal 1997 divenne titolare, poi nel 2005 da capitano vinse la Copa Libertadores (seconda personale, terza per il Tricolor Paulista) contro l’Atlético Paranaense e il Mondiale per Club contro il Liverpool di Rafa Benítez (1-0 a Yokohama). Al suo corposo palmarès (Mondiale del 2002 e ben 18 titoli, 10 dei quali internazionali, con il São Paulo) si aggiungono i record di presenze con il Tricolor Paulista (1237 fino al ritiro a 42 anni nel 2015) e di portiere più prolifico della storia del calcio con 131 gol. Il 20 agosto 2006, nel corso dell’incontro di campionato pareggiato per 2-2 in casa del Cruzeiro, subì due gol, parò il rigore del possibile 3-0 e infine pareggiò da solo l’incontro segnando una doppietta con una delle sue velenose punizioni (gol numero 63) e con un rigore (64).


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