Coronavirus, le imprese non vanno lasciate sole: dopo la salute la tutela del lavoro deve essere la priorità. Il Governo ascolti gli imprenditori

Scritto da il 28 Febbraio 2020

 

In momenti come questo la priorità deve essere tutelare la salute e, naturalmente, le misure adottate per proteggere i cittadini sono da rispettare comprendendone anche la (necessaria) durezza. Trattandosi di un virus è giusto ascoltare i medici, evitare polemiche e utilizzare il buon senso senza lasciarsi prendere dal panico, sperando che questa emergenza rientri quanto prima.

Anche le forze politiche, oggi, hanno il preciso dovere di mettere nell’armadio le rispettive casacche e lavorare assieme per far superare all’Italia questa pesante crisi. A nessun politico sarebbe perdonato dai cittadini il voler fare, in un simile frangente, gli interessi della propria parte a scapito del bene comune.

Tuttavia adesso è necessario anche essere lungimiranti affrontando tempestivamente l’emergenza economica che già ora stanno vivendo migliaia di imprese.

Non solo quelle presenti nelle cosiddette “zone rosse”, che naturalmente devono avere un’attenzione prioritaria, ma anche a tutte quelle aziende che, a causa di questa situazione, hanno visto i propri fatturati calare drasticamente.

Il problema economico è serio, in molte città dell’Emilia-Romagna ad esempio non è raro sentire commercianti preoccupati per aver visto in una sola settimana il crollo delle vendite e chiunque abbia un’attività sa che una settimana di mancato incasso non è certamente uno scherzo, mentre due o tre settimane di mancato incasso possono rappresentare una vera tragedia per un’azienda. Per non parlare delle numerose disdette date alle strutture alberghiere che hanno visto il crollo delle prenotazioni e con loro tanti altri esempi potrebbero essere fatti.

Il Governo sta facendo il possibile per gestire un’emergenza a cui nessuno sarebbe stato preparato, innegabile, ma altrettanto innegabilmente è il fatto che vi sia stata una pessima gestione della comunicazione; la dichiarazione sulla presunta “falla nella prevenzione” (Conte dixit) ha veicolato all’estero un messaggio sbagliato. Potevamo esser considerati il Paese capace di fare il maggior numero di controlli e invece siamo passati per incompetenti e  “appestati”. Che tutta questa pubblicità negativa abbia influito sulla percezione delle aziende estere che acquistano o importano prodotti e servizi dall’Italia è evidente ma ormai la frittata è fatta e bisogna andare avanti.

Ora la politica dovrà fare tutto il possibile per evitare la chiusura delle aziende e la perdita di posti di lavoro e per fare ciò il primo passo è ascoltare gli imprenditori, in particolare quelli che sono alla guida di piccole e medie imprese. Non si faccia l’errore di attuare provvedimenti economici senza aver ascoltato chi sta gestendo le difficoltà in prima linea, sarebbe come gestire l’emergenza sanitaria senza ascoltare i medici e gli infermieri. Le esigenze che esprimeranno gli imprenditori saranno concrete e reali: a queste persone la politica deve prima l’ascolto e poi l’azione, immediata e senza tentennamenti. Lo Stato potrà anche “far debito” se questo vorrà dire tutelare le imprese e i lavoratori . L’Italia non può affrontare un’altra crisi economica grave come quella del 2008 perché oggi questa strada potrebbe essere senza ritorno. Ascoltate gli imprenditori, non c’è tempo da perdere.

 

 


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