Il figlio del capitano americano John Kay a Mantova

Scritto da il 11 Luglio 2023

Capitano Kay

La storia di John Kay è emblematica perché è fatta di tre culture: quella tedesca della nascita in Germania, quella italiana dell’adolescenza a Merano e quella americana degli studi e del ritorno in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale in veste di capitano dell’esercito statunitense al seguito degli alleati durante la liberazione dell’Italia.

Robert F Kay, figlio di John, in questi giorni è in Italia per vedere e visitare direttamente tutti quei luoghi dove suo padre è “passato” durante la guerra. Non solo per curiosità, ma soprattutto per scrivere un libro sulla vita di John Kay. Il volume parte da appunti, note e riflessioni contenute in un vecchio diario e sulla base di vari documenti storici e sul “percorso” fatto dal padre in Italia. Il capitano Kay, infatti, passò nel Capoluogo virgiliano nell’aprile del 1945 e registrò la situazione a Mantova su un modulo prestampato. E così, nella mattina di lunedì 10 luglio Robert F Kay ha visitato la nostra città dove ha fatto tappa anche all’archivio comunale del Centro Baratta, in corso Garibaldi. Ad accoglierlo erano presenti, tra gli altri, l’assessore del Comune di Mantova al Sistema Bibliotecario Alessandra Riccadonna, Andrea Barbieri dell’archivio comunale, Renato Zavattini dell’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, lo storico e scrittore Carlo Benfatti, l’archivista Paola Fila e Giacomo Cecchin che ha curato l’incontro e l’iniziativa.

“John Kay proprio per la sua sintesi di varie culture – spiega Cecchin – fu arruolato nell’intelligence dell’esercito americano e spedito sul fronte italiano. Nel 1945, da Salerno risale tutta la penisola e il 25 aprile arriva a Mantova dove registra la situazione con riferimento agli edifici e ai ponti, ai rifornimenti alimentari e all’energia e a tante altre cose. Ad esempio, registra con molta attenzione la presenza dei partigiani che in città sono oltre 300, appartenenti alle brigate socialiste, comuniste e liberali. Parla del vescovo Menna definendolo fascista e odiato dalla popolazione e registra anche le cinque case chiuse presenti con 20 ragazze”. Il modulo in questione è un prestampato ed è stato compilato con la macchina da scrivere da John Kay. Un viaggio nel tempo davvero emozionante, dunque, che ora il figlio Robert Kay vuole far rivivere in un prezioso volume.

“La relazione del capitano Kay è veramente interessante – ha detto l’assessore Riccadonna – e ci ha permesso di entrare ed approfondire quei giorni della Seconda Guerra Mondiale, un vero e proprio salto anche nella storia della nostra città. Nel nostro archivio comunale abbiamo alcuni documenti riguardanti il periodo del passaggio del capitano Kay anche se non abbiamo riferimenti specifici riguardanti la sua figura. Sono archiviati quotidiani, fotografie, testimonianze di quei giorni che sicuramente associavano al profumo della libertà anche momenti di apprensione e tensione”.
Robert F Kay ha ringraziato tutte le persone che lo hanno accolto a Mantova ed aiutato a ripercorrere e a conoscere da vicino il “lungo viaggio” del padre.


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