Nella sede del Parco del Mincio: un allestimento simbolico, dedicato al lavoro nelle Valli

Scritto da il 28 Dicembre 2021

Ad accogliere i visitatori c’è anche un maxi schermo con racconti attraverso le immagini

Si chiama “Giostra di canéij” ed è la nuova installazione illuminotecnica – evocativa del lavoro di raccolta delle canne palustri nelle Velli del Mincio – che accoglie i visitatori della sede amministrativa dell’ente Parco Regionale del Mincio, in piazza Porta Giulia a Mantova. L’installazione è affiancata da un maxi schermo in cui scorrono i video rappresentativi dell’area protetta e delle opere che l’ente realizza per riqualificare l’ambiente e renderlo fruibile ai visitatori.

“L’installazione è nata dalla necessità di dare luce a questo ambiente che è senza finestre, ed è stata l’occasione per creare un luogo di benvenuto a chi entra nella sede del Parco del Mincio – spiega il Presidente Maurizio Pellizzer -. Si tratta di un allestimento semplice e festoso, che vuole enfatizzare l’identità del Parco, attraverso figure che ne indagano le radici e ne rimarcano le mansioni che non sono solo amministrative, ma altamente simboliche per un’intera comunità”.

Il compito di evocare questo richiamo al territorio è stato affidato all’architetto mantovano Stefano Castagna. “E’ il lavoro che plasma i luoghi del nostro quotidiano e che ne trasforma in ogni momento il paesaggio, su cui il Parco ogni giorno vigila e tutela. Allora si sono cercati nella memoria, proprio con un’operazione di ‘scavo’ nella tradizione di questi luoghi, una serie di oggetti ri-trovati e mai del tutto perduti, che evocassero il lavoro quotidiano del nostro territorio, e che per via induttiva ne rappresentassero appunto l’anima più semplice e vera”.

I materiali scelti sono stati quindi il legno e la canna palustre, e un centro compositivo, un ‘fuoco’ che fosse legato alla memoria dei luoghi. “Cosa meglio di un bartavello luminoso come la lampada Falkland di Bruno Munari del 1964?  Questo simpatico fantasmino di luce – spiega Castagna – che del tutto somiglia appunto ad una rete da pesca usata nelle Valli del Mincio pende sul centro della pedana e da solo illumina la sala e tutto intorno tanti fasci o mazzi di canne (masoij da canéij), quasi ad abbracciarne e difenderne la fragile presenza  Questi fasci si muovono come danzando nell’aria, appesi ad una cornice tonda che è un altro oggetto tratto dal mondo del lavoro quotidiano del territorio: il setaccio (s’dass) usato per vagliare le granaglie al mercato o le farine in cucina. E i 12 fasci sono appesi come lo erano i salami nelle cantine profumate dei nostri padri, ad asciugare all’aria o come erano i fantastici doni che pendevano dall’Albero della cuccagna”.

“Il progettista – spiega il direttore Cinzia De Simone – ha realizzato una installazione accessibile, nel rispetto delle norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche, che è un omaggio al cuore del Parco: la riserva naturale delle Valli del Mincio. Il resto lo raccontano i video: la bellezza del territorio e le emergenze naturalistiche che lo caratterizzano ma anche le opere realizzate dall’ente e sintetizzate da due time-lapse sulla realizzazione dell’ecotunnel a Sparafucile e sul ponte ciclopedonale a Porto Catena”.


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