Latte, il prezzo non va. Il presidente di Confagricoltura Mantova Cortesi: “Rischiamo il tracollo del settore”
Scritto da Alberto Carmone il 3 Novembre 2021
Aumento improvviso e brutale dei costi produttivi per le aziende, impennata nei prezzi al consumo ma, come invece sarebbe stato lecito aspettarsi, mancanza di adeguato riconoscimento ai produttori. È questa la situazione che, negli ultimi mesi, stanno vivendo le aziende da latte, strette nella morsa di una parte di industria che, imponendo prezzi tra i 34 e i 36 centesimi al litro, le mette spalle al muro, facendo loro rischiare il tracollo: «A Mantova – spiega Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – l’allarme forse è più contenuto, dal momento che la maggior parte del latte finisce in cooperativa, ma non possiamo rimanere indifferenti alla situazione. Una parte del mondo industriale, non tutti ed è giusto sottolinearlo, paga gli allevatori molto al di sotto dei costi produttivi, e questo è insostenibile. Se si andrà avanti così la prospettiva sarà una sola, la
chiusura di molte aziende».
Torna sul tema anche Manuel Lugli, presidente della sezione latte di via Fancelli: «Non c’è, da parte del mondo industriale, un adeguamento del prezzo del latte verso l’alto rispetto alle quotazioni delle Dop, del latte spot e del latte europeo. L’industria e la Gdo devono essere responsabili e parte della filiera anche nei momenti di difficoltà: siamo l’unica categoria che non può adeguare il proprio prezzo di vendita all’aumento delle materie prime. Mais e soia, per non parlare di energia e costi accessori, hanno avuto rincari impressionanti in brevissimo tempo, ma noi questi ultimi non riusciamo a recuperarli alla vendita. La situazione è intollerabile, la sopravvivenza di un intero settore è a rischio. Con il latte al di sotto di 40 centesimi al litro non copriamo i costi produttivi».
Una richiesta di aiuto è stata lanciata alla politica, prova ne sono i vari tavoli latte sorti nelle ultime settimane: «Le istituzioni devono salvaguardare il produttore – prosegue Lugli – che è il primo anello della filiera. Il mondo
industriale e la catena distributiva naturalmente fanno resistenza, ma senza di noi crolla l’intero sistema produttivo». «Chiediamo all’industria – aggiunge Cortesi – di tenere conto della situazione degli allevatori, e di adeguare dunque i propri prezzi. Solo così potremo camminare di pari passo e salvaguardare il nostro settore».
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