Tutti i Santi, la riflessione sul Vangelo del 1° novembre del Vescovo Francesco Cavina: “Con questa festa contempliamo la Chiesa del cielo”
Scritto da Redazione il 1 Novembre 2020
È consolante pensare che in cielo, a contemplare il volto di Dio, ci sono persone che abbiamo frequentato e conosciuto, alle quali eravamo uniti da profonda amicizia o affetto
La riflessione sul Vangelo di domenica 1° novembre 2020 di monsignor Francesco Cavina*:
“La Chiesa celebra oggi la solennità di tutti i Santi. Con questa festa noi ricordiamo tutti i nostri fratelli defunti che partecipano già della pienezza della vita eterna e i cui nomi, pur non presenti nel calendario della Chiesa, sono però scritti nel Libro della Vita che solo Dio conosce. Santo, dunque, è un figlio di Dio – divenuto tale nel Battesimo – che essendo stato fedele alla chiamata alla fede, vive ora nella casa del Padre celeste. Con questa festa noi abbiamo la gioia di contemplare “la Chiesa del cielo”.
Esiste, dunque, oltre alla Chiesa terrena una Chiesa che vive già nel possesso beato di Dio. Tuttavia tra la Chiesa terrestre e la Chiesa celeste vi è unità. La Chiesa, infatti, è una, ma in questa unica Chiesa ci sono membri che sono ancora pellegrini, e possono perdere la grazia, possono sottrarsi al Signore mentre altri appartengono ormai definitivamente a Lui e niente e nessuno potrà separarli dal Suo amore.
Per questa ragione la Chiesa terrena si affida alla intercessione di tanti fratelli che come noi sono passati per questo mondo affrontando difficoltà e tentazioni simili alle nostre, e hanno vinto. Si tratta, come ci ricorda la prima lettura della Santa Messa, di una moltitudine immensa di ogni nazione, razza, popolo e lingua che nessuno può contare.
Molti santi sono stati riconosciuti tali dalla Chiesa e ogni anno li ricordiamo in un giorno preciso e chiediamo il loro aiuto e la loro protezione. Oggi, però, festeggiamo e chiediamo l’aiuto di tutti quei cristiani che non sono ricordati ufficialmente, ma che sono santi perché morti in grazia di Dio. È consolante pensare che in cielo, a contemplare il volto di Dio, ci sono persone che abbiamo frequentato e conosciuto, alle quali eravamo uniti da profonda amicizia o affetto. Costoro dal cielo ci soccorrono “con le loro preghiere, che sono forti e sagge, mentre le nostre sono così deboli e cieche”. Ha scritto un autore: “Quando vi affacciate alla finestra in una sera di novembre e vedete il firmamento punteggiato di stelle, pensate agli innumerevoli santi del cielo, che sono pronti ad aiutarci” (R.A. Knox, Sermone ai collegiali di Allì Hallws, 1 novembre 1950).
I beati che sono già in cielo non sono persone strane. Sono nostri fratelli in umanità che hanno conosciuto le nostre fragilità, hanno commesso errori, hanno fatto esperienza della sofferenza, hanno vissuto anche momenti di crisi, ma hanno cercato appoggio nel Signore, hanno chiesto il suo perdono, lo hanno incontrato nell’Eucarestia. Si sono fidati di Lui. Si sono impegnati a vivere il comandamento nuovo dell’amore fraterno, lasciatoci da Gesù.
Santo, in definitiva, è colui che cerca di vivere seriamente il dono del Battesimo e la conseguente dignità di figlio di Dio. Ma si tratta di una scelta non facile perché la fedeltà a Cristo ha portato, fin dall’inizio, i cristiani a passare “attraverso la grande tribolazione” dell’odio e della persecuzione, che continua ancora oggi, soprattutto ad opera di coloro che invece dovrebbero manifestare riconoscenza e gratitudine, perché maggiormente beneficati dall’amore cristiano.”
*Vescovo Emerito di Carpi
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