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Vangelo della domenica, il commento del Vescovo Francesco Cavina: “L’intero universo è amato da Dio”

Scritto da il 7 Giugno 2020


S.E. Mons. Francesco Cavina, 7 giugno 2020


La riflessione di domenica 7 giugno 2020 del Vescovo Emerito di Carpi Francesco Cavina:

“Dopo aver celebrato i misteri della salvezza – dalla nascita di Cristo a Betlemme fino alla venuta dello Spirito Santo a Pentecoste – la Liturgia ci porta a contemplare il mistero centrale della nostra fede: la santissima Trinità, fonte di tutti i doni e di tutte le grazie, mistero ineffabile della vita intima di Dio.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna che Dio è Uno e in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Si tratta di una verità che Dio stesso ha progressivamente rivelato agli uomini.

Infatti, nell’Antico testamento, Dio si è fatto conoscere come Creatore e Signore che, a differenza del mondo è “increato”, è eterno e non conosce limiti perché è onnipotente. L’Antico Testamento, però, rivela Dio anche come “il pastore che fa pascolare il gregge”, il Padre che si prende cura dei suoi figli con tenerezza e dolcezza, che perdona e dimentica le frequenti infedeltà del suo popolo.

Ma è con l’incarnazione del Figlio di Dio che veniamo a conoscere molto altro di Dio. Nel brano di Vangelo abbiamo sentito da Gesù stesso queste parole: “Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio”. Vogliamo brevemente soffermarci su questa frase. In essa troviamo due verbi. Innanzitutto il verbo “amare”. Il mondo, l’intero universo è amato da Dio. E non può essere diversamente perché tutto è stato da Lui creato. L’altro verbo è “ha donato”. Si tratta di un fatto preciso, reale e ben localizzabile accaduto ventun secoli fa in uno sperduto paese dell’Impero Romano e che ha trasformato radicalmente la storia dell’umanità.

Chi dona Dio? Dona il suo Figlio. Il Figlio unico. San Paolo commenta: “Il Padre non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma l’ha sacrificato per noi” . Poche parole per dirci l’enormità e la follia dell’amore di Dio per noi. La vita e la parola di Gesù sono tutto un rimandare al Padre, che traspare nel suo volto, in tal modo chi vede Gesù vede il Padre. Dio non si incontra veramente se si prescinde da Cristo.

Il Figlio di Dio, divenuto uno di noi, ci ha rivelato anche l’esistenza dello Spirito Santo, il quale “procede dal Padre e dal Figlio”.

E così giunge a compimento la rivelazione della vita intima di Dio: Dio è una comunione di vita. Il mistero della Santissima Trinità è il punto di partenza di ogni verità rivelata e la fonte da cui procede la vita cristiana e la meta verso la quale siamo incamminati. Siamo figli del Padre celeste, fratelli e coeredi di Cristo, continuamente santificati dallo Spirito Santo per somigliare sempre di più a Cristo.

Queste brevi riflessioni ci aiutano a capire che il Credo che noi proclamiamo nella Messa non è una raccolta di idee, ma un insieme di fatti: Dio ha creato, Gesù è stato concepito per opera di Spirito Santo, ha sofferto, è morto, è risuscitato, è salito al cielo. Lo Spirito Santo è colui che procede dal Padre e dal Figlio e dà la vita. I cristiani nella Liturgia non celebrano idee astratte quali la giustizia, la fraternità, la pace, ma avvenimenti che hanno Dio come attore e protagonista. E’ Dio, in altre parole, che ama, che dona, che si fa carne, che si rende presente, che salva, che chiama.

La Trinità Santissima è continuamente invocata in tutta la Liturgia. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo siamo stati battezzati, e in questo nome ci vengono perdonati i peccati; molte preghiere che recitiamo cominciano o finiscono con un’implorazione al Padre, mediata da Gesù Cristo, in unità con lo Spirito Santo.

Scrive un Santo:

“Dio è mio Padre. Se lo mediti non  riuscirai a staccarti da questo consolante pensiero. Gesù è mio Amico che mi vuole con tutta la divina pazzia del suo Cuore. Lo Spirito Santo è il mio Consolatore, che mi guida nel percorrere tutta la mia strada”.”