Rimozione della statua di Montanelli, il presidente della “Fondazione Montanelli Bassi” Alberto Malvolti: “Polemica incredibile e offensiva”

Scritto da il 12 Giugno 2020

Nei giorni scorsi i “Sentinelli“, movimento informale “nato tra il serio e il faceto“, hanno  indirizzato al Sindaco di Milano Giuseppe Sala una lettera nella quale, parlando del parco e della statua dedicati al celebre giornalista Indro Montanelli, si chiedeva di “valutare l’ipotesi di rimozione della statua” per intitolare gli stessi giardini pubblici a qualcuno “più degno“. Inutile dire che, parlando di uno dei più grandi giornalisti italiani, larga parte del mondo culturale, conservatore e progressista che sia, neppure prenderebbe in considerazione la possibilità di privare la città di Milano della presenza nella toponomastica di  uno tra i suoi cittadini più illustri del ‘900. 

Non si è fatta attendere la replica della Fondazione Montanelli Bassi la quale, per voce del proprio presidente Alberto Malvolti, ha scritto al Sindaco di Milano Giuseppe Sala e al Sindaco di Fucecchio, città natale di Montanelli, Alessio Spinelli:

E’ da ieri che, ancora una volta, si sta sviluppando un’incredibile e offensiva polemica sulla statua dedicata nel 2006 a Indro Montanelli, il grande giornalista che amava dire: “Tutto ciò che sono lo devo a Fucecchio, tutto quello che sono diventato lo devo a Milano”, in una dichiarazione di affetto e di riconoscenza per le sue due “patrie”.

Si tratta di una violenta polemica che deforma rozzamente e in modo strumentale una vicenda mai nascosta da Montanelli e che deve essere giudicata nel contesto storico in cui è avvenuta […] Le testimonianze lasciate da Montanelli e il contesto storico in cui quei fatti avvennero dimostrano che non ci fu alcuna violenza né tanto meno ci furono atteggiamenti razzisti da parte di Indro, che accettò quel ‘matrimonio’ proposto dalla popolazione locale e celebrato pubblicamente secondo gli usi e i costumi abissini.

Razzista fu, semmai, il provvedimento fascista che di lì a poco proibì i matrimoni misti in nome della superiorità della razza bianca.     
Riteniamo che anche il solo ipotizzare la rimozione di Indro sarebbe un’offesa alla memoria del più popolare e apprezzato giornalista italiano del Novecento oltre a rappresentare un insulto alla città di Milano che nel giornalista ha sempre riconosciuto un proprio cittadino di cui essere orgogliosa.

Non è la prima volta che, con una visione distorta della storia e alla luce di un singolo avvenimento, si accusa un uomo che attraverso decine di libri e decine di migliaia di articoli, ha speso una lunga esistenza a raccontare vicende, costumi, personaggi dell’Italia e del mondo divenendo un modello di scrittura giornalistica universalmente riconosciuto.  Un uomo che con i suoi scritti è stato il testimone del ventesimo secolo e si è battuto sempre per la libertà e l’indipendenza della propria professione è ora preso a bersaglio per una vicenda della sua giovinezza, deformata e strumentalizzata ingiustamente.


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