“Occidente, noi e loro. Contro la resa a dittatori e islamisti”: intervista a Daniele Capezzone

Scritto da il 6 Gennaio 2025

Capezzone riflette sul ruolo dell’Occidente e dell’Europa in questa complessa fase storica: “Abbiamo davanti un anno pieno di incognite”

 

Libri – “Occidente, noi e loro. Contro la resa a dittatori e islamisti” (Edizioni Piemme) è l’ultimo libro scritto dal giornalista Daniele Capezzone.

Nonostante il testo sia stato pubblicato nel settembre scorso, mese dopo mese, pare diventare sempre più attuale. Attuale non solo perché persistono i conflitti di cui Capezzone parla (aggressione della Russia all’Ucraina e guerra tra Israele e Hamas) ma anche per il recente ritorno di attacchi terroristici in Europa e negli Stati Uniti.

Attuale perché, partendo dal discorso che Margaret Thatcher tenne a Bruges nell’88, si parla della necessità che l’Europa sia pronta a provvedere alla propria sicurezza.

L’intento è sempre quello di stimolare un dibattito, viviamo in tempi complessi che richiedono soprattutto consapevolezza mentre sembrerebbe che l’Occidente – nel mettere in discussione sé stesso – sottolinei costantemente le proprie colpe dimenticando il proprio valore e, soprattutto, dimenticando quegli aspetti che possono renderlo ancora oggi un modello per il resto del mondo.

 

 

Partiamo dal titolo…

Chi siano “loro” ce l’hanno spiegato molto bene, per un verso le potenze autoritarie che sono impegnate in un’opera di logoramento dell’Occidente, oltre che di oppressione dei loro stessi cittadini, e soprattutto chi siano “loro” ce l’hanno spiegato benissimo gli islamisti, dalle Torri Gemelle ad oggi, con una sequenza di attentati, di violenze, di lesioni a volte atroci dei diritti delle donne e degli uomini.

Ecco, è come se noi tutte queste cose avessimo deciso di non vederle, è come se ci fossimo auto illusi del fatto che il mondo fosse un dolce e delicato asilo di infanzia, privo di nemici, privo di asprezze, privo di insidie, in particolare le classi dirigenti occidentali, con particolare riferimento a quelle progressiste, che non vogliono vedere il pericolo islamista, che invece è sempre lì, è ancora lì, è di nuovo lì!

 

Con l’elezione di Donald Trump cambierà qualcosa?

Naturalmente l’anno che abbiamo davanti è pieno di incognite e si può sperare che Trump rappresenti un punto di svolta almeno sul piano della consapevolezza della esistenza di un pericolo islamista.

Al tempo stesso però c’è un’insidia molto concreta: quanto più le forze integraliste e fondamentaliste perdono terreno in Medio Oriente, e questa è una buona notizia, tanto più – e questa invece non è una buona notizia – possono avere la tentazione di rilanciare qua la carta terroristica, attraverso appelli alla jihad, attraverso appelli ad atti di singoli o di filiere terroristiche, nelle nostre capitali.

Siamo pronti psicologicamente? Io continuo a vedere sui nostri giornali titoli incredibili, quando c’è un attentato leggo, ad esempio, “auto sulla folla”, come se un’auto si fosse guidata da sola; è come se noi non volessimo vedere il rischio che è qui in mezzo a noi.

Prendiamo anche un episodio vicinissimo, un episodio recente, l’egiziano che con un coltello ha cercato di colpire quattro persone, aveva il Corano in tasca. Ecco, questo collegamento tra coltello e Corano, tra le grida islamiche e un’azione potenzialmente omicida, è qualcosa che noi vogliamo scansare dal nostro orizzonte visivo, mi pare un grave errore di giudizio da parte nostra.

 

Il tema della sicurezza, tra l’altro, è toccato anche nel discorso – incredibilmente attuale – che Margaret Thatcher tenne a Bruges e che lei riporta nel libro.

Il discorso è stato pronunciato il 20 settembre 1988, quindi molti anni fa, eppure sembra scritto ieri. Alcuni passaggi sono letteralmente profetici, come quando affermava che il nostro stile di vita, la nostra libertà, le nostre democrazie non dipendono tanto dalla bontà delle nostre idee, che pure sono fondamentali, ma dalla forza della nostra difesa. 

Margaret Thatcher aveva ben presente come la pace e la libertà non siano dei beni conquistati per sempre, magicamente inattaccabili; si tratta purtroppo di beni che sono costantemente a rischio, che possono essere perduti da una generazione all’altra e noi questa consapevolezza dovremmo assolutamente averla.

E invece ancora nelle nostre società c’è una specie di autocolpevolizzazione, l’Occidente ha disprezzo di sé stesso, ha vergogna di sé stesso, quasi si scusa per la propria storia. Certo – e questo è il cuore del libro – che le nostre democrazie hanno tanti difetti, certo che noi dobbiamo batterci per cambiare in meglio, per migliorare quello che non funziona, ma non dobbiamo buttare via il bambino con l’acqua sporca.

Sarebbe paradossale se dimenticassimo che abbiamo estratto una carta altissima nel gioco della vita a nascere in questa parte del pianeta che, lo ripeto ancora, avrà mille problemi ma è comunque la parte meno violenta, meno autoritaria, meno prepotente e meno irrispettosa dei diritti individuali che ci sia, rispetto agli altri “leoni del pianeta”.

 

Con l’aggressione della Russia all’Ucraina ci troviamo una guerra alle porte dell’Europa, nel libro parla dell’importanza della deterrenza…

Questa è la chiave fondamentale, l’Occidente ha vinto la guerra fredda senza sparare un colpo, proprio grazie alla deterrenza. Cosa vuol dire “deterrenza”? Vuol dire avere una difesa più forte degli altri, avere mezzi militari più forti degli altri; il solo fatto di averli, di avere per così dire “muscoli più forti”, induce i nemici della libertà a desistere preventivamente.

Da questo punto di vista occorrerebbe comprendere che dotarsi di una buona difesa è il contrario di un atteggiamento bellicista, semmai è proprio lo strumento per evitare di dover passare alla guerra, è proprio lo strumento per evitare il momento bellico, e come lo possiamo evitare? Mostrando preventivamente di essere  più forti.

Ronald Reagan e Margaret Thatcher avevano ben presente questo fatto, un’evidenza che dovremmo aver ben presente anche noi, altrimenti l’avranno presente – ahinoi – Pechino, Teheran, eccetera.

 

Nel libro non risparmia critiche neppure agli “amici confusi di destra

È un incoraggiamento a ricordare la grande lezione di Oriana Fallaci.

Oriana Fallaci queste cose le aveva spiegate benissimo nei primi anni 2000 e tutti l’applaudirono a destra, allora. Oggi però vi sono, soprattutto da parte degli  intellettuali di centrodestra o dei commentatori dei giornali di centrodestra, delle défaillance, dei vuoti di memoria.

La lezione di Oriana Fallaci rispetto all’Islam e rispetto alla necessità di un nostro scatto di orgoglio all’insegna della libertà è una lezione che non deve essere dimenticata! 

 

Inevitabile non pensare al conflitto tra Israele e Hamas.

Qualunque sia l’opinione di ciascuno di noi sull’attuale Governo israeliano – che io difendo, mentre altri possono criticarlo – qualunque sia l’opinione di ciascuno di noi sul dibattito politico di Israele,  qualunque sia l’opinione di ciascuno di noi sul dibattito civile di Israele: quello è un Paese dove, uno, si può votare; due, si possono cambiare i governi; tre, si possono criticare i governi; quattro, si possono fare manifestazioni politiche contro i governi; cinque, si possono costituire coalizioni politiche contro i governi.

Ci sono regolarmente elezioni. E, diciamolo, quello è esattamente il modello che noi dovremmo auspicare per il resto del Medio Oriente. Questo è il tema.

C’è un tentativo da parte dell’ala islamista estrema, guidata dall’Iran, di cancellare Israele dalla faccia della Terra. Qual è il modello alternativo che ci propongono delle teocrazie islamiste?

Come si può avere dubbi tra una democrazia elettorale da una parte, dove appunto può vincere la destra o può vincere la sinistra, dove sono garantite le libertà delle persone, le libertà degli omosessuali, le libertà degli stessi islamici, e invece, dall’altra parte, delle teocrazie fondamentaliste che opprimono il loro popolo, segregano le donne, perseguitano gli omosessuali, mettono in galera o a morte o in esilio i dissidenti politici.

Questo è il cuore della questione.

 

Nel libro cita il 25 aprile, quest’anno sarà l’ottantesimo anniversario della Liberazione, come far sì che questa ricorrenza sia davvero condivisa da tutti?

Evitando che sia usata in modo divisivo, è semplicemente ridicolo che 80 anni dopo le opposizioni pretendono di trattare da fascisti i vincitori delle libere elezioni del 2022.

La cosa è insensata, non funziona rispetto agli elettori, è un clamoroso autogol da parte della stessa sinistra. L’opposizione faccia il suo mestiere, che è fondamentale in una democrazia, ma non pretenda di mettere stivaloni e camicia nera ai suoi avversari.

 

 

“Occidente, noi e loro. Contro la resa a dittatori e islamisti” di Daniele Capezzone (ed. PIEMME)  

 

“Da anni, una folta e agguerrita schiera di politici e commentatori spara a palle incatenate contro il nostro Occidente. Chissà perché, però, questi signori stentano a trasferirsi a Pechino-Mosca-Teheran: molto meglio restare qui, nei loro confortevoli salotti di Roma-Parigi-Berlino-New York, per spiegarci che la nostra metà del mondo fa schifo, è colpevole di vecchie e nuove atrocità, ed è moralmente responsabile di tutti i mali del pianeta.

 

Intendiamoci: i nostri Paesi sono pieni di guai e di difetti, ci fanno disperare ogni giorno, occorre lottare senza sosta per cambiarli. Ma come si fa ad avere un solo istante di esitazione nella scelta del modello di riferimento? Di qua, c’è un mix di democrazia politica e libero mercato: combinazione discutibile e imperfetta quanto si vuole, ma è il modo meno violento di organizzare i rapporti civili e sociali che gli esseri umani abbiano saputo inventare. Di là, invece, nei presunti “paradisi” anti-occidentali, cosa c’è?

 

Autocrazie, oppressione, fondamentalismo religioso, molto spesso accoppiati a una vita più povera e alla persecuzione di dissidenti e oppositori. È lì che ci si vorrebbe portare? » Daniele Capezzone, in un saggio agile e provocatorio, polemizza contro i nemici della libertà, i commentatori terzomondisti, i cripto-antisemiti, gli haters dell’Occidente, i guru e i paraguru progressisti, prende di petto le proteste e le polemiche di questi mesi e cerca di scuotere chi rischia di cadere vittima di argomenti tanto suggestivi quanto infondati”.

 

Info PIEMME 

Marchio Piemme
Serie di collana Saggi e Attualità
Pagine 224
Pubblicazione Settembre 2024
ISBN 978885669572

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