Nella giornata di ieri, giovedì 26 agosto 2021, è andata in scena nella prestigiosa cornice dell’Arena di Verona la settima e penultima rappresentazione di Nabucco, celebre opera di Giuseppe Verdi che nel 1842 decretò il successo del compositore allora 29enne.
Un cast di livello internazionale
Il cast di livello internazionale ha visto come protagonista il baritono Amartuvshin Enkhbat nel ruolo di Nabucco. Il basso polacco Rafał Siwek nel ruolo Zaccaria e il tenore Riccardo Rados come Ismaele. Il mezzosoprano Annalisa Stroppa ha interpretato Fenena, la figlia di Nabucco convertita all’ebraismo. Il baritono Nicolò Ceriani nei panni del Gran Sacerdote di Belo, Carlo Bosi come Abdallo ed Elena Borin come Anna. In questa unica data si è potuto assistere alla partecipazione del soprano tedesco Maida Hundeling che ha vestito i panni di Abigaille, la figliastra di Nabucco.
A dirigere l’Orchestra della Fondazione Arena il maestro Daniel Oren e, per il Coro, il maestro Vito Lombardi.
Al termine della rappresentazione il pubblico presente si è alzato in piedi tributando un lungo e meritato applauso per una rappresentazione capace di coinvolgere ed emozionare i presenti e che, certamente, non ha deluso le aspettative.
Lo spettacolo, reso ancora più accattivante dalla partecipazione di “solisti, corpo di ballo, mimi e figuranti e dal nuovo allestimento realizzato dal team creativo areniano in collaborazione con D-wok per le scenografie digitali e con immagini provenienti dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS) di Ferrara, ambasciatore di Bellezza e soprattutto testimone concreto dei frammenti di Storia rappresentata“.
Il ricordo di Attilio Colonnello
La rappresentazione ha voluto anche ricordare il compianto Attilio Colonnello (1930-2021) “pittore, scenografo, costumista e regista che ha firmato alcune delle più importanti produzioni della storia areniana dal 1962 al 1986” e recentemente scomparso e che “proprio come scenografo di Nabucco esordì all’Arena di Verona, dove curò ben sedici titoli, ricoprendo anche la carica di direttore allestimenti, per poi riprendere la libera professione dalla Scala al Metropolitan e tornando infine con due memorabili opere-kolossal: I Lombardi alla prima crociata (1984) e Andrea Chénier (1986)” alla “sua vita dedicata al Teatro e all’Opera e al suo alto esempio artistico fiorito anche a Verona” Fondazione Arena e i suoi lavoratori hanno voluto dedicare questa serata del capolavoro giovanile verdiano.
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