Ilario Tamassia aveva 83 anni, nel corso della propria carriera ha arredato alcune delle case più belle d’Italia
Addio a Ilario Tamassia, storico arredatore e collezionista, molto noto nel settore, scomparso nei giorni scorsi all’età di di 83 anni. Il suo showroom “Artistic Tamassia“, nato per arredare “le case più belle“, è stato per lungo tempo un punto di riferimento nel territorio modenese (e non solo). Inoltre, Tamassia fu tra i più grandi collezionisti di cimeli appartenuti a Maria Callas.
Uomo creativo e amante del bello, era abituato a guardare oltre, a vedere le opportunità negli spazi, ad ascoltare senza i pregiudizi artefatti di chi propone modelli, ma modellando e combinando sui desideri dei clienti la propria infinita offerta di oggetti. Una creatività che anche nei giorni difficili del terremoto rivelò la propria fecondità, quando Tamassia trasformò vetri e cocci rotti dalla furia del sisma in sculture.
Tamassia fu ospite di Radio 5.9 negli anni di Cavezzo, all’inizio dell’attività di questa emittente non fece mancare il proprio supporto donando alcuni tendaggi in quel momento importanti per riparare la struttura e l’attrezzatura tecnologica dal sole. Oggi vogliamo ricordarlo con un testo inedito che gli consegnammo alcuni anni fa:
In “Esercizi di stile” lo scrittore francese Raymond Queneau declina, brillantemente, in novantanove diverse variazioni un singolo episodio di vita quotidiana “mettendo alla prova tutte le figure retoriche”; ciò che è uguale varia diventando differente a se stesso, trovando diversi significati nelle molteplici forme che assume.
Entrando nel grande emporio realizzato in oltre cinquant’anni di lavoro dal Maestro Ilario Tamassia si finisce catapultati in un luogo senza tempo in cui centinaia, anzi migliaia, di mobili, opere d’arte, lampadari pregiati, vetri preziosi, scintillanti argenti e piccoli e grandi capolavori di un artigianato ormai sempre più raro, si manifestano in stili diversi e in collocazioni capaci di valorizzare gli insiemi: ciò che infatti appare evidente guardando quell’oceano di oggetti è che nessuno di essi si trova isolato, quasi che nel disporli si fosse agito con la delicatezza e la cura che di solito si riserva alle cose animate. E se Queneau con i suoi esercizi otteneva un effetto solo in apparenza leggero, in realtà forte di quella leggerezza che è propria della profondità di pensiero, così Tamassia, nella propria incessante raccolta di opere, è stato in grado di declinare decine, forse centinaia, di volte il proprio amore per la bellezza nella sua arte, quella dell’arredamento che si è espressa in tutti questi anni nella cura delle più belle dimore d’Italia (e non solo).
Gli oggetti contenuti in questo luogo sono l’eco di Tamassia, sono il materializzarsi della sua creatività e del suo amore per il bello, sono l’estro di questo uomo che gode del privilegio riservato agli artisti, vedere oltre, vedere attraverso, comprendere ciò che ha valore e, a modo proprio, raccontarlo: arredando egli non vede spazi vuoti da riempire ma dimensioni libere pronte ad accogliere ciò che egli ha da offrire.
Ogni singolo oggetto poi sembra pronto per arrivare nella propria nuova casa, non esiste polvere e tutto, anche le cose più antiche, sembrano essere state appena posate in quel luogo per un soggiorno soltanto temporaneo, in attesa di essere scelte. I colori degli oggetti sono vivi e quei pochi toni (solo all’apparenza) spenti a ben guardare sono come braci pronte ad incendiarsi non appena avranno trovato la giusta collocazione; collocazione che non riguarda solo le cose perché, chiunque si sia trovato a camminare lungo il grande emporio di Artistic Tamassia, scorge qualcosa che sente essere proprio, un oggetto che richiama un ricordo, una sfumatura che fa scaturire un’idea nella mente, un dettaglio capace di suscitare riscoperte emozioni: in questo luogo si trova insomma ciò che si stava cercando.
Sono solo oggetti potrebbe dire qualcuno; ma la vocazione è sempre un’espressione più alta di ciò che fa scaturire. Non sono soltanto colori quelli che fanno di un quadro un’opera d’arte? Non sono solo parole quelle che compongono una poesia? Solo pezzi di roccia i marmi pregiati e solo pezzi di legno quelli con cui vengono prodotti i preziosi mobili intarsiati? Così, in questa sterminata distesa fatta solo di oggetti, si esprime tutta la vocazione al bello di Ilario Tamassia, una vocazione innata e proprio per questo autentica, pulita, sincera.
Intervistandolo alcuni anni fa mi colpì il suo racconto: un giorno una signora guardava le vetrine del negozio di San Prospero e, all’invito di Tamassia ad entrare, si rammaricava dicendo: «Mi dispiace ma non posso permettermi nulla di quello che vendete».
«Non importa – rispondeva lui – entrate e guardate tutto quello che volete, guardare le cose belle è importante». Non sono frasi di circostanza, Tamassia ciò che possiede l’ha conquistato con fatica e sacrificio. La ricerca dei benefici della bellezza è spesso una cura delle sofferenze dell’anima e lui, senza dubbio, parla con sincerità quando esprime il proprio legame con i suoi oggetti. E sì, viene da pensare che il lavoro di arredatore per Tamassia sia una conseguenza, certamente importante, del proprio essere, eppure una conseguenza secondaria rispetto la sua scelta (necessità) di esprimersi attraverso un’arte che richiede empatia e uno sguardo capace di penetrare in profondità i desideri di chi si ha di fronte.
I funerali si celebreranno giovedì 26 giugno dalle 9:30 con partenza dalla casa funeraria Domus Mirandola (Viale Antonio Gramsci, 117) verso la chiesa di Cavezzo. La redazione di Radio 5.9 si unisce al cordoglio per la scomparsa di Ilario Tamassia.