Libri – Si segnala l’interessante pubblicazione “I Vangeli canonici” edita da Fede & Cultura e curata da don Roberto Spataro all’interno della quale i lettori potranno trovare “la traduzione in italiano dei quattro Vangeli canonici secondo la versione latina della Bibbia detta Vulgata Sisto- Clementina, redatta a partire dalla Vulgata di san Girolamo approvata nel concilio di Trento” con testo latino a fronte.
Don Roberto Spataro è un sacerdote salesiano, nato nel 1965 a Taranto. Dottore in Lettere Classiche e in Teologia Dogmatica, ha esercitato per trent’anni attività di docenza nell’Università Pontificia Salesiana, a Gerusalemme e a Roma.
Autore di diversi libri e di oltre cento articoli in varie lingue, si occupa di Patristica, Letteratura latina e neolatina. Dal Papa Benedetto XVI è stato nominato Segretario della Pontificia Academia Latinitatis e Promuove la celebrazione della Liturgia secondo il Rito Romano antico.

Come nasce questa pubblicazione de “I Vangeli canonici” secondo “la versione latina della Bibbia detta Vulgata Sisto- Clementina”?
La pubblicazione è nata da una felice intuizione della casa editrice, Fede e Cultura, e del suo direttore, il professor Giovanni Zenone.
La cosiddetta Bibbia Vulgata “Sisto-Clementina” è un’edizione dei libri della Sacra Scrittura in lingua latina, fondamentalmente elaborata da San Gerolamo nel IV secolo, e poi perfezionata per opera di due Pontefici, Sisto V e Clemente VIII dopo la celebrazione del Concilio di Trento nel XVI secolo.
Di questa edizione della Scrittura, che la Chiesa ha adottato come “edizione ufficiale”, esistono buone traduzioni in italiano, ma sono un po’ antiche. Si rendeva così necessaria una traduzione in italiano corrente. Siamo partiti con i quattro Vangeli.
Quali sono, se ci sono, le differenze principali tra questa traduzione e i Vangeli che troviamo in libreria o che vengono utilizzati durante la Messa?
La Conferenza episcopale italiana ha prodotto delle traduzioni negli ultimi anni che sono adoperate nella celebrazione della Liturgia. Esse, però, sono state approntate a partire non dalla Vulgata Sisto-Clementina, ossia dal testo che la Chiesa ha dichiarato normativo in un Concilio ecumenico, quello di Trento per l’appunto, ma da altre edizioni del testo originale.
Il problema di queste edizioni è che utilizzano dei criteri esclusivamente filologici. La filologia è una scienza che non raggiunge mai certezze ma solo probabilità.
Di conseguenza, rimanendo nell’ambito dei quattro Vangeli, le traduzioni in lingua italiana possono essere molto diverse, a volte. Per esempio, nella Vulgata Sisto-Clementina, leggiamo un versetto del Vangelo di Marco che dice così, dopo la Crocifissione del Signore: “Si adempì la Scrittura che dice: è stato annoverato tra i peccatori” (Mc 15,28). È un versetto importantissimo: la Passione e la Morte del Signore non sono frutto di circostanze avverse, ma un evento salvifico rivelato già nell’Antico Testamento, che annuncia la solidarietà di Nostro Signore con i peccatori, cioè tutti noi, per comunicarci la sua redenzione salvifica.
Curiosamente, questo versetto è scomparso nell’edizione della Conferenza episcopale italiana, non viene letto né la Domenica delle Palme né il Venerdì Santo. Perché? Proprio perché i Vescovi italiani si sono affidati alla filologia, importante sì, ma non quanto la Tradizione che ci consegna la Vulgata di San Gerolamo!
Come dovrebbe approcciarsi il fedele, o anche il semplice lettore interessato da motivazioni culturali, alla lettura del testo?
Con animo libero da ogni pregiudizio e da ogni attesa. Quei libri, 46 dell’Antico e 27 del Nuovo Testamento, hanno plasmato la civiltà europea e si sono diffusi nel resto del mondo perché sono ritenuti non solo parola umana ma Parola di Dio!
Di conseguenza possono suscitare e aumentare la fede, possono orientare la nostra esistenza al bene, possono darci luce e consolazione nella vita terrena in vista della vita eterna.
Occorre tanto rispetto, tanta umiltà, tanta docilità per ottenerne grandissimi benefici. I santi sono qui a dimostrarci la potenza della Parola di Dio contenuta nelle Sacre Scritture.
Tanti sono i giovani che si avvicinano alla fede, quale crede sia l’approccio più giusto per avere una visione corretta della Sacra Scrittura e quali sono gli accorgimenti che si sentirebbe loro di consigliare?
La Bibbia è un complesso di libri, 73 come ricordavamo, scritti in epoche diverse, con generi letterari diversi, da autori diversi. Per questo motivo, per andare al nocciolo della Parola di Dio in essi contenuti, bisogna prima “sbucciare” la scorza: avere, cioè, delle informazioni sicure su questi aspetti umani dei Libri sacri.
Prima di aprire la Bibbia, soprattutto i libri dell’Antico Testamento, allora, è necessaria una propedeutica: esistono ottimi sussidi per farlo. Ad esempio, è utile sapere che l’evangelista Matteo che indirizza il suo Vangelo a una comunità cristiana composta da ebrei convertiti presenta Gesù come il nuovo Mosè e, pertanto, abbondano in questo Vangelo, i discorsi di Gesù che, come nuovo Mosè, è il Maestro definitivo perché divino.
È utile sapere che Marco ha composto il racconto della Passione pochissimo tempo dopo la Morte di Nostro Signore: ci sono solo in lui dei dettagli realistici di ciò che è avvenuto.
Inoltre, si può adoperare un percorso diversificato: seguire la lettura dei testi biblici che la Liturgia propone ogni giorno, oppure fare una lettura continua dei singoli libri, senza incominciare mai dal primo versetto del primo libro, illudendosi che la lettura continua possa essere vantaggiosa. Dopo un po’ ci si scoraggia e si abbandona. È come, se entrassimo in una biblioteca, e iniziassimo a leggere i libri seguendo l’ordine in cui sono stati disposti dal bibliotecario.
Molto meglio iniziare con alcuni libri del Nuovo Testamento e poi ritornare a quelli dell’Antico Testamento, secondo i criteri che un bravo sacerdote potrà suggerire.
Quali sono stati gli aspetti più complessi che avete affrontato per realizzare questo testo?
L’aspetto più impegnativo non è nella comprensione del testo della Vulgata perché si tratta di un latino facile, anche se a volte condizionato dalle lingue semitiche e dal greco in cui pensavano e scrivevano gli evangelisti.
L’aspetto più esigente è stato – come in ogni traduzione – essere il più possibile fedeli alle strutture sintattiche del testo in latino, a volte diverse dalle nostre, e renderle in un italiano fluido e chiaro.
Inoltre, il latino biblico ha dei “falsi amici”, ossia parole pressoché identiche in italiano che però hanno un contenuto semantico diverso, come “virtus”, che, a volte, in italiano, va tradotta con “potenza”.
Non solo, occorre avere consapevolezza che il latino, come tutte le lingue, si è evoluto nel tempo: il latino letterario di Cicerone del I sec. a.C., quello che si impara nelle scuole italiane, non è il latino più popolare e più tardivo del IV sec. d.C., quello appunto di Gerolamo.

don Roberto Spataro


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VIEYRA René Anastase Di 31 Ottobre 2025 alle 14:29
Questo tesoro che ci fa il Professore Roberto SPATARO è davvero di grande aiuto per lo studio é il commento dei vangeli.
Prezioso lavoro.