“Chiedo trasparenza e giustizia. Anche gli uomini possono essere vittime di violenza e subire ripercussioni economiche, legali e psicologiche”
Emilia-Romagna, Carpi – Riceviamo e pubblichiamo questa lettera inviata alla redazione da un cittadino carpigiano di origini pakistane che racconta la difficile situazione nella quale si sarebbe trovato negli ultimi anni:
“Sono un cittadino italiano (dal 2013) di origini pakistane, residente a Carpi dal dicembre del 1993 (all’età di 8 anni) insieme alla mia famiglia, dove fin da subito ci siamo integrati con la comunità carpigiana, sentendoci accolti e rispettati.
Scrivo questa lettera per raccontare la vicenda terribile e surreale che ho dovuto subire e di cui sto tutt’ora subendo le pesanti ripercussioni economiche e psicologiche, per testimoniare come anche gli uomini possano essere vittime di atteggiamenti vessatori e persecutori, con ricadute gravissime sulla propria vita e quella di amici e familiari.
Nella Città che mi ha accolto, crescendo ho proseguito gli studi all’Istituto “Vallauri”, diplomandomi come perito elettrotecnico nel 2004 e lavorando da allora tra Carpi e Soliera, prima nel settore tessile poi come manutentore. Ho sempre cercato di mantenere un legame anche col mio Paese d’origine, facendo ritorno in Pakistan quando possibile. Proprio lì conobbi la mia futura moglie e nel 2013 ci sposammo.
Una situazione complessa, vista la permanenza di ognuno nel rispettivo Paese, che cercai però di sopportare contribuendo, in base alle mie disponibilità, al suo sostentamento e facendo ritorno in Pakistan il più possibile, per poter stare con mia moglie. Tutto ciò, in attesa dei documenti per il ricongiungimento che negli anni ho sempre cercato di ottenere per lei in autonomia, senza alcun aiuto da parte sua e con ostacoli burocratici non indifferenti. Una situazione sbloccata solo nel 2023, quando mia moglie ottenne il permesso di raggiungere l’Italia con un “visto turistico”. Una conclusione che speravo fosse lieta, ma che ha solo dato inizio ad un incubo…
I rapporti tra noi erano infatti già diventati ultimamente molto freddi, a causa di svariate minacce che avevo ricevuto telefonicamente ma a cui avevo cercato di non dare peso. Una situazione diventata poi insostenibile a pochi giorni dal suo arrivo, a causa anche del coinvolgimento dei suoi famigliari in questi atteggiamenti persecutori, costringendomi a bloccare alcuni dei loro contatti telefonici.
Fin dal suo arrivo in aeroporto, nonostante i miei tentativi di accudirla e metterla a proprio agio, fornendole tutto il necessario per essere autonoma, notai ulteriore freddezza nei miei confronti. Un atteggiamento scontroso protratto anche nei giorni successivi di permanenza a casa mia, con discussioni quotidiane e arrivando al punto di dormire e vivere da separati in casa fin dalla prima notte. Quello che pensavo fosse solamente un problema di coppia ha raggiunto il culmine con il coinvolgimento telefonico da parte sua dei suoi fratelli in Pakistan, da cui ho ricevuto esplicite minacce di morte.
Una situazione insostenibile e inaccettabile, a cui decisi di ribellarmi recandomi al Commissariato di Carpi (giugno 2023) per integrare una denuncia già sporta per ulteriori minacce che mi erano arrivate in quegli stessi giorni da un ragazzo pakistano che ho poi scoperto essere residente a Carpi. Terminata la denuncia, non feci nemmeno in tempo a recarmi al lavoro, che venni contattato dalle Forze dell’Ordine per informarmi della richiesta di aiuto ricevuta da mia moglie, con accuse pesantissime e infamanti a mio carico, come violenza, segregazione e maltrattamenti.
Tornato immediatamente a casa, non solo non trovai mia moglie, ora affidata agli assistenti sociali col supporto di un noto centro antiviolenza, ma notai la sparizione di quel poco di contanti e oro in mio possesso. E non finisce qui: il ricovero effettuato presso il Pronto Soccorso non fece scattare il “codice rosso” proprio perché non risultavano tracce di quella violenza a me ingiustamente addebitata, ma che ad oggi mi obbliga tutt’ora ad un assegno di mantenimento di 500 euro mensili.
Una cifra consistente che, unita alle spese legali tutt’ora parzialmente in corso (anche per la causa di separazione da me richiesta), al mutuo e alle altre spese domestiche, mi impediscono di arrivare alla fine del mese, costringendomi ad attingere a prestiti e compromettendo sia il mio sostentamento che la mia stessa salute.
Dopo alcuni mesi da quella assurda vicenda (ad ottobre 2023), mi si avvicinarono inoltre due uomini col volto coperto da mascherine chirurgiche, i quali in lingua punjabi mi intimorirono con chiare minacce come “GODETEVI I GIORNI DI VITA CHE VI SONO RIMASTI, IN ATTESA CHE NOSTRA SORELLA SI REGOLARIZZI, POI SARÀ LA FINE DELLE VOSTRE VITE”. Preso dalla paura e dal terrore che anche la mia famiglia potesse subire del male, corsi a casa e il giorno successivo denunciai il tutto al Commissariato di Carpi, con un’ennesima integrazione.
Sto attraversando questa situazione con forte stress fisico e mentale, riportando costantemente forti mal di testa e indebolimento fisico giorno per giorno, vivendo la vita quotidiana sempre con la paura per le minacce ricevute in più occasioni da mia moglie e i suoi famigliari. Tutto ciò, nonostante mi sia sempre comportato bene e nel rispetto della legge in tutti questi anni e, soprattutto, siano cadute tutte le accuse infamanti sul mio conto, emerse in questa assurda vicenda.
Accuse (e minacce) strumentali generate con la complicità di connazionali pakistani residenti sul territorio italiano e carpigiano, anche a mio avviso per ottenere la richiesta di permesso di soggiorno, arrivata guarda caso proprio a pochi giorni dalla scadenza del suo visto turistico, dichiarandosi vittima di violenza e ottenendo in questo modo l’assistenza e il supporto di associazioni che tutt’ora la mantengono, al netto dell’assegno che mensilmente sono costretto a versarle.
Ci tengo a sottolineare che la tutela delle donne vittime di violenza non è assolutamente da mettere in discussione, poiché io per primo ho accolto e aiutato mia cugina, che viveva a Trento con regolare permesso di soggiorno, a causa dei maltrattamenti che subiva. Ma tutto ciò ha seguito un regolare percorso, con tanto di testimonianze e accertamenti tangibili, non sulla base di suggestioni o racconti diffamatori privi di referti medici e prove di quanto sostenuto a mio discapito, senza essere mai stato interpellato in merito.
Quello che chiedo quindi, è solo di non essere ulteriormente vessato (economicamente e psicologicamente), in attesa di uscire da un incubo che non auguro a nessuno. Così come sarebbe auspicabile, da cittadino onesto e rispettoso della legge, avere piena trasparenza rispetto al sostegno (legale ed economico) che mia moglie sta ricevendo in maniera ingiustificata da associazioni e servizi sociali, alla luce di evidenze che testimoniano i tentativi di approfittarsi non solo di me come ex marito, ma di un sistema che dovrebbe giustamente tutelare le donne veramente vittime di violenza.
A tal proposito, avendo avuto il piacere di incontrare di recente il Sindaco Righi, che ringrazio, anche a lui e all’Amministrazione locale chiedo analogamente quel supporto che un cittadino rispettoso della legge e integrato nella comunità carpigiana si aspetta, non avendo avuto purtroppo ad oggi, nonostante siano passate diverse settimane, risposte, aggiornamenti o sostegno in merito.
Ne sono convinto poiché credo che il miglior modo per trasmettere un legame sincero e pieno tra i cittadini e i propri amministratori passi anche e soprattutto dall’interessamento verso situazioni complesse come queste che incidono pesantemente sulla vita quotidiana di ogni cittadino, così come di amici e familiari“.