Caffè Lungo: Parlo di Bibbiano

Scritto da il 23 Luglio 2019

Sono giorni, lentissimi e ripetitivi, che non si sente altro se non “Parlate di Bibbiano”. E non ci sarebbe nulla di male se l’intento di questa frase fosse quello di scoperchiare il vaso di Pandora, di raccontare per filo e per segno il “veleno” che ha contagiato questa vicenda. Il problema è che così non è. “Parlate di Bibbiano” è diventato un odioso coro da caciara politica.

Una sfida tra schieramenti opposti a suon di slogan, con gli ultras che impiegano il loro tutt’altro che prezioso tempo a stracciarsi le vesti, sventolando vessilli imposti dall’alto. “Parlate di Bibbiano” è diventato il nuovo “E allora il Pd?” o “E i Marò?”; ditemi voi se non è deplorevole tutto ciò. Non sto difendendo nessuna fazione, nè mi interessa farlo: desidero solo porre l’attenzione su un fatto, a mio avviso gravissimo.

Chi dice “Parlate di Bibbiano” spesso non sa nemmeno dove si trovi Bibbiano, ignora completamente una vicenda aberrante e dolorosa (sa al massimo che sono coinvolti dei bambini), una vicenda che ha alle spalle vite spezzate, famiglie devastate ed esistenze che hanno subìto svolte inaspettate e dolorose. Pensate che questo interessi a chi urla come se fosse allo stadio “Parlate di Bibbiano”? No. Conta solo schierarsi, attaccare l’altro soprassedendo al dolore di una storia angosciante.

E se davvero qualcuno parlasse di Bibbiano, come chi ha parlato di Mirandola, di Finale, della Bassa Modenese, pensate che agli strilloni interesserebbe? No. A loro interessa attaccare, interessa tenere alto il vessillo del proprio leader, interessa lanciare il sasso nascondendo la mano. Io spero che qualcuno parli di Bibbiano, parli con gli atti, con fatti concreti, racconti storie delicate che potrebbero diventare quelle di ognuno; ma che sia solo chi ha diritto a farlo, ossia chi di questa vicenda sa qualcosa, chi l’ha vissuta sulla sua pelle. Vassalli, valvassori e valvassini del partito preso, invece, farebbero meglio a tacere. Federico Bonati 

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