Caffè Lungo: Goodbye, Sinistra

Scritto da il 30 Ottobre 2019

In questi giorni me l’hanno chiesto in tanti: cosa pensi del risultato delle elezioni in Umbria? Il primo pensiero che avevo, ogni volta che mi è stata fatta questa domanda, è stato: ma perchè lo chiedete a me? Sono forse umbro o un politologo di quelli che si vedono nelle maratone elettorali in tv? Il secondo pensiero, invece, era questo: vi stupite che la destra abbia vinto in una regione notoriamente vicina alla sinistra? Lo sapevano anche i sassi che in Umbria non ci sarebbe stata gara.

Forse, la vera domanda da porsi è: che fine ha fatto la sinistra? Ahimè, credo che il sol dell’avvenir si sia spento o sia lì lì per farlo. Come si può ancora parlare di una sinistra in vita quando ad ogni parvenza di potenziale leader o capopopolo si sente la stucchevole frase “La sinistra riparta da…”? Un altro chiodo sulla tomba della sinistra? Il discostarsi dalla parte produttiva del paese, quella che stringe i denti e va avanti nonostante le difficoltà. E proprio in queste difficoltà questa assenza si è fatta sentire.

Liti interne, fuoco amico, colpi e contraccolpi: da sempre la sinistra ha provato a mettersi i bastoni tra le ruote da sola. E se invece di scaramucce personali avesse iniziato a tornare per strada, a parlare con le persone, a vedere in prima persona i problemi reali, smettendo di filosofeggiare aggrappata agli ideali o a storie lontane dalla vita quotidiana, guardandosi in faccia e provando a comprendere che così non si poteva andare avanti. Tutte cose che ha fatto qualcun altro che ora si sta godendo numeri da capogiro; ma alla sinistra, ammesso e concesso che ne esista ancora un pochino, non viene da mangiarsi le mani?

Chissà se i leader se ne accorgeranno prima che sia davvero troppo tardi, facendo un bagno di umiltà, dicendo alla gente: “Scusateci, abbiamo sbagliato”, parlando con le migliaia di ottimi amministratori locali e cercando di imparare qualcosa da loro, andando nelle fabbriche che chiudono e negli ospedali che non funzionano. Oppure, chissà se la pietra tombale sarà posta definitivamente con la domanda: “Come hanno osato voltarci le spalle?”. Federico Bonati

 


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