Brandon Taylor ovvero la rivincita dei piccoletti
Scritto da Lucio Bertoncelli il 26 Giugno 2025
La Virtus ha prolungato il contratto di Brandon Taylor, il giocatore americano ex Reggio Emilia, ha di fatto cambiato la Virtus in un mese.
Brandon Taylor, play della Virtus, ha debuttato con la V sul petto nei play off e, dopo un periodo d’inserimento, è stato subito decisivo (foto Virtus)
La Virtus e il “colpo” Brandon Taylor
La Virtus, dopo gara 2 della semifinale con l’Olimpia, persa alla Segafredo Arena di diciannove punti, era una squadra sull’orlo del burrone. Attesa da due gare al Forum dove l’Olimpia, sia in campionato che in Eurolega aveva lasciato per strada ben pochi punti, sembrava avviata ad un ennesimo ineluttabile destino. Non vinceva in casa degli odiati rivali, nei play off, dal 2021 anno dello storico cappotto che avrebbe portato il titolo n.16.
Dal club bianco rosso si disse, allora, che i prodi eroi della Final Four, sfumata la finale all’ultimo tiro, erano stanchi per le fatiche supplementari dei play off di Eurolega. Quest’anno però la squadra di Messina aveva potuto rifiatare e, a parte il lungodegente Nebo, era al completo. Pareva dunque un destino già scritto, in gara due l’infortunio a Clyburn con Polonara fuori per quel che avremmo saputo, aveva complicato ancor più i piani di Dusko.
Il coach Montenegrino doveva rimescolare, dunque, le carte ma come ? Fin li Taylor si era messo in luce soltanto a Venezia in gara 3 senza riuscire, tuttavia, a cambiare il corso degli eventi. Ivanovic ha trovato il coraggio di cambiare completamente assetto e i fatti gli hanno dato ragione. Il trentunenne ragazzo di West Hollywood, retrocesso dall’Acb spagnola soltanto da una settimana, ha avuto le chiavi della Virtus e l’ha condotta senza paura al 17° tricolore.
Un’operazione, pare, da 20 mila dollari
La Virtus ha sborsato, per averlo un mese, quanto lo stipendio di una badante con contributi per un anno. Una cifra che tutte le squadre di serie A e anche molte di A2 avrebbero potuto permettersi. Ci voleva però il fiuto di coach Ivanovic, vecchia volpe del parquet, per “pescare” l’uomo giusto per la sua Virtus. Arrivato fra lo scetticismo generale, altezza con le scarpe da basket 1.78 (scarsi), etichettato dai soliti leoni da tastiera, (ce ne sono a migliaia anche tra i tifosi Virtussini), come un nano da giardino, Brandon ha messo a tacere tutti e, in gara 3 a Brescia, quella decisiva, ha fatto una partita capolavoro, secondo per valutazione soltanto all’extraterrestre Shengelia.
Ci sono tanti precedenti di giocatori piccoli decisivi
A parte il leggendario Tyrone Bogues, protagonista dell’Nba tra gli anni ’80 e ’90, anche il veterano Joe Ragland, appena rientrato in Italia per giocare a Treviso, non arriva ad 1.80. La realtà è, che giochi fuori, 10 cm in più o in meno, non fanno la differenza. Chiaro che tenteranno di attaccarlo in post basso ma, Brandon, ha già dimostrato di non farsi intimorire dai play fisici e strutturati. Ha due mani morbide, ottimo passatore letale sul pick and roll centrale, ha già una buona intesa con Momo Diouf già conosciuto nel 2020-21 a Reggio Emilia.
La Virtus gli ha prolungato il contratto di un ann con un’opzione sul secondo, l’augurio di tutti che resti a lungo a Bologna.