A Carpi un convegno sulla nuova legge per la disabilità e il progetto di vita
Scritto da Redazione Emilia-Romagna il 9 Maggio 2025
Sabato 10 maggio alle 10:00, presso l’Auditorium San Rocco di Carpi, “Ben altro sono io”, un convegno sulla nuova legge per la disabilità e il progetto di vita
Abitare, amare, lavorare, scegliere: parole che raccontano la vita di ciascuno, ma che per troppo tempo sono state negate o ridotte quando si parlava di disabilità.
Ora, grazie a una riforma epocale, tutto questo cambia. Se ne parlerà a Carpi nel convegno “Ben altro sono io. Il progetto di vita per le persone con disabilità: una nuova legge, una nuova visione”, in programma il 10 maggio alle 10:00 presso l’Auditorium San Rocco.
Tre voci esperte guideranno il confronto: Roberto Franchini, pedagogista e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Tamara Calzolari, assessora alle Politiche Sociali del Comune di Carpi e Sergio Zini, presidente della Cooperativa Sociale Nazareno. Sono previsti interventi e testimonianze di esponenti del Terzo Settore.
Al cuore della nuova legge c’è il Progetto di Vita, un piano personalizzato e partecipato che accompagna la persona con disabilità in ogni ambito della propria esistenza. Non più percorsi imposti, non più attese tra enti separati, ma un coordinamento reale tra servizi e attori del territorio. Con un’unica bussola: i desideri e le aspirazioni individuali.
Oltre 7,6 milioni di italiani con disabilità e più di 8,5 milioni di caregiver sono coinvolti da una rivoluzione che mette al centro i diritti umani, la dignità e l’autodeterminazione. Il convegno è un momento importante per operatori, famiglie, cittadini perché cambiare sguardo sulla disabilità significa costruire una società per tutti.
Le parole di Sergio Zini, Presidente della Cooperativa Sociale Nazareno
Il convegno “Ben altro son io” si confronta con una delle riforme più significative degli ultimi anni: quella che, attraverso la Legge Delega 227/2021 e i decreti attuativi del 2024, ridefinisce il modo in cui il nostro Paese guarda alla disabilità. Non più un approccio assistenzialista, ma una visione fondata sull’autodeterminazione, sull’inclusione reale e sul riconoscimento dei desideri e dei
diritti individuali. Ne parliamo con Sergio Zini, ideatore del convegno.
D. In che senso questa riforma rappresenta un cambio culturale, oltre che normativo, nel modo
di guardare alla disabilità?
R. “Finalmente si comincia a cambiare prospettiva. Non si parla più solo di “aiutare” la persona con disabilità, ma di riconoscerla come cittadino a tutti gli effetti, con i suoi desideri, le sue competenze, le sue scelte. È un cambio di mentalità: non è più la persona che deve adattarsi al sistema, ma è il sistema che deve adattarsi alla persona. È questo che rende la riforma così importante: ci chiede di ripensare il nostro modo di stare insieme come società.”
Al centro di questa rivoluzione culturale e normativa c’è il Progetto di Vita, uno strumento
personalizzato che considera ogni ambito dell’esistenza — la casa, il lavoro, le relazioni — e punta
a superare la frammentazione dei servizi.
D. Come cambia il concetto di “progetto di vita” con la nuova legge rispetto alle normative precedenti?
R. “Prima si parlava di servizi, interventi… spesso scollegati tra loro. Ora si parla di vita, di un visione d’insieme che parte da chi sei e da cosa vuoi fare. Il Progetto di Vita non è più solo un documento, ma un percorso fatto su misura. Vuol dire pensare insieme dove vuoi abitare, che lavoro ti piacerebbe fare, che tipo di relazioni vuoi costruire. È un modo per dire: Tu sei al centro. E noi siamo qui per camminare con te, non per decidere al posto tuo.”
D. Quali sono gli elementi fondamentali per garantire i diritti della persona e promuovere realmente autonomia e inclusione?
R. “Ascolto, continuità e comunità. L’ascolto vero, quello che parte dalla persona e non dalle risposte già pronte. La continuità perché non si può vivere a “progetti a scadenza”: serve un accompagnamento stabile nel tempo. E la comunità perché nessuno può farcela da solo. Famiglia, operatori, vicini di casa, istituzioni… tutti dobbiamo sentirci parte di questo cambiamento. È l’unico modo per rendere l’inclusione qualcosa di concreto, non solo di bello da dire.”
Una trasformazione che riguarda da vicino oltre 7,6 milioni di persone con disabilità in Italia (dati relativi ai percettori di pensioni o indennità di invalidità), ma anche oltre 8,5 milioni di caregiver che, spesso in silenzio, li affiancano ogni giorno. Famiglie, operatori, enti, istituzioni: tutti sono chiamati a ripensare insieme un nuovo modo di costruire percorsi di vita piena, partecipata e dignitosa. D. Cosa significa secondo lei, in questa nuova cornice normativa, garantire il diritto al lavoro, all’abitazione e alla socialità ad una persona con disabilità?
R. “Significa partire dall’idea che queste cose non sono un “di più”, ma un diritto. Il lavoro, una casa dove sentirsi a proprio agio, la possibilità di uscire, avere amici, innamorarsi… sono cose che rendono la vita vera. Garantirle vuol dire creare le condizioni perché ogni persona possa costruirsi il proprio futuro, senza dover chiedere il permesso ogni volta. È un cambio radicale che ci chiede anche di investire in servizi, in formazione, ma soprattutto in relazioni vere.”
La Cooperativa Sociale Nazareno
La Cooperativa Sociale Nazareno nasce a Carpi nel 1990, ispirandosi all’opera di don Ivo Silingardi, con l’obiettivo di promuovere l’integrazione delle persone con disabilità nella società.
Nel corso degli anni promuove strutture di accoglienza, centri residenziali e diurni, comunità educative integrate, laboratori
socio-occupazionali artistici e artigianali. Un mondo di grande creatività che oltre al centro di formazione professionale alberghiero, CFP Nazareno, ai negozi del Banco artigiano delle arti e dei mestieri conta esperienze come l’orchestra integrata permanente Scià Scià, la compagnia teatrale Manolibera, la compagnia di danza e il laboratorio di pittura, dalle cui attività è nato il Festival Internazionali delle Abilità Differenti giunto alla 27ma edizione, e più di recente, a completamento del CFP Nazareno, il Bistrò 53, esempio di ristorazione inclusiva, e la cooperativa agricola Buccia con produzione e vendita di prodotti da agricoltura biodinamica.
A Bologna presso Casa Mantovani RSR ha sede la Fondazione don Ivo Silingardi. La Cooperativa Sociale Nazareno è presente a Carpi, Mirandola, Castelfranco Emilia, Pavullo, Maranello, Modena e Bologna.
Il Festival Internazionale delle Abilità Differenti
Il Festival Internazionale delle Abilità Differenti nasce nel 1999 per condividere con un pubblico sempre più ampio le consapevolezze maturate negli anni di lavoro artistico con ragazzi con disabilità accolti nei laboratori della cooperativa Nazareno: ogni uomo porta con sé un valore inestimabile e l’esperienza del limite non preclude a nessuno la possibilità di scoprire e di dimostrare la sua grandezza.
Anzi è proprio attraversando le contingenze più anguste e le condizioni più difficili che spesso l’essere umano scopre in sé un’indomabile spinta che lo porta a superarsi e a cercare una strada di ‘redenzione’ nella propria condizione, diventando sempre di più spettacolo di un’umanità che fa la differenza nella differenza.
Prima con la pittura, poi con il teatro, la danza e la musica, l’esperienza del Festival è cresciuta sempre di più e in quasi trent’anni ha proposto spettacoli, concerti, convegni, mostre, seminari, film, libri, workshop, tante testimonianze e storie di vita di giovani artisti, italiani e stranieri, con disabilità, che hanno toccato il cuore di migliaia di spettatori. Molte le produzioni importanti con partnership prestigiose tra cui ben 8 mostre di Irregular Art realizzate tra il 2007 e 2017 a Carpi, Bologna, Milano, Torino, Lucca, Savona, Reggio Emilia, Torun e Bydoszcz (Polonia), Pregarten (Austria), Montecarlo, Monaco di Baviera, Londra.
Tra i tanti i testimonial, ospiti e amici del FIAD: Stefano Belisario (in arte Elio), Angelo Branduardi, Milva, Paola Cortellesi, Riccardo Milani, Daniele Mencarelli, Giacomo Campiotti, Giuliana De Sio, Frida Bollani Magoni, Mago Casanova, Maria Teresa Ruta, Paolo Cevoli, Claudia Penoni, Fondazione Luciano Pavarotti e il Museo Ferrari.