Il Procuratore Capo di Modena Masini è intervenuto nell’ultima udienza in Corte d’assise. Il 23 luglio sarà emessa la sentenza

Alice Neri
Emilia-Romagna, Modena – Siamo alle battute finali del processo per il delitto di Alice Neri, la giovane mamma di Ravarino uccisa la notte tra il 17 e il 18 novembre 2022 nelle campagne di Concordia sulla Secchia. Ieri in Corte d’assise ha preso parola la difesa, poi si sono svolte le repliche della Procura e delle parti civili e, infine, la controreplica dell’avvocato Roberto Ghini che difende Mohamed Gaaloul, unico imputato per il delitto.
Dopo l’udienza Ghini, che ha rappresentato con grande solerzia il proprio assistito durante tutto il processo, ha commentato: “Abbiamo esposto le nostre ragioni, che sono fondate, che sono forti, che sono articolate. Abbiamo depositato una memoria di oltre 270 pagine“. Nel corso dell’udienza l’avvocato ha più volte parlato della cosiddetta “visione a tunnel” che avrebbe caratterizzato le indagini, nel senso di una tesi sposata dalla Procura e seguita senza prestare attenzione ad altre possibili strade o piste alternative che sarebbero state utili alla risoluzione del caso.
In sede di replica, dopo il PM Giuseppe Amara, è intervenuto anche il Procuratore Capo di Modena Luca Masini, un fatto certamente non frequente in processi di questo tipo: “Immagino l’interrogativo – ha esordito Masini rivolgendosi alla Corte – Per quale motivo il Procuratore prende la parola? Non è un caso straordinario. Lo faccio ogni volta in cui, come in questo caso, ritengo di dover replicare alle accuse fatte all’Ufficio che dirigo“. Risponde direttamente all’avvocato Antonio Ingroia e cita un virgolettato, pubblicato dai media, nel quale si parlava di “colpevole superficialità” e “sciatteria” nelle indagini. “Se l’avvocato Ingroia lo desidera lo invito a denunciarmi – risponde Masini – perché sono io il responsabile“.
Ingroia, lo ricordiamo, rappresenta il marito della vittima, Nicholas Negrini. Nell’udienza dell’11 giugno ha annunciato la revoca della costituzione di parte civile criticando duramente le indagini ed esprimendo perplessità circa la colpevolezza dell’imputato: “Se l’assassino ha incendiato l’auto, l’assassino non è Gaaloul, è un altro – ha dichiarato Ingroia – La Procura un po’ frettolosamente ha ritenuto di individuare un colpevole, mentre noi vogliamo sia assicurato alla giustizia il colpevole“. Una posizione che, ça va sans dire, ha dato adito al tema, più volte sollevato, delle piste alternative.
“Ho interamente condiviso, ogni giorno, tutte le attività di indagine” – spiega il Procuratore ricordando come, nella fase delle indagini preliminari, fosse stata esclusa categoricamente la presenza del “terzo uomo” sulla scena del crimine, dato che si trovava in un altro luogo al momento dell’omicidio. – “Oggi avete un quadro probatorio preciso e concordante nei confronti dell’imputato“, imputato che, secondo la Procura, avrebbe dovuto bruciare il cadavere proprio per eliminare ogni traccia della sua presenza con Alice Neri.
Ma la domanda di fondo, sottolineata dal Procuratore Masini è un’altra: “In quel posto Alice Neri non era mai andata. Perché sarebbe dovuta andare là?“, come avrebbe potuto Alice raggiungere quel luogo sconosciuto, impervio, avvolto dall’oscurità? “Gaaloul aveva occasione e mezzi. Non ci sono altre piste alternative. Qui avete tutto quanto per poter pervenire ad una sentenza di condanna oltre ogni ragionevole dubbio” conclude il Procuratore Capo.
All’uscita dalla Corte d’assise ha rilasciato un breve commento anche l’avvocato Cosimo Zaccaria – che rappresenta la mamma della vittima, Patrizia Montorsi – spiegando che sarebbe prossimo il ritorno del corpo di Alice nella disponibilità della famiglia la quale, finalmente, potrà darle un ultimo saluto.
La sentenza è prevista per il 23 luglio prossimo.

Luca Masini, Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Modena