Vangelo della domenica, il commento del Vescovo Francesco Cavina: “Il peccato è lebbra dell’anima”

Scritto da il 19 Gennaio 2020

Riportiamo di seguito l’omelia del Vescovo Francesco Cavina* di domenica 19 gennaio 2020:

“In questa domenica il Vangelo ci racconta di Giovanni il Precursore che vide Gesù venire verso di lui. La prima immagine di Gesù nel vangelo, dunque, è di uno che si fa vicino, viene incontro. Non è però ancora evidente chi Egli sia veramente. Giovanni è mandato come testimone per rivelare la vera identità di Cristo.

E in effetti Giovanni lo presenta come “l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. Si tratta di parole folgoranti che dalle rive del Giordano sono arrivate fino a noi e in ogni eucaristia sono rilanciate verso il cielo e verso il cuore. In esse è contenuto un messaggio di una novità assoluta e di grande consolazione: Dio si immola, si fa dono, prende su di sé il peccato del mondo per liberarlo dalla presenza del male e della morte. Con la sua testimonianza Giovanni ci dice, dunque, chi è Gesù e la ragione per la quale è stato inviato: per donare la sua vita per noi, in un eccesso d’amore. Innalzato sulla croce, diventa segno di salvezza.

Ma cosa è il peccato?  La parola di Dio per descrivere gli effetti devastanti che il peccato provoca nella vita delle persone, della Chiesa e della convivenza umana si serve di immagini. Il peccato è lebbra dell’anima, lontananza da Dio e dai fratelli, peso che schiaccia, azione mancata, vuoto, delusione, perdita dello scopo della vita, ingratitudine, ingiustizia, smarrimento. Appare evidente che il peccato intacca non solo le mie relazioni con il Signore e con i fratelli, ma ha ricadute drammatiche sulla mia stessa esistenza e su quella della società perché contribuisce a spegnere l’immagine di Dio che è la Vita, la Luce, l’Amore, il Bene perché pone su strade che sembrano più facili e più felici. In realtà, pone su una strada che conduce all’infelicità, alla solitudine e alla morte. Si può affermare che ogni peccato mortifica la dignità e la piena maturazione della persona. Allora togliere il peccato del mondo signifca far cambiare strada alla storia.

Oggi, in molte persone, è presente la convinzione che non sia più necessario, per togliere il peccato, ricorrere all’ Agnello di Dio, ma allo psicanalista, che rimuove le inibizioni e scioglie i complessi. È una funzione nobilissima, questa, ma il peccato è un’altra cosa. Il peccato riguarda il mio rapporto con Dio, che ha ricadute sulla vita personale e sociale, e noi sappiamo che per quella malattia dell’anima c’è un solo medico: Gesù Cristo morto sulla croce e risorto per la nostra liberazione.

Cristo possiede questo potere di salvare il mondo perché gode di una dignità incomparabile, molto superiore a quella di Giovanni, di cui egli ne è ben consapevole. Infatti, conclude la sua testimonianza dichiarando che Gesù è il Figlio di Dio. Poiché Gesù è il Figlio di Dio e vive dall’eternità in comunione di pari dignità con Dio, può togliere il peccato di tutto il mondo e donare per mezzo del sacramento del Battesimo, la partecipazione alla propria vita divina.

In ogni santa Messa si rende presente in mezzo a noi e per noi l’Agnello di Dio che Giovanni Battista indicò presente duemila anni fa. Egli viene in noi per trasformarci, perché è l’unico che toglie il peccato del mondo!”

*Vescovo Emerito di Carpi 


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