“no-maturità2020”: le tre proposte del comitato studentesco che dice no all’Esame di Stato

Scritto da il 16 Maggio 2020

Fra i tanti problemi del nostro Paese, vi è indubbiamente quello legato all’istruzione ed al Mondo della Scuola. Le comunicazioni contraddittorie e frammentarie della Ministra Azzolina hanno fatto montare il malcontento fra gli studenti. Un gruppo di essi ha contattato la nostra redazione, chiedendoci la possibilità di formulare la loro proposta per concludere l’anno scolastico in piena sicurezza anche per il vasto mondo dei “maturandi“. Già 45 mila, fra studenti, presidi e professori hanno sottoscritto questa linea che vi proponiamo qui di seguito:

“La pagina si chiama @nomaturita2k20  – commenta una delle attiviste- ed al momento conta più di 27 mila followers fra le varie piattaforme social. Ci occupiamo di fornire informazioni agli studenti italiani, critichiamo le scelte prese dal Ministero che non ci sembrano adeguate, raccogliamo testimonianze e facciamo proposte.

Crediamo che in un tale momento di difficoltà per il Paese sia necessario fare un’analisi sui motivi a favore e a sfavore dell’esame, così come hanno già fatto Stati come Gran Bretagna, Olanda, Svizzera, Danimarca, Canada, Svezia e Francia (che hanno annullato l’esame).
Le motivazioni a favore dell’esame sono – come dichiarato dalla Ministra Azzolina – l’importanza a livello formale/legale ed il ruolo chiave che la prova ha nella vita di ogni studente.
Le motivazioni a sfavore sembrano attualmente essere di più. Il contesto di emergenza si sta riflettendo sul piano psicologico sugli studenti, specialmente per i ragazzi che hanno subito lutti o che sono stati ricoverati a causa del virus. La didattica a distanza (dad) è un grande mezzo adatto, tuttavia, per una situazione emergenziale ma non certo per preparare un esame. Con la didattica a distanza si procede più lentamente e non si arriva, nella stessa maniera, a tutti gli studenti. La dad è stata resa obbligatoria solo dall’8 aprile quindi ci sono scuole che potenzialmente sono state ferme per più di 43 giorni. Il gap creatosi è incolmabile. Fermare i programmi didattici a metà maggio per preparare l’esame significherebbe arrivar meno preparati all’università o ad un futuro impiego. Annullare l’esame permetterebbe a insegnanti e studenti di continuare a fare lezione fino a metà giugno. L’esame orale è incompleto e penalizza chi ha difficoltà ad esprimersi, definirlo serio è un ossimoro. Inoltre, ora vogliono dichiarare il decreto il 21/05…è tardi. È troppo tardi annunciare come sarà la maturità a soli 2 settimane dall’esame.
Fare l’esame in presenza sarebbe molto costoso (sconveniente per la situazione economica in cui si trova l’Italia) e pericoloso. Il Comitato Tecnico-Scientifico può elaborare misure di sicurezza, ma non può ridurre a zero il rischio. Se un solo professore risultasse positivo al virus durante gli esami la scuola dovrebbe chiudere, l’esame dovrebbe essere bloccato e tutti i professori e studenti che hanno svolto l’esame sino a quel momento dovrebbero essere messi in quarantena.

Vale la pena di correre questo rischio per un esame così denaturato e ridotto a una formalità? L’alternativa sarebbe fare l’esame online (come già previsto, con un controsenso, per gli esami di terza media), ma non tutti i maturandi sono attualmente provvisti dei dispositivi necessari. In tutto questo caos gli studenti, ad un mese dalla data prevista per l’esame, non hanno certezze sullo svolgimento di tale prova.

L’alternativa è rappresentata dalla nostra proposta:
1) nessuna prova
2) valutazione sulla base della media degli ultimi tre anni (media moltiplicata per 10)
3) bonus di 0-10 punti attribuito dal consiglio docenti in base a impegno, miglioramenti, alternanza scuola-lavoro e atteggiamento dello studente.
Tale valutazione garantirebbe il mantenimento dell’aspetto meritocratico e escluderebbe qualsiasi tipo di rischio (oltre ad essere a costo zero).

La nostra proposta  , raccolta nella petizione che promuoviamo, al momento ha più di 45 mila firme tra studenti, insegnanti, presidi e genitori.
Non abbiamo la presunzione di chiedere che questa diventi la scelta definitiva, ma, in quanto cittadini di un Paese democratico, chiediamo di essere presi in considerazione dal Ministero dell’Istruzione e di avere un dialogo positivo e costruttivo con la Ministra Azzolina che conosce il nostro movimento, ma non ha mai risposto alle nostre domande.
Abbiamo provato più volte a contattarla (via email, instagram, twitter, whatsapp), ma l’unica risposta che abbiamo avuto è arrivata dalla segreteria del Ministero ed è stata la seguente:

“Cari ragazzi,
la Ministra riceve migliaia di mail al giorno e conosce bene la situazione del Paese. Le decisioni che stiamo assumendo sono nell’interesse esclusivo degli studenti e saranno rese pubbliche tra qualche giorno con l’emanazione di specifiche ordinanze sugli esami di Stato. Voi continuate a studiare e ad avere fiducia.
Grazie per il lavoro di ascolto che anche voi state facendo. Vi rende onore.
Segreteria Ministro Azzolina.

Basiamo le nostre proposte sui risultati di un sondaggio svolto su tutto il territorio italiano da alcuni ragazzi di Brescia. I dati sono stati raccolti attraverso più di 24 mila studenti di tutte le regioni italiane e di tutti i tipi di istituti scolastici. Il sondaggio non è stato creato da noi quindi i risultati non sono stati “compromessi” dall’opinione unilaterale dei nostri followers.
Dai dati emerge che il 76% degli studenti non vuole l’esame che l’82% di essi suggerisce di sostituire con la media del triennio in centesimi”.

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