Cinema – “It-Capitolo due” continua a fare paura: un film su memoria e coraggio che merita di essere visto

Scritto da il 9 Settembre 2019

It – Capitolo due non delude, nel film si toccano i temi della memoria e del coraggio che occorre per affrontare le proprie paure 

 

 

It-Capitolo due” del regista  Andrés Muschietti continua a far paura e non sembra voler deludere il proprio pubblico. Il secondo capitolo di “It” (2017) riporterà, dopo ventisette anni, tutti i protagonisti della storia a dover fare i conti con le proprie paure, a riscoprire tutto ciò che avevano voluto dimenticare.

Come spesso accade il tempo inverte i ruoli e i “perdenti“, nati dalla penna di Stephen King, che nel film reciterà anche un piccolo cameo, si sono ora trasformati in persone di successo, ricche e affascinanti: un architetto, uno showman da stand-up commedy, uno scrittore, un risk manager e una stilista che si trovano immersi nel proprio lavoro e in una vita ormai lontana da quella piccola cittadina che, nell’infanzia, era stata teatro di un’avventura tanto incredibile quanto carica di orrore; fino al momento in cui una telefonata si infrangerà come un fulmine a ciel sereno sulle loro vite.

Un richiamo arrivato direttamente da uno del gruppo, Mike Hanlon (Isaiah Mustafa), l’unico ad essere rimasto nella cittadina di Derry, che li inviterà a tener fede al giuramento fatto molti anni prima quando, in un patto di sangue, promisero che se It fosse tornato loro lo avrebbero affrontato di nuovo.

L’inizio e la fine del film sono in un certo senso agli antipodi: sin da subito capiamo come il male si nutra della malvagità, della violenza e della paura. Poi, passo dopo passo, è sempre più evidente come sia il coraggio ad autoalimentarsi dando la forza ai protagonisti di affrontare indicibili sfide, prove cariche di orrore, tensione e morte.

Il clima del film è quello di un incubo, anche i colori ricordano le tinte presenti nei sogni, così come le ambientazioni creano una sorta di inquietudine da Uncanny Valley. Singolare è poi vedere come ciò che i protagonisti provano sia qualcosa di fondamentalmente interiore, loro vedono il male, lo conoscono e quindi lo temono, ma tutto questo viene ignorato dalla “brava gente” di Derry che sembra non accorgersi di ciò che li circonda.

Questo film, vietato ai minori di 14 anni e della durata di quasi due ore e quaranta minuti, attrae un pubblico variegato, giovani e adulti affrontano lo schermo dove si susseguono flashback, effetti speciali e jumpscare capaci di far sobbalzare gli spettatori che pure sono consapevoli di ciò che li aspetta.

Tuttavia la pellicola ha come tema centrale la memoria e può, probabilmente, esser maggiormente apprezzata da chi, già adulto, possa capire cosa significhi ricordare la propria infanzia, empatizzando così con i protagonisti e magari ricordando ciò che un tempo faceva loro paura.

Per Nikolaj Berdjaev la memoria è “la forza più misteriosa che vi sia nell’uomo” essa, secondo il filosofo russo, possiede una “forza di risurrezione” che “vuole vincere la morte“, questo si vede bene in tutto il film dove l’oblio indotto come autodifesa viene passo dopo passo illuminato nella consapevolezza di come non si possa nascondere il proprio passato e che le paure, per essere sconfitte, vanno guardate dritte negli occhi e affrontate.

Nel film viene ricordato come “la memoria è una cosa strana, la gente vorrebbe essere quello che sceglie di ricordare” ma certe volte siamo “quello che vorremmo dimenticare“. L’allontanarsi da Derry infatti è per i protagonisti un modo per dimenticare: “Succede qualcosa quando si lascia la città, più ci si allontana più tutto si sfuoca“.

Eppure nel percorso per combattere il male, impersonificato dal terribile clown Pennywise, figura odiosa e brutale che rappresenta la massima apoteosi con la quale la malignità può manifestarsi, il ricordare sarà determinante  per permettere ai protagonisti di combattere il mostro.

Un ricordare che non è solo mentale, un ricordare che necessità di elementi fisici e infatti i protagonisti torneranno nei luoghi da cui erano fuggiti, utilizzeranno oggetti ricchi di significato per recuperare i propri ricordi.

Noi siamo i perdenti e lo saremo per sempre” viene detto alla conclusione del film. Ma i protagonisti sia da adulti che, soprattutto, da bambini, tutto sono fuorché degli “sfigati” o dei “perdenti”: essi infatti combattono con coraggio, hanno un proprio codice d’onore che li tiene uniti anche quando gli eventi sembrerebbero separarli, si soccorrono l’un l’altro e si vogliono bene in modo disinteressato.

Questo film ci ricorda come, anche quando ci sentiamo deboli,  possiamo diventare forti scegliendo di guardare in faccia le nostre paure, cercando metaforicamente di “uccidere questo clown di merda” che in fondo è presente nella vita di ognuno di noi.

 

 

 


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