Caffè Lungo: L’unica cosa che conta

Scritto da il 15 Luglio 2019

Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. Nel calcio questa frase è parecchio in voga in tanti ambienti, anche se non riesco a farmela piacere completamente. Sembra quasi che il successo sul campo valga molto di più di tutta una serie di valori senza i quali questo non sarebbe lo sport più amato del mondo. E credo sia una frase che non si abbini nemmeno troppo bene con la vita; a parte alcune eccezioni.

Calcio, vita e la frase di partenza di questo editoriale si incrociano in maniera netta nella storia di Sinisa Mihajlovic. L’allenatore del Bologna ha ammesso, in una conferenza stampa densa di un’umanità surreale, di essere malato; il nome di questa malattia suona come una sentenza solo a sentirla nominare: leucemia. Gli occhi lucidi di Sinisa, l’ammissione di quei giorni chiuso nella propria stanza a fare i conti con sé stesso, le lacrime, la voce rotta, l’impeto violento di un mostro che decide di impossessarsi di te.

Ma questo mostro non ha fatto i conti con l’uomo. Sinisa da giocatore era il classico cliente scomodo per gli avversari, da allenatore ha portato quel suo essere sanguigno negli schemi e nelle idee di gioco. Mihajlovic è uno che affronta la vita a testa alta, ruvida genuinità balcanica, uno che non si tira indietro quando è il momento di lottare, di combattere. Che sia per recuperare un pallone, per rimontare uno svantaggio, per affrontare un male tenebroso, Sinisa combatte.

Mentre diceva che la malattia è attaccabile, Mihajlovic ha iniziato a batterla. Sarà un cammino lungo, in salita, irto di ostacoli e difficoltà: ma il mister, l’ex giocatore, l’uomo arriveranno in vetta. Le mie sono parole che si accodano ai tanti messaggi arrivatigli, possono sembrare banali e scontate, ma ho deciso di scriverle, per sentirmi meno piccolo davanti a tutto ciò. Vincerai, mister, o forse hai già vinto. Anche in questo caso non è importante, ma l’unica cosa che conta.  Federico Bonati 


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