Caffè Lungo: Il tempo dato per scontato

Scritto da il 3 Ottobre 2019

Ho scoperto che ieri era la festa dei nonni; dicono sia la prima volta che si celebri in Italia, effettivamente non ne ho memoria. Questa festa, inventata o importata che sia, mi ha fatto pensare ai miei nonni. State tranquilli, non mi inerpicherò in una filippica da album di famiglia sui genitori dei miei genitori, ve lo risparmio. Però, pensando a loro, ho capito il valore del tempo che diamo per scontato.

Non ho potuto conoscere il mio nonno paterno poiché morì pochi mesi prima della mia nascita né posso dire di aver conosciuto profondamente il mio nonno materno. Le mie nonne, invece, le ho conosciute a fondo. La mia nonna paterna è quella che mi ha cresciuto, educato, viziato (era il mio “sponsor” per le prime sigarette, che mi pregava di fumare in casa perché le ricordavano il suo unico grande amore); quando se ne è andata, ho capito che quel meraviglioso tempo vissuto assieme, quell’infanzia più sua che mia, non sarebbero tornati.

La mia nonna materna l’ho sempre vista giovanile, per me ancora adesso lei non è anziana, anche se gli acciacchi iniziano a farsi sentire e pure parecchio. Mi è sempre piaciuto parlare con lei, mi piace darle una mano quando posso, mi piace poterle essere utile; mi permette di rallentare i miei ritmi, di ritrovare la calma, di assaporare un tempo che sento scorrere sempre più veloce. Anche con lei. Quando sono morti mio nonno materno e mia nonna paterna, non ho pianto subito. L’ho fatto quando ho capito che il tempo con loro, che davo per scontato, era finito.

Forse il vero compito dei nonni è quello di insegnarci il valore del tempo. Non il tempo in generale, a quello diamo il valore in base alle nostre vite; ma il tempo che diamo per scontato, di quello che “ma sì, ce ne sarà sempre un altro po’”, di quello lento e a volte un po’ noioso. Quando quel tempo ci manca, quando i nonni se ne vanno, ecco che iniziamo a comprendere che grande dono abbiamo avuto. E che, forse, non ci siamo nemmeno accorti di aver vissuto. Federico Bonati 


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