Caffè Lungo: Il giallo dello striscione

Scritto da il 24 Giugno 2019

Ok, ormai viviamo un periodo in cui esporre uno striscione su un balcone può creare problemi, sia all’espositore che allo striscione stesso, ma la rimozione degli striscioni di Amnesty International dedicati a Giulio Regeni no, quella proprio non riesco a comprenderla. Chi li ha rimossi può avere tutte le ragioni del mondo, ma non potrà certo aspettarsi che siano ragioni che verranno condivise. Quegli striscioni hanno il diritto e il dovere di stare dove stanno.

Non prendiamoci in giro, non c’è nulla di politico dietro la scritta nera su sfondo giallo “Verità per Giulio Regeni”: non è né una croce celtica né una falce con martello; non è nemmeno la bandiera della pace che, sì, negli anni passati aveva assunto un significato politico. Ma gli striscioni per Giulio Regeni hanno un solo scopo: mantenere viva una memoria che, altrimenti, scivolerebbe sempre più nelle lande desolate dell’oblio.

Togliere lo striscione “Verità per Giulio Regeni” sembra quasi accettare che le cose restino immutate, che un nostro connazionale sia stato torturato e ucciso in un paese straniero senza sapere ancora bene, a distanza di anni, chi siano mandanti ed esecutori. Un gioco di sotterfugi, di parole mezze dette e mezze taciute, di promesse non mantenute, di silenzi per pesano come macigni. Basterebbe sapere la verità su come è morto Giulio Regeni e quegli striscioni potrebbero andare in granaio a prendere polvere; ma, finchè ciò non accadrà, la ricerca della verità deve restare viva.

Non c’è nulla di male nel fare un passo indietro, nel dire “Scusate, ci siamo sbagliati” e nel rimettere quello striscione al suo legittimo posto. Perché Giulio e la sua famiglia meritano la verità. Sia ben chiaro, può succedere pure il contrario, che tutti gli striscioni gialli vengano tolti: ma sarà dura rimuovere la memoria e il desiderio di verità per Giulio Regeni che migliaia e migliaia di persone hanno. E avranno. Federico Bonati 


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